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9 Ottobre 2024 20:56

CARABINIERI NAS: OPERAZIONE “CENTRI DIURNI” A TARANTO

La meticolosa attività d’indagine del N.A.S. Carabinieri, ha permesso di individuare una truffa perpetrata nei confronti della ASL TAranto, mediante artifizi e raggiri che ha indotto l’Ente Pubblico ad effettuare il pagamento di euro 237.672,17 per delle prestazioni mai eseguite

di REDAZIONE CRONACHE

Nella mattinata odierna, i Carabinieri del N.A.S. di Taranto, guidati dal loro comandante L.te Emanuele Imperiale, hanno eseguito un’ordinanza del Gip dott. Benedetto Ruberto del Tribunale di Taranto, su richiesta del pm dr. Antonio Natale della Procura della Repubblica di Taranto, ha disposto l’applicazione una misura cautelare interdittiva, per mesi dodici, nei confronti del legale rappresentante della Cooperativa Sociale Nuova Luce a.r.l., società che gestiva delle strutture socio-sanitarie per conto della ASL di Taranto, ritenuta responsabile di truffa aggravata e continuata e tentata truffa.

La meticolosa attività d’indagine, che origina da una segnalazione della ASL di Taranto al N.A.S. Carabinieri, ha permesso di individuare una truffa perpetrata nei confronti della stessa ASL che, mediante artifizi e raggiri ha indotto l’Ente Pubblico ad elargire un ingiusto profitto, consistente nell’ottenere il pagamento di euro 237.672,17 relativo al pagamento di prestazioni “mai eseguite” per l’assistenza a favore di soggetti diversamente abili ed anche psicosensoriali. In tale modo, la ASL di Taranto, indotta in errore, provvedeva alla liquidazione della suddetta somma.

La Cooperativa Nuova Luce inoltre, nel prosieguo della sua attività imprenditoriale con la ASL di Taranto, ha messo in atto altro “tentativo di truffa” – sempre in danno del citato Ente – chiedendo il pagamento di euro 245.132,79 per altre analoghe prestazioni di fatto “mai effettuate”. Lo sviluppo dell’attività investigativa, svolta anche tramite accertamenti bancari e patrimoniali, ha consentito di individuare i conti correnti bancari dove sono stati versati gli emolumenti percepiti impropriamente sia dalla Cooperativa. che dal suo Presidente e legale rappresentante Rocco Monaco, originario di Mottola, residente a Taranto.

Rocco Monaco, presidente della Coop Nuova Luce

I Carabinieri del NAS hanno eseguito anche il decreto di sequestro di tutti i conti correnti bancari e postali, depositi al risparmio, dossier, titoli e cassette di sicurezza, nonché del denaro contante, dei beni mobili ed immobili, delle quote di società, delle aziende e di ogni altro bene suscettibile di valutazione finanziaria intestate alla Cooperativa Nuova Luce nonché all’indagato, ubicati in Taranto e Provincia, fino a concorrenza del complessivo valore di euro 237.672,17, inerenti alla liquidazione di prestazioni “mai eseguite”.

Questa cooperativa non è nuova alle vicende giudiziarie. Infatti nel 2016 al termine di un appalto del Comune di Taranto, alla cooperativa Nuova Luce, due dipendenti Tina Bianco e Tina Spalluto, esperte di assistenza domiciliare a persone con fragilità, ebbero il coraggio di denunciare una ingiustizia che a quanto pare è diffusa in quel settore. Tina Bianco aveva denunciato condizioni di violenza gravi all’interno della casa del suo assistito e temeva persino per la sua stessa incolumità fisica. Denunciò l’accaduto e lo segnalò alla cooperativa per cui prestava servizio e per tutta risposta il suo monte ore, nonché il suo stipendio, diminuirono. L’ altra dipendente, Tina Spalluto nvece, dovette vivere un doppio lutto: veder morire una persona che quotidianamente andava ad assistere in casa, e veder morire i suoi sogni di stabilità economica. Pagò infatti la “perdita di un cliente” per la sua azienda, con l’abbattimento di quasi 10 ore del suo monte ore e la drastica contrazione delle sue spettanze mensili. Parliamo di stipendi già indegni di questo nome. 300, 400 euro mensili, a fronte di un lavoro che consiste nell’entrare in contatto con persone fragili. Fragilità contro fragilità, che però una sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Taranto, lo scorso 4 febbraio, ha reso meno deboli. Il giudice ha infatti condannato la cooperativa Nuova Luce a pagare le differenze retributive alle due dipendenti che nel corso dell’appalto, durato dal 2013 al 2016, si erano viste cambiare unilateralmente l’orario di servizio previsto dal loro contratto.

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