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12 Ottobre 2024 05:04

Matteo Salvini: “La verità su Open Arms e sul processo di Palermo”

L'ultimo libro di Matteo Salvini, "Controvento", a breve uscirà in una nuova edizione con due nuovi capitoli nei quali il ministro rivela tutta la verità sul caso Open Arms.

I pm chiedono per Matteo Salvini sei anni di carcere con l’accusa di sequestro di persona, per aver difeso i confini italiani , ed il leader della Lega ha convocato d’urgenza per domani il consiglio federale leghista con un solo punto all’ordine del giorno: “Iniziative della Lega per difendere la Democrazia, il voto popolare e la sicurezza dei cittadini messi a rischio da una sinistra anti-italiana che usa i Tribunali per le sue vendette politiche”.

Quel che è considerato lecito nel resto d’Europa , in Italia per la solita magistratura “rossa” merita un imputazione e di richiesta condanna, anche se si tratta di azioni compiute da un ministro di un governo nel pieno delle sue funzioni. I passaggi che seguiranno sono contenuti nei due capitoli di aggiornamento del libro “Controvento“, scritto da Matteo Salvini (pubblicato nel 2024 da Piemme per Mondadori Libri SpA) . In queste nuove pagine, il ministro racconta quanto accaduto nel 2019, quando ha inizio l’odissea del caso Open Arms.

“L’operazione viene filmata casualmente da un sottomarino della Marina Italiana, che documenta come non ci fosse pericolo imminente. Eppure gli spagnoli agiscono di tutta fretta e si allontanano, senza aspettare le autorità, dicendo no a tutte le opzioni di sbarco. Dalla Tunisia a Malta, fino alla Spagna
“, scrive il ministro, che all’epoca dei fatti era Ministro dell’ Interno. “Restano giorni e giorni in navigazione pur di far rotta verso la Sicilia, rifiutano l’aiuto di Madrid e de La Valletta. Vogliono l’Italia, solo l’Italia, fortissimamente l’Italia“, continua Salvini, riesumando gli atti iniziali di quanto poi sarebbe accaduto nel momento in cui la nave ha fatto rotta verso i confini del nostro Paese.

Matteo Salvini rivendica la riduzione degli sbarchi nel periodo di sua competenza (dal 1 agosto 2018 al 31 luglio 2019 gli sbarchi furono 8.691) e, di conseguenza, per ovvie ragioni statistiche ci fu una drastica riduzione delle morti in mare. “Con me al Viminale, rispettivamente -95% e -55% rispetto all’era Minniti. Numeri che mi rendono orgoglioso. Da italiano, da politico e da padre di famiglia. Eppure, sono finito alla sbarra”, scrive Salvini, mettendo in risalto il paradosso del caso giudiziario che lo vede unico imputato. “Il processo, è bene ricordarlo, è iniziato per il voto del Parlamento. Dopo la crisi di governo che aveva provocato la rottura della Lega con il Movimento 5 Stelle, proprio M5s si era unito alla sinistra (Renzi compreso) per darmi in pasto alla magistratura“, ricorda il ministro, che ci tiene a evidenziare la circostanza che la difesa dei confini era parte del programma elettorale col quale l’allora governo aveva vinto le elezioni del 2018, che era stato quindi condiviso con il M5s.

Quando la Open Arms finisce di recuperare i migranti, che alla fine saranno 147, rifiuta qualunque sbarco e pretende di portare le persone che ha a bordo solo e unicamente in Italia. “A quel punto inizia il braccio di ferro con l’Unione Europea e con l’allora premier Giuseppe Conte, a cui proprio negli stessi giorni la Lega aveva revocato la fiducia“, scrive il ministro ricordando quei giorni. Presente in Tribunale, Marc Reig Creus, comandante della Open Arms che all’epoca dello scontro con il governo italiano era indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma dopodichè come per incanto veniva prosciolto. Alla domanda dell’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Matteo Salvini, sul motivo per il quale il 29 luglio 2019 parte da Siracusa, salvo poi cancellare dal diario di bordo la destinazione, dirigendosi al largo della Libia senza annunciarlo alle autorità, risponde che “così ci aveva ordinato l’armatore”.

Guarda caso è proprio poco dopo l’arrivo nell’area prospiciente la Libia che la Open Arms incrocia il barchino di migranti, “secondo Creus, ovviamente un caso. Una coincidenza favorita dalle ottime condizioni meteo“. Ma Salvini ricorda che il primo agosto, “il governo italiano gli aveva notificato un divieto di ingresso nelle acque territoriali”. Open Arms avrebbe avuto diverse opzioni per lo sbarco dei migranti ma, scrive il ministro, “rifiuta di fare rotta verso la Libia, non chiede un porto sicuro al suo Stato di bandiera (la Spagna), ignora l’invito di quest’ultima a rivolgersi alla vicina Tunisia, non accetta di far sbarcare i migranti a Malta “. Preferisce restarsene 14 giorni nel Mediterraneo, una decisione a dir poco anomalo al punto che lo stesso governo de La Valletta, che ha una politica piuttosto stringente in materia di ingresso delle Ong, “in una mail ufficiale la accuserà di ‘bighellonare'”.

Salvini scrive nei nuovi capitoli del libro che secondo Creusla penisola iberica sarebbe stata raggiunta in 60 ore di navigazione. Meno di tre giorni”. Il comandante insiste che “cercavano il porto sicuro più vicino” ma la replica della difesa del ministro non ci sta: “Le norme sul soccorso in mare non prevedono che il porto sicuro sia quello più vicino“. Il 9 agosto, continua l’allora titolare del Viminale, a bordo salì anche Richard Gere in una situazione che già, come lamentato dal comandante, era di eccessivo affollamento. “Il primo intervento della Open Arms è del primo agosto; la nave resterà nel Mediterraneo fino al 20 agosto“, continua la ricostruzione che riferisce “Il 10 agosto, dopo un ulteriore intervento, Open Arms prende a bordo altri 39 migranti. Malta si offre di accoglierli, ma il comandante rifiuta di farli scendere per paura di scontri a bordo”.

La nave ONG a quel punto fa rotta in direzione Lampedusa, dove rimarrà in attesa nei pressi del confine fino al 20 agosto, quando poi decide di sbarcare. Proprio in quei giorni, viene contestato al ministro Salvini addirittura il sequestro di persona e il rifiuto di atti d’ufficio. Salvini nel libro ci tiene a fare una precisazione importante, che offre un punto di vista alternativo sulla vicenda: “Nelle stesse ore in cui il comandante rilasciava imbarazzanti dichiarazioni nell’aula siciliana, Medici Senza Frontiere denunciava: ‘In 113 ancora su Geo Barents dopo 12 giorni‘. Dodici giorni. Più di quelli contestati a me. Non risulta che il ministro dell’Interno dell’epoca, Luciana Lamorgese, sia stata denunciata“. E nel libro viene presentato dal ministro anche un elenco di tutti i casi, in cui, dopo di lui, tredici, navi delle Ong siano rimaste in attesa ai bordi dell’Italia senza ottenere un porto.

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“Nonostante non fosse loro competenza, le autorità italiane hanno assicurato in tutti questi giorni la massima assistenza alla nave, occupandosi di evacuare i migranti bisognosi di cure”, ci tiene a precisare il ministro, “gli esperti hanno detto a processo che le condizioni generali erano discrete, anche perché i casi più gravi erano già stati soccorsi”. Se la Open Arms avesse avuto in realtà a cuore la salute dei migranti, scrive Salvini, “avrebbe dovuto rispettare le istruzioni di Malta e consentire lo sbarco dei 39 migranti del terzo evento del 9 agosto 2019, anziché rifiutarne lo sbarco a terra”. E avrebbe anche potuto rientrare in patria in 3 giorni di navigazione ma, ricorda Salvini, avrebbe corso il rischio di sanzioni “fino a 901.000,00 euro  che sarebbero state comminate alla Open Arms dalla Marina mercantile spagnola se la nave avesse fatto ritorno in patria”.

Salvini non si ferma qui nel suo racconto e riporta alla luce un fatto avvenuto nel dicembre del 2022, quando durante l’udienza “si scopre che le procure siciliane, la procura di Roma e la procura militare sapevano che la Ong spagnola Open Arms era riuscita a intercettare il barcone di immigrati in acque libiche grazie a una soffiata di un soggetto ignoto. Questo soggetto, mai identificato, prosegue il ministro, è stato “in grado di suggerire l’esatta posizione del barcone? Curioso… Era uno scafista? Il dubbio è lecito e i dati oggettivi fanno rabbrividire”. Esistono foto e video, ma anche registrazioni della Ong effettuate il 1 agosto da un sottomarino, il Venuti. A far emergere l’esistenza di questo materiale fu il dirigente del Viminale Fabrizio Mancini. L’informativa esiste ed è stata trasmessa e, scrive ancora il ministro, questo vuol dire che “in quell’agosto 2019 c’erano dei sospetti sull’attività della Ong, informazione che però non era arrivata sul tavolo del Tar che poco dopo aveva deciso di bocciare il provvedimento che vietava l’ingresso della nave in acque territoriali italiane”.

Salvini sottolinea che con quelle informazioni si poteva riscrivere la vicenda. Dall’informativa, infatti, emerge che “due persone, di cui una ‘probabilmente a bordo’ della Open Arms, parlavano in spagnolo e che verosimilmente si trovavano a poca distanza”. Dopo il colloqui, prosegue l’ex titolare del Viminale, la nave cambia rotta: “Guarda caso, si era avvicinata al punto esatto dove era presente un barchino con dei migranti”. Davanti a questo, “è lecito pensare che il materiale potrebbe provare la presenza di scafisti e di comunicazioni rilevanti con la Ong”. Quel fascicolo è rimasto chiuso fino al 2022, “un episodio gravissimo che in un Paese normale provocherebbe ondate di indignazione“.

In Italia non è successo nemmeno quando, scrive il ministro, è emersa la conversazione tra Luca Palamara, ex componente togato del Consiglio Superiore della Magistratura e leader della Anm ed il collega Paolo Auriemma. Quest’ultimo, come riportato da Salvini, scriveva: “Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga. E non capisco cosa c’entri la procura di Agrigento. Questo dal punto di vista tecnico al di là del lato politico. Tienilo per te, ma sbaglio?”. La risposta di Palamara fu spiazzante: “No hai ragione. Ma ora bisogna attaccarlo“. Salvini nei nuovi capitoli a poi un passaggio su Luca Casarini e sulla Ong Mediterranea Saving Humas, così vicina al Vaticano e alla Cei e al centro di un caso ambiguo circa un passaggio di fondi.

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Ma il tema dei fondi e dei finanziamenti è centrale quando si parla di Ong, come spiega anche Salvini, esponendo le attività di sovvenzionamento della Germania alle proprie Ong che trasportano e sbarcano i migranti in Italia con un fondo ad hoc di 6 milioni di euro per 4 anni. Ha ricordato anche il caso di Carola Rackete, tedesca, che a bordo della Sea-Watch3, tedesca, è entrata senza autorizzazione in un porto italiano speronando una motovedetta militare senza conseguenze. E ora si ritrova in parlamento, con l’estrema destra tedesca, nello stesso gruppo di Ilaria Salis.

E dopo un approfondimento sui finanziamenti alle Ong (che sbarcano in Italia) in numerosi Paesi dell’Ue e il caso del giudice Apostolico, in piazza per i migranti per il caso della Diciotti, il ministro Salvini conclude: “Io amo ricordare l’articolo 52 della Costituzione. ‘La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino’. L’ho fatto e lo rifarei“.

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