Sei persone sono state arrestate questa mattina su richiesta del pm della Dda Fabio Buquicchio, accusati, a vario titolo, per scambio elettorale politico mafioso, estorsione e detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo, accusati di un presunto accordo stipulato tra esponenti di spicco del clan Parisi , ed “attori della politica locale” come riporta una nota della Guardia di Finanza, candidati nel 2020 alle elezioni comunali di Modugno. Il sindaco Nicola Bonasia è indagato a piede libero, mentre è stato arrestato il suo assessore Antonio Lopez, delegato alle Attività produttive di Modugno e commissario provinciale della Democrazia Cristiana per Bari, candidato al Consiglio regionale pugliese nella lista di Forza Italia. Gli altri arrestati sono Luca Di Bari, Giuseppe Fattorusso, Felice Giuliani e Valerio Giuliani.
Secondo quanto ricostruito dal GICO di Bari della Guardia di Finanza , affiancati dai colleghi dello SCICO di Roma, che ha svolto le indagini coordinate della Dda della Procura di Bari, ci sarebbero anche “diversi episodi estorsivi perpetrati da un imprenditore del foggiano, ai danni di imprenditori agricoli, sfruttando la caratura criminale di uno dei medesimi esponenti del clan” oltre all’accordo tra clan mafiosi e politica.

Le indagini degli investigatori si sono concentrati inevitabilmente con maggiore attenzione sulle connessioni tra mafia e politica . Infatti gli accertamenti effetuati avrebbero consentito di dimostrare, in primis, come il candidato al Consiglio comunale di Modugno nel 2020 abbia “acquistato” dei voti di preferenza da esponenti dei Parisi in cambio di denaro e della promessa di soddisfare le esigenze del gruppo mafioso e fatto da tramite, in occasione del ballottaggio, per procacciare voti per il sindaco Bonasia, “in cambio della promessa, poi mantenuta, di garantire l’assunzione ad un affiliato, il quale si è personalmente impegnato a procurare le preferenze”.
Nel contesto di questo accordo, in cinque tra i quali il consigliere comunale Lopez si sarebbero incontrati in casa di uno dei capi del clan, per stringere un patto relativo alle elezioni europee del 2024. In questo caso, l’intesa consisteva nel reperire voti in cambio di denaro per il clan, “a beneficio di un candidato risultato ignaro dell’intesa ed estraneo ai fatti”.
Gli investigatori hanno poi accertato come un imprenditore del foggiano, operante principalmente nel settore della commercializzazione di prodotti per l’agricoltura, sfruttando le conoscenze con i vertici del clan Parisi, “avrebbe recuperato o tentato di recuperare dalle proprie vittime, tutti imprenditori agricoli, alcuni crediti derivanti dalla sua attività commerciale“, minacciandoli di «tagliare» il loro raccolto se non avessero onorato i debiti contratti e garantendo, successivamente, il 50% del riscosso al clan mafioso.

In una nota il segretario regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis, vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, ha dichiarato ” Abbiamo grande rispetto delle indagini in corso e non tiriamo mai sentenze prima del tempo. Ma certo qui, in Forza Italia, non potrà mai esserci spazio per chi compra i voti o ha anche solo vagamente a che fare con la mafia” e prosegue “Sulla vicenda dell’arresto del candidato della circoscrizione di Bari, Antonio Lopez, preciso che la segreteria regionale del nostro partito compie, nella redazione delle liste, un controllo formale. Da tale verifica, nulla di opaco era desumibile a suo carico, avendo il certificato penale pulito. Le considerazioni politiche sul suo ingresso nel partito e, dunque, nella lista provengono da valutazioni locali che hanno traghettato il passaggio dell’assessore comunale dalla Dc a FI. Se le accuse saranno confermate, non c’è altro da fare che prendere nettamente le distanze: sulla lotta alla mafia bisogna essere in prima linea sempre, senza se e senza ma”.

Resta da chiedersi come mai questa indagine che riguarda fatti avvenuti nel 2020, venga portata alla luce solo dopo 5 anni, e nel corso della campagna elettorale per le elezioni regionali, creando discredito sul partito di Forza Italia, “protagonista” della riforma elettorale sulla giustizia osteggiata dai magistrati ed in particolare a Bari dal procuratore Roberto Rossi. Ma state pur certi che nessuno spiegherà queste coincidenze… in Procura sono troppo impegnati a presentare esposti (puntualmente archiviati) nei confronti dei giornalisti non allineati alla magistratura sinistrorsa.






