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15 Maggio 2024 00:34
15 Maggio 2024 00:34

Operazione della Polizia di Stato nel foggiano

L’attività investigativa ha permesso di stimare il profitto dei delitti di riciclaggio, allo stato pari a € 1.250.000,00, per il quale è stato emesso un apposto Decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca obbligatoria dei beni nella disponibilità degli indagati.

Dalle prime luci dell’alba, nell’ambito delle indagini condotte dalla Polizia di Stato di Foggia, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, è in corso una vasta operazione di polizia giudiziaria finalizzata ad eseguire un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale dauno nei confronti di numerosi soggetti, in prevalenza di estrazione cerignolana, presunti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio ed in particolare furto, ricettazione e riciclaggio di veicoli. 

L’attività investigativa ha permesso di stimare il profitto dei delitti di riciclaggio, allo stato pari a € 1.250.000,00, per il quale è stato emesso un apposto Decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca obbligatoria dei beni nella disponibilità degli indagati.

L’articolata attività d’indagine, svolta dai poliziotti della Squadra Mobile, dal Commissariato di PS di Cerignola e dal Compartimento Polizia Stradale “Puglia”, ha svelato e disarticolato un insidioso e solido gruppo dedito alla commercializzazione di componenti e pezzi di ricambio provenienti dallo smontaggio di un numero esorbitante di veicoli rubati in grado di produrre un profitto lordo di elevate dimensioni. in grado di produrre un elevato profitto.

Le investigazioni, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbero disvelato l’esistenza di una nutrita e compatta compagine associativa, composta da numerosi soggetti, a loro volta facenti parte di quattro sottogruppi, stabilmente dedita alla commissione di delitti contro il patrimonio ed in particolare alla ricettazione e al riciclaggio di veicoli di provenienza furtiva attraverso il loro smontaggio, il loro sezionamento e l’asportazione dei riferimenti identificativi impressi o stampigliati sulle componenti di ciascuno di essi.

Dal materiale indiziario raccolto sarebbe emerso che gli indagati si fossero durevolmente e stabilmente organizzati al fine di “commercializzare” componenti e pezzi di ricambio su scala nazionale, sia mediante vendita diretta al cliente, sia a mezzo di vendite on line mediante pubblicità su siti internet.

Ciascun indagato, all’interno del sottogruppo, sarebbe stato investito di compiti ben precisi in quanto ogni aggregazione si caratterizzava per una ripartizione di ruoli e mansioni alquanto definita e per una evidente compartimentazione, verosimilmente conseguente anche dell’elevato numero di associati. Si tratta di connotati degni di una realtà imprenditoriale vera e propria che gestiva l’intera filiera della “merce”: dal reperimento (mediante numerosi furti aggravati di autoveicoli) alla successiva vendita “al dettaglio”.

Il centro operativo dell’associazione per delinquere era ubicato in Cerignola, perché l’oggetto dei traffici delittuosi compiuti dagli associati era “immagazzinato” e commercializzato principalmente in quella cittadina e la destinazione ultima di tutti i veicoli provento dei furti era proprio la città ofantina.

L’associazione per delinquere oggetto dell’indagine avrebbe dato prova di funzionare come un’entità imprenditoriale ben strutturata, specie per quanto concerne i profili dell’efficienza, della flessibilità e dell’ovvia (ma costante) propensione alla ricerca del massimo profitto, avendo a disposizione numerose risorse e mezzi (che vanno dal denaro a beni “strumentali” di varia natura, quali immobili, apparecchi telefonici, autovetture di provenienza lecita, nascondigli, disponibilità di account di posta elettronica e di spazi su internet utilizzati a scopo pubblicitario) nonché di società create appositamente  e fittiziamente intestate ad alcuni partecipi al fine di attribuire, attraverso l’emissione di false fatture, una mera parvenza di liceità agli oggetti commercializzati.

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