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29 Marzo 2024 08:59
29 Marzo 2024 08:59

“Toghe sporche”. Continua il rimpallo di versioni strumentali fra i magistrati di Trani

Nardi ha ammesso  al Gip di aver "sfruttato" D’Introno per nascondere una propria relazione extraconiugale "Per sfuggire all’attenzione di mia moglie quand’ero a Trani usavo questo D’Introno, dicevo “Vienimi a prendere”, mia moglie pensava che stessi con lui a farmi una passeggiata, invece poi insomma stavo in casa di questa mia collega"

ROMA – L’ex gip del Tribunale di Trani Michele Nardi , successivamente passato a fare il pm a Roma prima di essere sospeso dal Csm, il Consiglio Superiore della Magistratura, al contrario di Antonio Savasta, che non solo si è dimesso dalla magistratura ma ha collaborato con la Procura di Lecce nel corso delle indagini ammettendo le sue malefatte, ha aperto bocca una sola volta, in occasione dell’interrogatorio di garanzia relativo al suo arresto avvenuto il 17 gennaio scorso, con le accuse di “associazione a delinquere e corruzione in atti giudiziari ” .

Antonio Savasta e Michele Nardi

Dopodichè l’ex gip di Trani si è trincerato dietro un silenzio assordante, restando detenuto in carcere da sette mesi in quanto la Procura di Lecce non ha mai dato credibilità alle sue dichiarazioni. Nardi ha sostenuto da subito  di non aver ricevuto soldi o regali da Flavio D’Introno, l’imprenditore di Corato che ha denunciato di aver consegnato 2 milioni di euro al duo  NardiSavasta. Con sfacciataggine Nardi è arrivato a sostenere persino che era D’Introno a pretendere soldi da lui.

L’imprenditore Flavio D’Introno nei suoi racconti ai Carabinieri, coordinati dalla Procura di Lecce, ha riferito di essersi dovuto recare spesso a Roma per portare le somme di denaro in contanti a Nardi che nel frattempo era stato trasferito a Roma, dove faceva il sostituto procuratore della repubblica . Ma Nardi ha negato dicendo “Perché doveva venire a Roma a portarmi i soldi? Prendere l’aereo, quando il fine settimana io tornavo a Trani, veniva a casa e mi lasciava i soldi se mi doveva lascare i soldi, doveva venire fino a Roma a portarmeli, che senso ha una cosa del genere?” sostenendo che quei viaggi a Roma erano “una copertura”  creata ad hoc da D’Introno, che a suo dire “gestiva due o tre amichette contemporaneamente, allora doveva giustificare perché andava a Roma“.

Secondo l’accusa, Michele Nardi avrebbe preteso da D’Introno un sorta di tangente del 10% di tutto quello che pagava agli altri magistrati coinvolti nell’inchiesta. Ma Nardi per difendersi accusa Savasta: “È una cosa studiata ad arte per un motivo molto semplice: coinvolgermi in tutte le porcate che ha fatto con Savasta“.  e per difendersi dalle accuse di D’Introno di aver preteso 500 euro al giorno che gli sarebbero serviti per il suo “tenore di vita” costellato di viaggi e donne. “Le sembra un tenore di vita da 500 euro al giorno? Ho fatto la doppia cessione del quinto dello stipendio l’anno scorso quando mi sono separato da mia moglie e in banca ho 21 mila euro” si è difeso Nardi.

Nardi ha negato di essere intervenuto per aggiustare processi: “L’aiuto che io ho dato a D’Introno è stato questo, mi sono letto le sue carte, gli ho detto quello che pensavo della sua situazione processuale“. Ed accusato Antonio Savasta, l’ex pm con cui è accusato di aver creato la cricca delle inchieste truccate,  di aver fatto  il “doppiogiochista”, dichiarando  “Sì, purtroppo sì. Io quando ho letto queste intercettazioni sono rimasto scioccato, perché lui faceva l’amicone con me e faceva l’amicone con lui, diceva una casa a me e diceva una cosa a lui, è stato un doppiogiochista“. Nardi nel suo interrogatorio ha ammesso tre incontri a Roma, avvenuti a suo dire tutti in chiesa durante cerimonie mistiche, sostenendo che i rapporti si erano rotti per via della gestione dell’inchiesta Casillo (il re del grano, che venne arrestato e successivamente assolto, il quale ha dichiarato di aver dovuto pagare per poter uscire dal carcere.

L’unica volta che ci siamo incontrati per caso  è stato il giorno prima che ci hanno arrestati alla stazione perché tutt’e due abbiamo preso casualmente il treno” ha detto  Nardi riferendosi a Savasta. L’indomani mattina Nardi doveva recarsi a Firenze. Ma non è mai arrivato a destinazione.

Ma non sono sole le accuse di D’ Introno ad inchiodare Michele Nardi, in quanto gli vengono contestati i 200mila euro ottenuti dall’imprenditore Paolo Tarantini di Corato, per bloccare una falsa indagine fiscale. Secondo le accuse di D’Introno verbalizzate dalla Polizia Giudiziaria, la percentuale spettante al Nardi sarebbe stata consegnata alla sorella in una stazione di servizio. Circostanza questa che viene negata da Nardi: “Vi invito a chiamare questo Tarantini e a fare un riconoscimento, vedere se riconosce mia sorella, mia sorella non guida la macchina e quindi non so come sarebbe potuta arrivare alla Esso“.

L’ ex Gip di Trani Michele Nardi nel suo interrogatorio di garanzia ha raccontato di aver fatto la conoscenza dell’imprenditore coratino Flavio D’Introno che gli venne presentato l’avvocato Mimmo Tandoi, che ha rapporti di parentela con la famiglia, raccontando a verbale: “Divenni amico di Domenico D’Introno, che è il fratello di questo Flavio, un imprenditore con cui condividevamo questa passione per gli scacchi. Un giorno questo Domenico, forse era nel 2007, mi disse che suo fratello Flavio era stato arrestato, e una volta che ci eravamo visti per giocare a scacchi se ne venne con questo fratello Flavio, il quale era un uomo distrutto da un anno di custodia cautelare in carcere“.

Nardi ha ammesso  al Gip di aver “sfruttato” D’Introno per nascondere una propria relazione extraconiugale “Per sfuggire all’attenzione di mia moglie quand’ero a Trani usavo questo D’Introno, dicevo “Vienimi a prendere”, mia moglie pensava che stessi con lui a farmi una passeggiata, invece poi insomma stavo in casa di questa mia collega“. Sarebbe stato l’imprenditore  D’Introno (secondo Nardi n.d.r.) a chiedere denaro a lui, raccontando di un incontro avvenuto all’interno di un supermercato. “Sembrava in preda alla cocaina, urlava, gridava, diceva: “Sono nei guai perché io ho speso i soldi di mia moglie, mia moglie vuole i soldi indietro perché altrimenti il 20 agosto mia moglie deve essere sentita dai Carabinieri se non gli restituisco i soldi mia moglie chissà cosa…”, e di avergli detto  detto: “Scusa, da me che cosa vuoi?”. Secondo la versione data al Gip di Lecce, D’Introno gli avrebbe detto “No, ti prego: prestami 60 mila euro perché io devo tamponare mia moglie”. sostenendo che la situazione si sarebbe ripetuta il 18 agosto 2018, a Roma. Dice Nardi  “Sotto il portone trovo una macchina parcheggiata, dalla quale scende improvvisamente con la gamba ingessata il D’Introno e la macchina era guidata a un ceffo che stava avanti. (…) Come faceva a giustificare che era venuto il 18 agosto sotto casa mia? Perché era venuto che voleva i soldi da me, ecco perché io poi ho sporto una denuncia per estorsione a Perugia, che è tuttora pendente“.

Il punto centrale dei rapporti intercorsi tra D’Introno e Nardi verte sulla villa dell’ex gip a Trani, che l’imprenditore di Corato (Bari) sostiene di aver dovuto ristrutturare a proprie spese. Una circostanza che Nardi nega, riferendo di un accordo concordato con D’Introno per venderla  a 600mila euro dopo 10 anni di fitto che, però, non risulterebbero essere mai stati pagati, che di fatto  smentisce la versione dei fatti dell’ ex-Gip di Trani. “Stiamo parlando di una villa di pregio, quindi non un rudere – dice Nardi –  Era previsto che entrambi possedessimo questa villa per dieci anni, è una villa grandissima, quindi ci potevano benissimo stare due famiglie. (…) Mi ricordo che una volta mia moglie e mia suocera andarono alla villa e trovarono qualcosa come una cinquantina di persone sdraiate sul prato in bikini a prendere il sole. (…) Fino a quando, nell’agosto del 2012, tornati dalle vacanze io e mia moglie, andiamo alla villa e D’Introno aveva cambiato le serrature».

A quel punto dell’interrogatorio Nardi ha sostenuto di  essersi accordatocon D’Introno per cedergli in locazione la villa a 10.000 euro all’anno, soldi che andavano scalati dal prezzo di vendita convenuto, accordo questo, che come dicevamo,  non ha mai avuto seguito. Adesso su quel contratto sono in corso i dovuti accertamenti da parte della Procura di Lecce.

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