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13 Agosto 2025 05:01

Sventato assalto da 80 milioni di euro a caveau di istituto di vigilanza privata: arrestati 31 rapinatori

Le persone indagate provenienti da Cerignola avevano rubato circa venti autovetture, furgoni e camion destinati ad essere dati alle fiamme allo scopo di isolare l’area d’interesse ed impedire l’intervento delle Forze di Polizia L'operazione anticrimine è stata condotta contestualmente su tutti e tre questi obiettivi, impiegando oltre trecento uomini e mezzi speciali. L'operazione è stata realizzata anche grazie al coordinamento investigativo effettuato dalla Procura Nazionale Antimafia. ALL'INTERNO IL VIDEO DELL'OPERAZIONE E DELLA CONFERENZA STAMPA

Dopo oltre 5 mesi di indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Brescia, ieri pomeriggio con il coordinamento operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, i poliziotti della Squadra Mobile di Brescia, e dello S.C.O. il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, e con l’intervento dei Nocs– Nucleo Centrale Operativo di Sicurezza, insieme ai Carabinieri del R.O.S.-Raggruppamento Operativo Speciale, hanno arrestato un gruppo criminale di 31 persone accusate di essere rapinatori specializzati in assalti a furgoni blindati e caveau.

Il gruppo criminale in gran parte proveniente da Cerignola (Foggia) stava per compiere una rapina a mano armata progettata al caveau di un istituto di vigilanza privata con sede in Calcinato (in provincia di Brescia) . Gli arrestati, che si erano radunati ed erano pronti ad entrare in azione nella tarda serata, sono accusati di aver pianificato da tempo l’assalto al caveau, ignari di essere sottoposti ad indagini condotte, dalla Squadra Mobile di Brescia, dallo S.C.O. e dal R.O.S. con attività tecniche d’intercettazione.

Le indagini durate cinque mesi hanno visto il dispiegamento nella fase conclusiva di un dispositivo di forze dell’ordine composto da personale della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri i cui componenti hanno operato in sinergia e stretto raccordo operativo.  All’operazione che ha permesso di arrestare il gruppo di presunti rapinatori, hanno preso parte anche le Squadre Mobili di Foggia, Milano, Venezia, Padova, Monza, Bergamo, Reggio Emilia, Verona, Piacenza, Parma, Cremona ei militari del Comando Provinciale Carabinieri di Brescia.

L’operazione anticrimine è stata condotta contestualmente su tutti e tre questi obiettivi, impiegando oltre trecento uomini e mezzi speciali. L’operazione è stata realizzata anche grazie al coordinamento investigativo effettuato dalla Procura Nazionale Antimafia.

Il gruppo criminale composto da rapinatori con precedenti penali, alcuni ritenuti collegati a clan del foggiano altri a delle cosche di ‘ndrangheta, avevano rubato nei mesi precedenti circa venti autovetture, furgoni e camion destinati ad essere dati alle fiamme allo scopo di isolare l’area d’interesse ed impedire l’intervento delle Forze di Polizia; nella loro disponibilità anche una ruspa che sarebbe servita per sfondare la parete blindata del caveau, che custodisce gli incassi raccolti dagli esercizi commerciali della zona.

I rapinatori erano pronti ad agire muovendo contemporaneamente da luoghi diversi, comunicando con telefoni dedicati ed apparati radio. Un primo gruppo era pronto a muoversi da un capannone industriale ubicato a Cazzago S. Martino (dove erano stati nascosti i mezzi preventivamente rubati) mentre altri due gruppi erano pronti a partire da due “covi” situati a Gardone Val Trompia e a Ospitaletto. Sono stati inoltre sequestrati 4 Kalashnikov, 1 fucile a pompa, una mitraglietta UZI, una pistola (con svariate munizioni), 21 bottiglie Molotov e chiodi a quattro punte.

Arrestate anche due guardie giurate “infedeli”, dipendenti dell’istituto di vigilanza obiettivo della rapina, accusati di aver svolto il ruolo di “basisti”, riferendo ai complici che – al momento del colpo – potevano trovare nel caveau una somma in contanti di circa 80 milioni di euro. Gli investigatori monitoravano i movimenti degli arrestati dallo scorso ottobre, seguendo tutte le fasi della pianificazione del colpo, tra cui i sopralluoghi e i viaggi dalla Puglia verso il bresciano dei vari componenti del gruppo criminale; attraverso le intercettazioni telefoniche ed ambientali, si è potuta monitorare la cura maniacale degli aspetti logistici, tra cui il procacciamento degli alloggi per i sodali in trasferta presso strutture ricettive che omettevano la comunicazione dei dati dei clienti, per evitare i consueti controlli della Questura.

“Ci troviamo davanti a una criminalità organizzata a trazione pugliese e calabrese, insieme” ha spiegato il sostituto procuratore Paolo Savio, titolare dell’inchiesta. “Pensiamo di aver disarticolato quasi totalmente una delle principali struttura di Cerignola specializzata in assalti a portavalori e rapine di questo genere. Riteniamo si siano appoggiati a un gruppo di ’ndranghetisti sul territorio bresciano e a uomini che si sono messi a disposizione come basisti”.

I reati contestati sono l’associazione a delinquere finalizzata a commettere il reato di rapina, il tentativo di rapina pluriaggravata, la detenzione di armi da guerra, la ricettazione dei mezzi rubati, con l’aggravante del metodo mafioso sia per il metodo utilizzato sia per aver agevolato cosche mafiose.

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