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19 Marzo 2024 07:46
19 Marzo 2024 07:46

Savasta ottiene i domiciliari: adesso in molti tremano per le sue confessioni

Il gip Giovanni Gallo  non ha mai ritenuto di alleggerire la posizione processuale di Michele Nardi e tantomeno di revocare o trasformare la sua misura cautelare,  in quanto l’atteggiamento di Nardi (al contrario di Savasta ) non è mai stato collaborativo, arrivando persino a contestare dei presunti errori a sua discolpa commessi nella ricostruzione dei fatti e presunte lacune nell’ordinanza.
ROMA – L’ormai ex pm Antonio Savasta arrestato lo scorso 14 gennaio insieme con il collega Michele Nardi , ultimamente pm in Procura a Roma, per corruzione in atti giudiziari,  lascia il carcere dopo oltre due mesi  ottenendo i domiciliari nella sua abitazione di Barletta, mentre è partita  la verifica della Procura di Lecce per accertare l’eventuale coinvolgimento di altri magistrati. Grazie alle confessioni di Savasta sul “caso Trani” e l’ammissione sulle  “mazzette” richieste e ricevute per aggiustare i processi, per molte altre persone è l’inizio di un vero e proprio incubo.
Nei tre interrogatori resi alla pm leccese Roberta Licci , Savasta si è deciso a fare nomi e cognomi e sopratutto raccontato fatti. Ha parzialmente ammesso le sue responsabilità, assistito dagli avvocati Massimo Manfreda e Guido Calvi, e dopodichè ha inviato al Consiglio Superiore della Magistratura  la richiesta delle proprie dimissioni della magistratura. Proprio in virtù di questi due elementi, cioè le sue dimissioni dalla magistratura e la collaborazione con l’indagine, hanno indotto il gip Giovanni Gallo  che lo scorso gennaio l’aveva mandato in carcere con l’accusa di associazione per delinquere, corruzione e falso, a concedergli gli arresti domiciliari senza la possibilità di entrare in contatto con alcuna persona esterna al nucleo familiare, quindi senza poter telefonare né avere contatti via web, per  tutelare le esigenze cautelari.
Le sue dichiarazioni ai magistrati salentini  consentono adesso ai Carabinieri di proseguire le proprie indagini ed allargarle a fronte alle sue numerose dichiarazioni  che coinvolgono anche altri rappresentanti  della magistratura, i cui nomi peraltro erano già stati fatti dall’ imprenditore di Corato (Bari)  Flavio D’Introno, la  prima vera “gola profonda” dell’inchiesta sul “sistema Trani”. D’Introno ha verbalizzato di avere pagato tangenti per circa 2 milioni di euro a Nardi e Savasta ed altrettanto,  secondo le dichiarazioni rese , avrebbero fatto altri imprenditori della zona, che sarebbero stati “agevolati” dai magistrati dietro compenso  a ottenere risultati di favore in indagini e processi di cui erano indagati o imputati.
La conferma alle dichiarazioni di D’Introno è venuta dall’imprenditore del grano Francesco Casillo, il quale ha confessato di pagato una mazzetta a Savasta per essere scarcerato. Una vicenda che  ormai non è perseguibile in quanto completamente prescritta, ma ve ne sono sono altre più recenti che potrebbero riservare importanti sviluppi, in quanto lo stesso Savasta ha reso testimonianze decisive e deposizioni anche su altre questioni delle quali non è stato direttamente parte attiva, di cui era a conoscenza proprio in virtù del suo ruolo di primo piano nel gruppo di magistrati infedeli che avrebbe aggiustato i processi.
Anche le dichiarazioni di Savasta rese su Michele Nardi, con il quale inizialmente aveva un rapporto molto “stretto” e successivamente una serie di frizioni e tensioni, per poi ritornare nuovamente a collaborare nei mesi in cui si avevano che l’inchiesta avviata dalla Procura di Lecce era pericolosa per loro e di fatto e ormai inarrestabile. Michele Nardi si trova attualmente ristretto nel carcere di Taranto, dopo delle “soste”  nelle case circondariali di Lecce e di Matera,  ha scritto molte lettere al gip Gallo , contestato dei presunti errori a sua discolpa commessi nella ricostruzione dei fatti e presunte lacune nell’ordinanza. Senza produrre alcun risultato.
Infatti  il gip Giovanni Gallo  non ha mai ritenuto di alleggerire la posizione processuale di Nardi e tantomeno di revocare o trasformare misura cautelare,  in quanto l’atteggiamento di Michele Nardi (al contrario di Savasta ) non è mai stato collaborativo. Al momento i suoi difensori Domenico Mariani e Carlo Di Casola, sono in attesa che il Tribunale del Riesame depositi le motivazioni dell’ordinanza che ha rigettato la richiesta di scarcerazione, per ricorrere dinnanzi alla Cassazione.
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