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3 Maggio 2024 01:54
3 Maggio 2024 01:54

Chiuse le indagini sulla Popolare di Bari per una truffa da 8 milioni ai correntisti. 88 indagati

L’indagine del Nucleo PEF (Polizia Economico-Finanziaria) della Guardia di Finanza di Bari ha avuto seguito grazie alle 176 querele presentate da altrettante persone che hanno visto i loro risparmi andare in fumo dopo essere stati invitati ad investire inconsapevolmente nei prodotti finanziari ritenuti rischiosi.

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Bari stanno notificando avvisi di conclusione delle indagini preliminari, emessi dalla Procura della Repubblica del capoluogo, nei confronti degli organi di vertice protempore della Banca Popolare di Bari e dei responsabili delle filiali dell’istituto di credito, per un totale di 88 persone che sono indagate in concorso tra loro, in relazione alle loro rispettive funzioni, per truffa, per un importo complessivo di oltre 8 milioni di euro per avere indotto clienti della banca, raggirandoli, ad acquistare prodotti finanziari illiquidi e ad elevata rischiosità emessi dallo stesso istituto di credito.

Nel mirino della procura compaiono Marco e Gianluca Jacobini, rispettivamente ex presidente del Consiglio di amministrazione di Banca popolare e direttore generale, Vincenzo Figarola De Bustis, direttore generale dell’istituto fino al 30 aprile 2015, Giorgio Papa, in qualità di amministratore delegato da 1 maggio 2015 al 3 dicembre 2018, e Gianluca Bonerba, in qualità di funzionario dipendente della Banca Popolare di Bari filiale di Bari 9 a Carbonara.

L’indagine del Nucleo PEF (Polizia Economico-Finanziaria) della Guardia di Finanza di Bari ha avuto seguito grazie alle 176 querele presentate da altrettante persone che hanno visto i loro risparmi andare in fumo dopo essere stati invitati ad investire inconsapevolmente nei prodotti finanziari ritenuti rischiosi. Gli accertamenti svolti hanno permesso di accertare che gli indagati non avrebbero fornito agli investitori notizie corrette per consentire loro di fare consapevolmente le proprie scelte di investimento. In particolare, avrebbero violato le disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, anche di natura regolamentare emanate dalla Consob.

Fra le varie contestazioni agli indagati compaiono la manipolazione del questionario di profilatura del rischio al fine di collocare strumenti finanziari inadeguati alle caratteristiche e agli obiettivi dei clienti, ma anche l’omissione della raccolta di tutte le necessarie dovute informazioni per valutare gli obiettivi di investimento della clientela.

Gli indagati non avrebbero consegnato ai clienti tutta la documentazione prevista dalla legge e non avrebbero comunicato nulla sulla natura particolarmente rischiosa del titolo, senza negoziazione su mercati regolamentati. Inoltre avrebbero predisposto un modello di questionario di profilatura dei clienti che agevolava l’attribuzione all’investitore di un profilo di rischio sintetico medio/medio-alto, adeguato al collocamento di azioni proprie della Banca Popolare di Bari; ed avrebbero infine trattato gli ordini di vendita dei titoli in palese violazione della parità dei soci con conseguente impossibilità di vendere le azioni stesse nel momento in cui vi era tale possibilità. La Popolare di Bari dopo il crac provocato dalla gestione della famiglia Jacobini, che è al centro di numerose indagini, è stata rilevata da Mediocredito centrale, ora si chiama Bdm – Banca del Mezzogiorno ed è estranea ai fatti causati dalla precedente gestione.

| © CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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