Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro della Giustizia Carlo Nordio, è stata iscritta dalla Procura di Roma nel registro degli indagati per il reato di false informazioni al pubblico ministero. La Bartolozzi era stata ascoltata dal Tribunale dei ministri, relativamente all’inchiesta sul caso Almasri, per un procedimento in cui il guardasigilli Nordio deve rispondere di omissione di atti di ufficio e favoreggiamento.
È indagata per il 371 bis del codice penale, cioè le false informazioni al pubblico ministero. Punisce chi “rende dichiarazioni false ovvero tace, in tutto o in parte, ciò che sa rispetto ai fatti sui quali viene sentito“. Alla Bartolozzi in realtà viene contestato un reato diverso a quello di cui sono accusati (peculato e favoreggiamento) il sottosegretario con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano e il ministro Matteo Piantedosi e Carlo Nordio (omissione di atti d’ufficio), per i quali il Tribunale dei ministri ha inviato alla Camera dei Deputati la richiesta di autorizzazione a procedere. Per la Bartolozzi Inquisita per condotte differenti dal punto di vista formale, i quindi non esiste lo “scudo” – cioè l’autorizzazione a procedere – concesso abitualmente ai coimputati di un reato ministeriale: la prassi vuole infatti che se il reato è lo stesso, il passaggio preliminare alla Camera vale per tutti, che siano protetti da immunità parlamentare oppure no.

Secondo la Procura di Roma, Bartolozzi avrebbe reso dichiarazioni “inattendibili” e “mendaci” quando riferì ai pm sulla gestione del dossier sul mandato d’arresto dell’Aja per Almasri, e delle comunicazioni al ministero tra il 19 gennaio, giorno dell’arresto del generale libico ed il 21, data del suo rimpatrio. Secondo la versione da lei resa al tribunale dei ministri, avrebbe informato Nordio dell’arresto di Almasri, con il quale ha detto di sentirsi al telefono “fino a quaranta volte al giorno”, nella tarda mattinata di domenica 19 gennaio.
Inoltre ha spiegato che dopo una riunione con i servizi segreti che si tenne quello stesso pomeriggio alle 14 con il direttore dell’Aise Giovanni Caravelli, il sottosegretario Alfredo Mantovano e altre persone, ritenne che della vicenda non dovesse farne cenno con nessuno. “Lo ritenni un segreto di stato”, ha dichiarato. Ecco perché gli avrebbe nascosto la bozza predisposta dall’ufficio tecnico sulla vicenda, da inviare alla corte d’Appello di Roma che ne aveva bisogno per la convalida dell’arresto. Questo documento il ministro Nordio infatti non lo avrebbe mai ricevuto. “Non l’ho ritenuto opportuno“, è stata la giustificazione della Bartolozzi che peraltro è anche lei un magistrato. Ma i pm non le credono. e scrivono. “È logicamente insostenibile che si sia arrogata il diritto di sottrarre al ministro un elemento tecnico da valutare e tenere in considerazione ai fini della decisione da assumere“. Appare evidente che si tratti in realtà di una “schermaglia” politica dei magistrati di piazzale Clodio, conseguenti alla imminente separazione delle carriere, osteggiata dall’ Associazione Nazionale Magistrati..
“Esprimo la mia piena e incondizionata solidarietà al mio capo di Gabinetto. La dottoressa Giusi Bartolozzi, infatti, ha sempre agito nella massima correttezza e lealtà, informandomi tempestivamente ed esaurientemente delle varie fasi della vicenda Almasri e di tutti gli aspetti ad essa relativi. Sulla base di questi ho fondato le mie valutazioni”, fa sapere con una nota il ministro Nordio.