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27 Luglio 2025 13:44

Aperta indagine per la tentata estorsione a Raoul Bova: “È stato ricattato”. Si indaga anche per ricettazione degli audio

Si indaga sul numero da cui è partito l'sms con il presunto ricatto, che risulterebbe intestato a un prestanome. Si fanno largo la pista del ricatto digitale e l'ipotesi della ricettazione: chi ha diffuso i contenuti privati, se consapevole della loro origine illecita, avrebbe commesso reato

Il presunto flirt tra la modella Martina Ceretti e l’attoreRaoul Bova ,  chiaramente ignoto a Rocío Muñoz Morales inizia diventare una vicenda giudiziaria. Dal gossip in spiaggia ai post e video sui socialnetwork, è un attgimo. Solòo che adesso la vicenda è sfociata in un fascicolo d’indagine della magistratura. Infatti qualcuno avrebbe cercato di ricattare da un numero anonimo l’attore romano, inviandogli un messaggio sul suo smartphone qualche giorno prima della diffusione illegittima degli audio privati tra i due amanti da parte del solito (s)pregiudicato Fabrizio Corona , il quale ancora una volta rischia di finire sotto processo.

Chi ha tentato di ricattare Raoul Bova? Chi ha violato la sua privacy e girato le conversazioni private a Fabrizio Corona (non ancora indagato), che in passato è bene ricordare è stato condannato per estorsione ?  La Procura di Roma ha aperto l’inchiesta ed affidato le indagini alla Polizia Postale coordinata dal pm Eliana Dolce: il fascicolo al momento è contro ignoti e il numero da cui è partito il tentato ricatto risulterebbe intestato a un prestanome. Ma inquirenti sono al lavoro lavorano però per scoprire chi lo abbia utilizzato usato davvero. Oltre al tentato ricatto digitale, la procura valutano anche l’ipotesi della ricettazione: chi ha diffuso quei contenuti, se consapevole della loro origine illecita, potrebbe aver commesso un reato. E quindi si può tranquillamente ipotizzare che a breve Fabrizio Corona finisca ancora una volta nel registro degli indagati.

Un ricatto vero proprio con un tentativo di estorsione al quale l’attore non ha mai ceduto: infatti quel messaggio anonimo non ha fatto seguito alcuna risposta e nessuna trattativa con l’ignoto mittente.
Il messaggio da un numero sconosciuto, poi gli audio finiscono in Rete: Raoul Bova e l’indagine per estorsione. Ma cosa dicevano i messaggi diventati virali?  Tra i messaggi anche frasi intime come: “Buongiorno, essere speciale dal sorriso meraviglioso, dagli occhi spaccanti e dai baci dolci”. Una fuga di notizie che ha avuto ripercussioni anche sulla sfera personale di Bova: Rocio Muñoz Morales, ormai ex-compagna di Bova, sarebbe venuta a conoscenza dell’intera vicenda solo tramite la stampa, restando – secondo il suo avvocato – “sconcertata“.

Lo scorso 21 luglio, quelle conversazioni private fra Bova e la Ceretti vengono divulgate nel podcast “Falsissimo” di Fabrizio Corona, che è bene ricordare non è iscritto all’ Ordine dei Giornalisti, arrivando sui computer e cellulari nei cellulari di ogni affamato di gossip. Ed il messaggio vocale di Raul Bova sugli “occhi spaccanti” della Ceretti diventano di dominio pubblico. E mentre prende piede la pista del ricatto digitale, la magistratura valuta anche l’ipotesi della ricettazione che andrebbe a colpire proprio Corona: chi ha diffuso quei contenuti di origine illecita, di fatto ha commesso un reato.

Classe 2001, romana di nascita e milanese d’adozione, Martina Ceretti sta facendo parlare di sé per il caso Raoul BovaRocio Munoz Morales. A soli 23 anni, la modella è già protagonista di un percorso che intreccia moda, studi accademici e un presente sempre più esposto alla curiosità del pubblico. Cresciuta nella capitale, ma è a Milano che ha trovato la sua nuova dimensione professionale, lavorando per l’agenzia Fashion Model Management. Alta, elegante, dallo sguardo profondo e riservato, la Ceretti ha saputo coltivare la propria immagine mantenendo, allo stesso tempo, una discrezione rara nel mondo dei social

Fabrizio Corona sostiene che sia stata la modella Martina Ceretti, a contattare prima Bova su Instagram successivamente lui “per diventare famosa“, ma la giovane modella nega con una storia pubblicata social: “Corona mi ha descritto come una ragazza che non sono. Non ho mai voluto che venisse pubblicato nulla. Mi dissocio“.  I due, secondo Corona, avrebbero cercato più volte di incontrarsi a Roma, senza successo, fino a un presunto appuntamento a Milano, all’Hotel Principe di Savoia, dove si sarebbe consumato quello che il gossip definisce “il tradimento” ai danni di Rocio Muñoz Morales.

Bova, per tramite il suo avvocato David Leggi, fa sapere:Raoul e Rocío sono separati di fatto da molto tempo e si alternano nell’accudimento e nella cura delle figlie. Siamo in attesa di indicazioni della signora per poter formalizzare, anche in tribunale, una realtà già nota e indiscutibile“. Sempre l’avvocato di Bova dice che “In ordine al materiale illecito diffuso sul web, riferito a presunte affermazioni e frequentazioni del mio assistito, sono in corso accertamenti da parte della magistratura penale, che sta valutando i reati ipotizzabili a carico delle varie persone coinvolte”. Il legale inoltre dichiarato che l’attore e Rocio Muñoz Morales sono separati da molto tempo” affermazione questa, però, che viene smentita dal legale di lei.

Rocío Muñoz Morales a sua volte affida la sua replica all’avvocato Antonio Conte , il legale che assiste Francesco Totti nel divorzio da Ilary Blasi, : “È falso che vi sia una separazione di fatto. La mia assistita ha appreso tutto dai media”. Non solo. . Un’inchiesta, quindi che costituisce una conferma che quel materiale audio esiste, ed è vero. 

Secondo il Garante della Privacy in un caso come quello che coinvolge Fabrizio Corona la sanzione corrisponderà o al 2-4 per cento del fatturato annuo, o a un ammontare fino a 10-20 milioni (mentre nel caso di privati, la sanzione è commisurata al fatturato dichiarato). Dall’altra, si può proporre all’ Autorità un provvedimento correttivo, obbligando l’interessato a cancellare il messaggio o l’immagine, modificare il contenuto e così via. “Chi subisce un illecito da privacy può rivolgersi al giudice penale – come ha fatto l’attore – o al Garante, che applicherà sanzioni amministrative. In quest’ultimo caso, chi subisce il danno presenta un reclamo e mostra il materiale condiviso. Vengono poi effettuate le opportune verifiche, sentite le parti in causa, viene dato il diritto all’accusato di difendersi e alla fine si decide per il lecito o l’illecito dei dati personali” spiega  Guido Scorza, membro del collegio del Garante per la protezione dei dati personali.

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