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25 Aprile 2024 23:05
25 Aprile 2024 23:05

Quattro indagati per falsa testimonianza nel processo a Bari all’ex inviato Mingo per i servizi pilotati per “Striscia la notizia”

I quattro indagati (fra i quali il giornalista della GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, Nicola Pepe) avrebbero reso false dichiarazioni deponendo come testimoni nel processo a carico dell'ex inviato Mingo (Domenico De Pasquale) e della moglie Corinna Martino.

La Procura di Bari ha chiuso le indagini con l’accusa di falsa testimonianza sul giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Nicola Pepe e su altre tre persone: Maria Sara De Marco, 41 anni, Lorenzo Gentile, 42 anni, e Marco Mastropirro.  I quattro, secondo l’accusa, avrebbero reso false dichiarazioni deponendo come testimoni nel processo a carico di Domenico De Pasquale (più noto con i nome artistico di  Mingo) e di sua moglie Corinna Martino rappresentante legale della Mec Produzioni srl in relazione a dei presunti servizi televisivi “taroccati” (cioè inventati a tavolino) andati in onda negli anni scorsi nel programma Striscia la Notizia di Antonio Ricci, su Canale5, per i quali Mingo e la moglie si sarebbero fatti rimborsare costi non dovuti per figuranti e attori. Il processo di primo grado si è concluso con la condanna emessa il 14 dicembre 2020 dalla giudice Rosa Calìa Di Pinto, di Mingo e della moglie Corinna alla pena di un anno e due mesi per i reati di “diffamazione“, “falso” e “truffa” .

Corinna Martino ed il marito “Mingo” Domenico De Pasquale 

La Procura al termine del processo di primo grado decise di valutare ed approfindire la posizione di altro quattro persone, Nicola Pepe giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, Lorenzo Gentile, Marco Mastropirro e Maria Sara De Marco collaboratori della società Mec che avrebbero aiutato i coniugi De Pasquale ad allestire i servizi, per verificare se abbiano dichiarato il falso durante le testimonianze fatte nel processo. Indagini che hanno portato alla loro iscrizione nel registro degli indagati.

Nell’avviso di conclusione delle indagini si legge chePepe nell’udienza del 20 gennaio del 2020″ avrebbe reso “false dichiarazioni” in quanto riferiva “modalità di prestazione quale figurante da remoto non reali, né previste dal contratto tra Rti Mediaset e la Mec“. Inoltre il giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno nel corso della sua deposizione testimoniale avrebbe dichiarato il falso affermando “di aver svolto la propria opera di gancio e figurante in altre località fuori dal comune di residenza” a Lecce, Matera e Mesagne, tra l’ottobre del 2014 ed il marzo del 2015 “nonostante le celle del proprio cellulare attestassero” che in gran parte dei casi in realtà si trovava nel centro di Bari.

Lorenzo Gentile a sua volta nell’udienza del 7 ottobre del 2019 avrebbe reso le proprie “false dichiarazioni” in particolare secondo l’impianto accusatorio della Procura di Bari ha riferito “falsamente” di aver partecipato con Pepe ad attività di figurante con microcamere” tra Barletta, Foggia e Mesagne, “quando invece Pepe si trovava a Bari”. Gli altri due indagati avrebbero reso false dichiarazioni, a loro volta De Marco durante l’udienza del 4 novembre del 2019, e Mastropirro nell’udienza del 7 ottobre del 2019 .

Le notizie “coperte” dalla Gazzetta del Mezzogiorno

Inutile cercare la notizia sulla Gazzetta del Mezzogiorno che quando si tratta del proprio co-editore Antonio Albanese o di qualche suo giornalista come Nicola Pepe, preferisce auto-censurarsi e non informare i propri lettori, così come non venne data la notizia che la Procura di Bari lo scorso marzo aveva chiuso le indagini a carico del giornalista Nicola Pepe, per un altro procedimento, con l’accusa di “favoreggiamento personale” nei cui confronti è più che concreta la conseguente richiesta di rinvio a giudizio. 

Pepe rispondeva delle accuse di aver rivelato a Michele Emiliano presidente della Regione Puglia, il quale all’epoca dei fatti era indagato per finanziamento illecito ed abuso d’ufficio in relazione alla campagna elettorale per le primarie del Pd, della imminente perquisizione sia domiciliare che presso gli uffici della presidenza regionale, con sequestro ed acquisizione di documenti, da parte della Guardia di Finanza di Bari. Ecco spiegato perchè poi i giornali non si vendono in edicola e si fallisce….

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