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19 Aprile 2024 17:48
19 Aprile 2024 17:48

Sette anni dopo la Puglia torna in serie A : grazie Lecce !

Un vero capolavoro del presidente Sticchi Damiani e del tecnico romano Liverani. In due anni dalla Lega pro alla serie A

ROMA – Lo Stadio del Mare di Lecce ed il suo popolo di  30.000 spettatori hanno cantato e gridato ieri la felicità di tutto il Salento. Una squadra di calcio che diventa un simbolo territoriale attraendo le famiglie al completo per non perdere per un appuntamento con la storia.  Un doppio salto indietro per la retrocessione in serie B sul campo del Lecce nel 2012 e dopo la retrocessione in Lega Pro a causa del derby “truccato” contro il Bari.

Oltre 111 anni di storia calcistica del club giallorosso che aveva coronato per la prima volta il sogno di giocare della massima seria nella stagione calcistica 1984/85 quando conquistò la sua prima promozione in serie A. Da quel momento fino al 2012, la squadra ha militato sempre fra la massima serie e la serie B, vedendo giocare con la maglia giallorossa dei campioni come Vucinic, Bojinov, Miccoli, Cuadrado, Giacomazzi, Chevanton.

Ieri con una sorta di compensazione il destino ha tracciato un percorso inverso, questa volta verso la felicità, il club salentino ha potuto festeggiare la sua seconda promozione consecutiva. Mister Fabio Liverani ha ripercorso il passato del Lecce con  Ventura in panchina, l’allenatore che, dal 1995 al 1997, era riuscito nell’impresa di conquistare due promozioni di fila alla guida dei giallorossi . Prima di Liverani, avevano messo il loro marchio promozione, nell’ordine, Eugenio Fascetti, Carlo Mazzone, Bruno Bolchi, Gianpiero Ventura, Sonetti, Delio Rossi, Papadopulo e De Canio.

Nove vittorie ininterrotte nelle gare interne sino alla chiusura di un campionato incredibile .   Una società giovane , creata nel 2015 dall’attuale presidente Saverio Sticchi Damiani  noto avvocato amministrativista, esperto in diritto sportivo e docente universitario a soli 44 anni compiuti proprio ieri. Un lavoro straordinario quello svolto dal numero uno della società, che ha saputo conquistare anche il sostegno del finanziere svizzero Renè De Picciotto, trasferitosi da alcuni anni in Puglia ,  attualmente maggior azionista della società (il 30 per cento), e pronto da investire ancora nel Lecce.

il direttore sportivo Mauro Meluso

Sticchi Damiani e soci dopo aver rilevato la società giallorossa dalla famiglia Tesoro, hanno avviato un progetto  serio assegnando al mister Liverani e al direttore sportivo Mauro Meluso, che hanno da poco entrambi rinnovato i rispettivi contratti sino al 2022. Una struttura societaria che mira a consolidarsi nel calcio che conta, con degli  obiettivi, ambiziosi ed importanti, a partire dal restyling e la concessione  con un accordo trentennale dello Stadio del Mare da definire al più presto con il Comune di Lecce.

l’allenatore “artefice” della doppia promozione: Fabio Liverani

Il capolavoro compiuto dal tecnico romano si è basato sul gioco imposto dal Lecce  nella stagione più difficile, che vedeva la squadra iniziare il campionato come  una neo-matricola in Serie B. Liverani dopo aver azzerato la struttura di base sulla quale era stata costruita la precedente stagione vittoriosa in Lega Pro, ha saputo ridisegnare ed organizzare in fretta un nuovo gruppo, esaltando la vocazione offensiva di una squadra, che ha dimostrato una continuità di rendimento (mai due sconfitte di seguito) ed una costante crescita del proprio gioco, che ha consentito al Lecce  di diventare una vera e proprio macchina da gol, seconda soltanto al Brescia.

Fabio Liverani, ha così commentato il successo sullo Spezia che ha sancito la promozione matematica del Lecce in Serie A: “Le prestazioni di livello che abbiamo fatto mi facevano stare tranquillo: c’è stato un percorso di grande qualità e di crescita. Dopo Padova non ho avuto paura: dipendeva da noi e avevo grande serenità e fiducia nei ragazzi. I nove punti consecutivi in casa hanno dato un bel colpo al campionato e abbiamo capito di potercela fare. Vincere queste partite da allenatore è più complicato che giocarle”.

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