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18 Settembre 2025 10:38

Oggi il voto definitivo alla Camera sulla riforma della giustizia. Meloni-Tajani: “La chiudiamo con il referendum”

La premier: "Voglio liberare le toghe dalla degenerazione correntizia". Il leader di Forza Italia: "Pronti ai comitati per il sì"

Sul palco di Ancona dove i leader della maggioranza si sono ritrovati per tirare la volata finale al governatore uscente nelle Marche Francesco Acquaroli irrompe il tema della giustizia, da sempre cavallo di battaglia della coalizione e tra le priorità del programma di governo. La premier si rivolge alla platea e rivendica: ”Porteremo a casa la riforma del sistema giudiziario entro la fine della legislatura, se voi la confermerete con il referendum, perché è necessaria”. La leader di Fdi coglie l’occasione per lanciare un nuovo affondo contro i “giudici politicizzati“. Tajani rincara la dose (”Quando diciamo basta con le correnti nelle magistratura, diciamo che un magistrato non può essere un militante di centro, di destra o di sinistra, altrimenti si perde la fiducia dei cittadini nella giustizia’‘) e lancia un appello al Pd: ‘‘Vorrei che dopo il caso di Milano, si rendesse conto che le procure politicamente orientate commettono errori nei confronti di tutti. Abbiano il coraggio di votare con noi”.

“Quando ho chiesto ad alcuni come andava nelle Marche con Acquaroli”, racconta la premier, “qualcuno mi ha risposto che non è bravo nella comunicazione”. Giorgia Meloni sorride dal palco, riconosce che “è possibile”. Ma aggiunge: “Fidatevi sempre di più di un politico che fa più di quanto parli e fidatevi sempre meno di un politico che parla più di quanto fa. Chi lavora tanto, a volte si dimentica di spiegarlo bene, delle volte accade anche a me”.

Acquaroli dal palco aveva invece provato proprio a raccontare il lavoro fatto e i risultati ottenuti, partendo dalla sanità, passando per i fondi europei dove le Marche sono fra le regioni leader per spesa sostenuta. Il primo passaggio, però, era stato  il grazie al governo che “ci ascolta” e che ha sostenuto le Marche sulle infrastrutture, sull’alluvione con i 400 milioni di euro stanziati in pochi mesi nel 2022 e finendo sulla Zes. Poi l’arringa finale rivolto al pubblico: “Il 28 e il 29 settembre tocca a voi darci la spinta finale per completare il lavoro”.

Il centrodestra si prepara all’affondo finale oggi, giovedì 18 settembre, in Parlamento per portarsi a casa la riforma della giustizia con la separazione delle carriere. Giorgia Meloni vuole onorare l’impegno assunto con gli elettore di ”liberare la magistratura da quella degenerazione correntizia, che per anni ha fatto sì che in alcuni casi le scelte venissero fatte non in base al merito ma all’appartenenza…”. Antonio Tajani parla di ‘‘battaglia storica fatta non per Berlusconi, che ci guarda da lassù, ma per ogni cittadino italiano”.



Il numero uno azzurro annuncia mobilitazione per il sì dopo l’approvazione del testo definitivo ‘‘in caso di referendum“: ”Noi siamo pronti a dar vita ai comitati per il sì. Forza Italia ha già iniziato a crearli. Chiedo a tutte le forze di centrodestra di organizzare questi comitati per dare una risposta chiara. Volete una vera riforma della giustizia o una giustizia politicizzata e lumaca?”. Se Meloni e Tajani fanno asse nel rivendicare la riforma giudiziaria targata centrodestra, Matteo Salvini non ne parla direttamente ma fa professione di garantismo: al comizio unitario di Ancona fa un accenno ai problemi con la giustizia dello sfidante di Acquaroli, il candidato del campo largo, Matteo Ricci:Siamo diversi” dalla sinistra “perché non abbiamo speso una parola sul fatto che il loro candidato è indagato. Vinceremo le elezioni non perché Ricci è indagato, ma perché siamo più bravi e lavoriamo meglio“.

Il dibattito degli ultimi giorni si è spostato sulla violenza in politica dopo l’omicidio dell’attivista di estrema destra americano Charlie Kirk. Il tema irrompe nelle Marche, nel mezzo di una campagna elettorale dove i toni sono stati duri. Per Giorgia Meloni che invita ad abbassare i toni “nessuno in Italia è oggetto di un discorso d’odio come la sottoscritta”. Ma le parole più dure arrivano dai due vicepremier, in particolare il leader della Lega, Matteo Salvini, che ricorda Kirk chiedendo un minuto di silenzio e attacca la sinistra, senza riferimenti specifici: “Kirk aveva idee forti, idee che sono le vostre e le mie – dice rivolto al pubblico – e per quello per qualcuno, anche in Italia, meritava di morire”. Nomi e cognomi li fa, invece, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Lancio di nuovo un appello a tutti ad abbassare i toni, lo dico innanzitutto al leader del Movimento 5 Stelle Conte: basta usare un linguaggio violento e accusare gli avversari di crimini che non hanno commesso”. Il riferimento è alle polemiche sulla situazione in Medioriente. “Noi – prosegue Tajanicon il genocidio e tutto quello che accade a Gaza non abbiamo nessuna responsabilità”. 

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