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1 Maggio 2024 22:13
1 Maggio 2024 22:13

Blitz nell’ufficio intercettazioni della Procura di Roma, che vendeva i “segreti” dei pm

I Carabinieri del nucleo Investigativo di Roma, hanno anche perquisito oltre alle abitazioni, proprio i locali dove avvengono gli ascolti e si svolgono le procedure per le intercettazioni, all’interno della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio.

Iscritti nuovi indagati nell’inchiesta su Camilla Marianera, la praticante avvocato che otteneva informazioni riservate dall’Ufficio intercettazioni della procura di Roma e, insieme al fidanzato, Jacopo De Vivo, le rivendeva agli indagati. Oltre a quelli di cinque funzionari, altri nomi sono stati iscritti dai pm Francesco Cascini e Monica Guccione coordinati dall’ aggiunto Paolo Ielo, l’ipotesi su cui si indaga è sempre quella di corruzione.

Camila Marianera

I sospettati sono sia personale di polizia giudiziaria che dipendenti amministrativi, i quali lavorano tutti nell’ufficio dove vengono attribuiti i cosiddetti “Rit”, ossia i numeri identificativi del registro delle intercettazioni autorizzate, che comprende le singole captazioni per utenza telefonica o postazione ambientale o audio/video.

Nell’ufficio, in cui si cerca la “talpa” o probabilmente le “talpe”, viene gestita la documentazione amministrativa di supporto all’esecuzione delle intercettazioni, i pagamenti dell’attività svolta e intrattenuti rapporti con le società che materialmente le eseguono. I Carabinieri del nucleo Investigativo di Roma, hanno anche perquisito oltre alle abitazioni, proprio i locali dove avvengono gli ascolti e si svolgono le procedure per le intercettazioni, all’interno della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio.

Una situazione imbarazzante, ma necessaria, che rende le indagini sulla talpa ancora più complicate. Il dipendente non ha lasciato tracce, si intrecciano gli orari di ingresso nel sistema con le interrogazioni su Luca Giampà, l’indagato per droga al quale la Marianera aveva rivelato informazioni specifiche sulle indagini che lo riguardavano, con quanto è emerso dalle conversazioni della stessa aspirante avvocatessa sul suoi ingressi in Tribunale.

Nel frattempo sono stati scoperti ed accertati altri dettagli sul modo in cui l’indagata, finita in carcere nei giorni scorsi, si muoveva negli uffici e che proprio Giampà, anche mentre era ai domiciliari, ha contattato Jacopo De Vivo, suo amico, per avere altre informazioni. 

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