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24 Aprile 2024 01:44
24 Aprile 2024 01:44

Processo Palamara-Fava : non sono loro le “gole profonde” del Fatto Quotidiano e La Verità

La diretta viene trasmessa anche sulla nostra pagina ufficiale del socialnetwork Facebook: https://www.facebook.com/ilcorrieredelgiorno1947

Proseguono le dirette del CORRIERE DEL GIORNO dal Tribunale di Perugia del processo in corso all’ ex presidente dell’ ANM Luca Palamara ed al magistrato Stefano Fava. Oggi vengono ascoltati i giornalisti Giacomo Amadori (La Verità) e Marco Lillo (Il Fatto Quotidiano), noti cronisti giudiziari, dal collegio giudicante presieduto dal giudice dr. Alberto Venoso. L’ accusa è sostenuta dai pubblici ministeri Mario Formisano e Gemma Milani della Procura di Perugia guidata dal procuratore capo dr. Raffaele Cantone, già presidente dell’ Autorità Nazionale Anticorruzione

Il nostro giornale è la primo ed unica testata giornalistica a trasmettere dai tribunali italiani le dirette in videostreaming dei processi più importanti ed interessanti. La diretta si può seguire anche dalla nostra pagina “ufficiale” sul socialnetwork Facebook: https://www.facebook.com/ilcorrieredelgiorno1947

Nuovo colpo di arresto per la procura di Perugia in uno dei filoni processuali a carico dell’ex pm della procura di Roma, Luca Palamara che, insieme al magistrato Stefano Fava, rischia di finire a processo davanti al tribunale di Perugia. Ieri, infatti, in una delle ultime sedute dell’udienza preliminare, la procura di Perugia, coordinata dal procuratore capo Raffaele Cantone, ha escluso sia per Palamara sia per Fava, l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio, contestata a seguito della presunta fuga di notizia in favore di due giornalisti, rispettivamente del Fatto Quotidiano e de “La Verità”, circa un’indagine, con richiesta di misura cautelare, nei confronti dell’ex legale dell’Eni, Piero Amara.

Non sono quindi Stefano Rocco Fava e Luca Palamara le gole profonde della notizia dell’esposto riportato nei due articoli pubblicati il 29 maggio del 2019 sul Fatto Quotidiano e su La Verita’. A dichiararlo sono stati i giornalisti dei due quotidiani Marco Lillo e Giacomo Amadori che questa mattina hanno deposto in aula a Perugia come testi nel processo sulle rivelazioni che vedeva imputati l’ex magistrato Luca Palamara e l’ex pm di Roma Stefano Rocco Fava, ora giudice civile a Latina. Entrambi i giornalisti hanno negato di aver ricevuto informazioni dai due magistrati e si sono avvalsi del segreto professionale non rivelando le loro fonti.

”Un invito” a rimuovere il segreto professionale ed alla rivelazione delle fonti era arrivato dai pm Mario Formisano e Gemma Miliani della procura di Perugia ma il giudice Alberto Avenoso dopo una breve camera di consiglio collegiale ha ritenuto che in questo caso non ci fossero gli estremi di legge per procedere, motivando la decisione sul concetto giuridico che “il segreto giornalistico è uno dei principi
cardine del nostro ordinamento”
e che “in questo caso non ci sono i margini per la rivelazione delle fonti, anche perché i testi hanno già riferito che né Fava né Palamara sono le loro fonti”.

L’articolo sull’esposto che riguardava l’ex procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e’ nato in modo abbastanza casuale – ha spiegato il vicedirettore della VeritaGiacomo Amadori rispondendo alle domande dei pm – non sono un giornalista di giudiziaria ma investigativo, raramente vado in procura. In quel periodo ero interessato alla nomina del nuovo procuratore di Roma, c’era stato un attacco alla possibile nomina di un candidato di Magistratura Indipendente e ho ritenuto interessante intervistare il segretario di Mi Antonello Racanelli cosi’ il 24 maggio sono andato in procura ad intervistarlo”.

‘Arrivato in procura ho parlato con alcuni colleghi e con dei magistrati ed ho appreso la notizia – ha riferito Amadoriche c’era un esposto che era stato presentato da un magistrato progressista che non conoscevo, Fava, contro i suoi superiori’. Ho impiegato alcuni giorni a scrivere il pezzo. Ha anche detto di aver parlato in quei giorni un paio di volte anche con il procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo ma che questo ultimo si irritò alle sue domande “su questo esposto del dottor Fava.

Amadori ha quindi spiegato di aver conosciuto Fava sempre in quei giorni, di aver bussato alla sua porta ma di non avere avuto molta attenzione da parte sua. “Ho bussato e mi sono presentato – ha spiegato il vice direttore de La Verità ma non mi ha voluto né confermare né smentire la vicenda dell’esposto. La mia fonte non è Stefano Rocco Fava e non è Luca Palamara io non li conoscevo e non avevo rapporti con loro” ha quindi ribadito il giornalista nella sua testimonianza in aula.

E’ durata pochi minuti la testimonianza del giornalista Marco Lillo del Fatto Quotidiano, che si è avvalso anche lui al segreto professionale riferendo di non aver “avuto la notizia dell’esistenza dell’esposto dal dottor Fava e di non aver “avuto rapporti con Palamara in merito a questo articolo”.Palamara è una persona con la quale ho avuto rarissimi rapporti” ha detto Lillo.

“Le odierne dichiarazioni dei giornalisti mettono una pietra tombale su una accusa che sin dall’inizio non è mai stata in piedi”: è quanto affermato dall’avvocato Benedetto Buratti che, insieme a Roberto Rampioni, difende l’ex magistrato Luca Palamara, al termine dell’udienza di oggi a Perugia nel procedimento per rivelazioni che vede imputati Palamara e Stefano Rocco Fava. “Si faccia ora chiarezza sino in fondo su questa storia – ha detto Burattie soprattutto su chi all’interno del Csm ha veicolato nel maggio del 2019 all’esterno intercettazioni segrete non solo per infangare la vita privata e la storia professionale del dottor Palamara ma soprattutto di tanti magistrati perbene estranei a questa vicenda e che per tali ragioni sono stati sacrificati sotto l’aspetto disciplinare”.

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