di Goffredo Buccini*
C’è uno strappo nella bandiera della libera informazione issata da Sigfrido Ranucci e dai molti sostenitori del suo giornalismo d’inchiesta. Niente equivoci: in taluni frangenti non si può che stare con il conduttore di Report. È doveroso, di fronte all’intimidazione criminale da lui subita sotto casa a Pomezia. E lo è anche davanti alle reiterate aggressioni giudiziarie d’una politica immemore dell’astuto monito di Andreotti (una smentita è una notizia data due volte). La solidarietà è dunque in premessa.
E, tuttavia, resta quello strappo, difficile da rammendare perché svela l’anima di un essere umano con un nome e un cognome: Federica Corsini. Intervistata dalla nostra Antonella Baccaro, la moglie di Gennaro Sangiuliano, anche lei collega Rai, ha ricordato di essere finita nel tritacarne per una conversazione col marito, un audio registrato a sua insaputa e pubblicato da Report nel quale l’allora ministro della Cultura confermava la relazione con Maria Rosaria Boccia.

“Veder diffusa la mia voce, le mie reazioni e il mio privatissimo stato emotivo è umiliante”, ha spiegato, aggiungendo di aver domandato invano non di omettere la notizia (“da giornalista non l’avrei mai chiesto”) ma solo l’audio. Da quel viva voce è rimasta una ferita viva, che ora è tornata a zampillare polemica politica per la multa comminata dal Garante della privacy a Report: una baruffa forse inutile, come tutte quelle in cui ciascuna fazione resta sulla propria sponda.
Chi invece potrebbe ben contribuire a una più decente convivenza civile è proprio Ranucci. La privacy è materia in cui quasi nessun giornalista può impartire lezioni, potendogli sempre accadere, persino in buonafede, di ledere dignità e immagine altrui. La galleria è infinita. Ma proprio un giornalista coraggioso e ascoltato come il conduttore di Report avrebbe la forza di ammettere uno sbaglio, aiutandoci così a fare un passo verso la tutela delle persone terze in quella giostra convulsa che può diventare la cronaca. Ne usciremmo tutti più credibili, lui e noi.
opinione tratta dal Corriere della Sera*






