Sequestrati a Salvatore Cuffaro dai Carabinieri del Ros 80 mila euro in contanti nel giorno in cui sono state fatte le perquisizioni la scorsa settimana. Nella cassaforte della sua a casa a Palermo sono stati rinvenuti dai militari circa 40 mila euro . L’altra metà nella tenuta di San Michele di Ganzaria nel Catanese. L’ex presidente della Regione Sicilia, sul quale pende una richiesta di arresto per “associazione a delinquere“, “turbativa d’asta” e “corruzione“, nell’ambito di un’inchiesta della Procura su appalti pilotati, verrà interrogato venerdì dal Gip.
Agli atti dell’inchiesta che è entrata in una fase cruciale ci sono pure due verbali di sequestro: ieri, sono iniziati gli interrogatori davanti alla Gip Carmen Salustro; Vito Fazzino, uno dei componenti della commissione aggiudicatrice di una gara dell’Asp di Siracusa, “ha chiarito il contenuto di alcune intercettazioni” riferisce il suo legale, l’avvocato Alessandro Cotzia, e i pubblici ministeri hanno ritirato la richiesta di arresto.

Negano invwece le contestazioni a loro carico Mauro Marchese e Marco Dammone, i due rappresentanti della Dussmann che sono stati intercettati dal Ros a casa di Cuffaro. Marchese veniva registrato mentre diceva all’ex governatore: “Noi, quello che possiamo fare in pratica sul territorio… occupazionalmente dà riscontri … se ci fosse un’opportunità di questo genere”. Si tratta di una proposta più che eloquente e chiara: “In cambio dell’aggiudicazione di una gara d’appalto – scrivono i Carabinieri del Ros nel loro rapporto alla procura – prometteva posti di lavoro, offerta alla quale – come emerso in altre vicende – Cuffaro risultava particolarmente interessato». Marchese puntava a un appalto dell’Asp di Siracusa per i servizi di “ausiliariato, supporto e reception”, per questo motivo si recava spesso a casa di Cuffaro, in via Scaduto, a Palermo. La prima volta disse che un suo collaboratore, “Marco Dammone, mi ha procurato l’appuntamento attraverso il compagno di tua figlia“, ovvero Marco Zambuto.
Si strinse subito una grande intesa fra Cuffaro e Marchese, i colloqui avevano sempre il tono di una conversazione riservata: il telefonino in un’altra stanza, le parole sussurrate. Cuffaro sembrava aver sposato la causa della Dussmann: “Io mi sto muovendo con insistenza anche su Siracusa… per voi”, diceva a Marco Dammone, pure per lui, come per Marchese e per Cuffaro, c’è una richiesta di arresto. Cuffaro aggiungeva: «Vedrò Caltagirone (il direttore generale dell’Asp di Siracusa – ndr) stringendolo più pesantemente». Poi, guardava avanti, all’espansione della Dussmann nelle aziende sanitarie controllate dalla Dc: “Poi con calma ragioniamo su due strutture dove noi abbiamo la golden share – aggiungeva Cuffaro – Villa Sofia ed Enna”. Marchese e Dammone come prevedano negano profili illeciti in quelle conversazioni:





