
Un segnale forte per la prossima sostituzione anche per Marco Jacobini, attuale presidente della Popolare di Bari, il quale non è in scadenza come i quattro consiglieri, in quanto il suo mandato avrebbe termine, secondo quanto previsto, alla prossima assemblea degli azionisti del 2020, ma probabilmente potrebbe avvenire prima. Negli ambienti bancari è tornata a circolare l’ipotesi di Giulio Sapelli alla guida dell’ istituto di credito barese .
Sapelli è l’ economista che la Lega di Matteo Salvini aveva indicato come possibile presidente del consiglio dei ministri, ma in Banca d’ Italia ci sono opinioni interne contrastanti. Una cosa è certa e condivisa da tutti: il progetto di riunire le popolari del Sud in un unica banca non è compatibile con la continuazione del controllo sinora esercitata dalla famiglia Jacobini, anche se non sono ancora delineati i tempi per la successione .

La Popolare di Bari con un cda rinnovato ed un progetto avviato di fusione ed incorporazione con altre banche liquide consentirebbe una forte accelerazione, in presenza nell’ultimo bilancio 2018 con di perdite per circa 400 milioni di euro, rafforzando il capitale attraverso la cessione la Cr Orvieto e con le cessioni degli Npl. La Banca Popolare di Bari ha lavorato ad un progetto di fusione, con con l’idea di Jacobini e l’amministratore delegato Vincenzo De Bustis, tornato alla direzione generale dell’istituto 6 mesi fa, di realizzare soltanto due banche. La prima radicata nel territorio, sarebbe la Banca Popolare barese , mentre la seconda sarebbe una banca società per azioni per creare valore ed aggregare investitori istituzionali e privati .
Un aiuto a rimettere i conti a posto potrebbe arrivare dall’azione legale risarcitoria all’Unione europea per l’acquisizione della Banca Tercas, per la quale si è accertato giudiziariamente che non vi alcun aiuto di Stato: la Popolare di Bari vuole un risarcimento dei danni intorno ai 500 milioni di euro, anche permane l’incognita dell’inchiesta della Procura di Bari sulla svalutazione dei titoli azionari , che procede basandosi sull’ipotesi di truffa per la quale sono coinvolti funzionari e vertici dell’istituto, a partire da Jacobini e De Bustis. Un motivo in più secondo Bankitalia per sostituirli.