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14 Luglio 2025 18:27

Conferenza di Draghi con la stampa estera: “Parti più vicine ma per Putin cessate il fuoco non maturo. Italia chiesta come garante”

Le parole del premier dopo il via libera al decreto Ucraina. «Per Putin non mature le condizioni per un cessate il fuoco»

Per la pace si intravedono spiragli, ma è ancora prematuro parlarne. Una forza militare europea è il più importante passo verso l’unione politica, così saremo alleati per sempre. Le aziende europee potranno pagare il gas russo in euro. Infine la conferma dell’obiettivo Nato del 2% con scadenza al 2028 e la rassicurazione: “Con Conte non c’è disaccordo”. La Turchia sta svolgendo un ruolo molto importante nella crisi in Ucraina, previsto a breve un incontro a tre anche con la Francia.

Questi in sintesi i temi principali della conferenza alla stampa estera tenuta oggi dal presidente del Consiglio Mario Draghi, cominciata con il racconto della telefonata avuta ieri con il presidente russo Vladimir Putin.

La telefonata di Draghi con Putin

“Nella lunga telefonata di ieri, ho detto a Putin che volevo parlare di pace e gli chiesto se era possibile un cessate il fuoco. Al momento però non ci sono le condizioni. Il presidente russo mi ha detto che i tempi per un incontro con Zelensky non sono ancora maturi. Per Putin ci sono piccoli passi avanti nei negoziati. Ho notato un cambiamento di tono in lui, ma sono molto cauto nell’interpretare i segni. Restiamo con i piedi per terra”. Così il presidente del Consiglio Mario Draghi nella conferenza stampa presso la sede della stampa estera. “Le sanzioni funzionano, alla pace si arriva se l’Ucraina si difende, c’è desiderio di andare avanti presto nella trattativa. Ma è anche presto per superare lo scetticismo. Ho confermato la disponibilità dell’Italia che è stata accolta. E con Putin ci siamo lasciati con l’impegno di sentirci ancora“, ha continuato il premier. Che ha poi aggiunto: “L’Italia è richiesta come garante sia dall’Ucraina che dalla Russia, ma è presto per parlare dei contenuti, occorre aspettare l’esito dei negoziati“.

Il Gas verrà pagato in euro

Sollecitato sulla questione dei pagamenti in rubli del gas, Draghi ha risposto: “I contratti vigenti rimangono in vigore, le aziende europee continueranno a pagare il gas in euro o in dollari. Da quello che ho capito, la conversione in euro o in rubli spetta a Mosca, ovvero è un fatto interno alla Federazione russa. La sensazione che ho avuto io è che non sia affatto semplice cambiare la valuta di pagamento senza alterare i contratti”. Inoltre ha confermato che i Paesi del Sud Europa – in particolare Italia e Spagna – possono essere “hub per il gas oggi ma soprattutto un hub di idrogeno domani“. Infine, a una domanda diretta sul rischio di una interruzione delle forniture di gas, ha risposto secco: “Le esportazioni di gas dalla Russia non sono in pericolo“.

Incontro Italia-Francia-Turchia

“La Turchia sta svolgendo un ruolo importantissimo per favorire il negoziato tra Russia e Ucraina. I rapporti con la Turchia, non solo dal punto di vista commerciale, sono molto migliorati, presto avremo un incontro anche con la Francia”, ha poi detto il presidente del Consiglio Draghi.

Il ruolo di Onu e Osce

A una domanda sul ruolo “marginale” di Onu e Osce, Draghi ha confermato che “l’Osce è direttamente coinvolta nell’avvio di un negoziato, è un canale di collegamento molto importante. L’Onu è molto presente sul fronte umanitario. In Italia abbiamo 80mila profughi, in Germania oltre 300mila. Quanto più le conseguenze umanitarie si riverseranno nella guerra tanto più sarà importante l’Onu“.

La difesa comune europea

Sul tema dell’aumento della spesa militare europea, Draghi ha ribatito che la “costruzione di una difesa europea è il passo più importante verso una unione politica”. E ha aggiunto: “Bisogna fare un coordinamento e capire le voci di spesa sulla difesa comune europea, altrimenti è meglio non parlarne più”.

Aumento delle spese militari in Italia

Sullo scontro con il leader del M5S Conte a proposito dell’aumento delle spese militari in Italia, Draghi taglia corto: “Non c’è disaccordo nella maggioranza”, si rispetta l’impegno preso con la Nato “dell’aumento del 2% del Pil entro il 2028″. Un impegno preso nel 2014 e “ribadito da tutti i governi”. Conferma inoltre che “nel Def non è prevista alcuna indicazione specifica di spese militari“, così disinnescando e tacitando altre proteste sorte all’interno del M5S.

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