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19 Marzo 2024 10:52
19 Marzo 2024 10:52

Legge elettorale: testo in aula alla Camera dal 26 ottobre

La riforma della legge elettorale approda nell'Aula della Camera il prossimo 26 ottobre per la discussione generale. La questione più complicata da risolvere sembra comunque essere quella legata alla modalità di scelta degli eletti e delle elette. I voti si terranno dal 27 ottobre. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

di REDAZIONE POLITICA

Dopo la vittoria del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari, ci sono diverse riforme di cui il Parlamento si dovrà occupare in vista della nuova legislatura: una serie di modifiche costituzionali chieste soprattutto dal PD per modificare il bicameralismo “perfetto”, e poi l’adeguamento della legge elettorale, la condizione che il PD aveva sempre posto per garantire il proprio sostegno alla riforma proposta dal M5S e per sostenere il “” al recente referendum.

Lo scorso 10 settembre la commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati aveva adottato il testo base della nuova legge elettorale, scritto già a gennaio dal presidente della commissione Giuseppe Brescia, deputato del Movimento 5 Stelle, proposta sostenuta dal PD e dal M5S, contro le opposizioni, mentre Italia Viva non aveva partecipato al voto e LeU si era astenuta. Il testo era fermo in commissione e la discussione, quando inizierà, sarà probabilmente molto lunga: su alcuni punti nemmeno nella maggioranza di Governo si è raggiunto un accordo definitivo.

La proposta della maggioranza

La proposta presentata dalla maggioranza alla Camera – che alcuni parlamentari e giornalisti hanno già ribattezzato “Germanicum” per via di una superficiale somiglianza con la legge tedesca, o “Brescellum” dal nome del presidente della commissione Affari costituzionali – è un sistema proporzionale che abolisce i collegi uninominali e le liste di coalizione.

I collegi uninominali e le coalizioni erano previste nell’attuale legge elettorale, il “Rosatellum”, basata su un sistema proporzionale per 2/3 dei seggi, maggioritario per 1/3, con soglia di sbarramento al 3%, coalizioni e listini bloccati.

Il nuovo testo prevede invece che tutti i seggi di Camera e Senato, con l’eccezione di quelli riservati all’Estero e alla Valle d’Aosta, siano assegnati in maniera proporzionale rispetto al numero di voti raccolti nelle singole circoscrizioni (che andrebbero ridisegnate), con liste bloccate e senza preferenze.

I partiti correranno ognuno per conto proprio, senza coalizioni. Un’altra novità è che il testo base prevede una soglia di sbarramento più alta rispetto al passato, fissata al 5 per cento. Significa cioè che quei partiti che non riusciranno a raggiungere il 5 per cento dei voti su base nazionale non eleggeranno parlamentari. Una soglia penalizzante i partiti più deboli, due dei quali, LeU e Italia Viva fanno parte della maggioranza di governo: .

La proposta di legge prevede un’eccezione a questa regola: il cosiddetto “diritto di tribuna”. Significa che in base ad alcuni complicati calcoli, le forze politiche che dovessero ottenere buoni risultati in almeno due regioni per la Camera e in una per il Senato, potranno eleggere alcuni deputati anche se non dovessero complessivamente raggiungere il 5 per cento dei voti.

Il confronto politico in Parlamento

Le forze di opposizione sono in generale favorevoli a un sistema maggioritario perché il proporzionale, dicono, non garantirebbe una stabilità di governo. Ma anche all’interno dei partiti che sostengono la maggioranza ci sono alcuni punti del nuovo testo base su cui non c’è accordo: hanno a che fare con il diritto di tribuna, con la soglia di sbarramento, ma soprattutto con la questione dei listini bloccati.

I partiti più piccoli, come LeU, hanno proposto che la soglia di sbarramento sia al 3 e non al 5 per cento. Italia Viva, tramite il deputato Marco Di Maio, ha fatto sapere di preferire una legge elettorale maggioritaria, ma anche che il suo partito è disposto a discutere di un sistema proporzionale con una soglia al 5 per cento senza il diritto di tribuna.

La questione più complicata da risolvere sembra comunque essere quella legata alla modalità di scelta degli eletti e delle elette. Il testo base votato in commissione non interviene, per ora, sui cosiddetti “listini bloccati”. Significa che l’ordine in cui saranno eletti i parlamentari sarà stabilito dall’ordine in cui verranno presentati nelle singole liste e non tramite preferenze. In altre parole: non saranno gli elettori a scegliere i singoli candidati scrivendo il loro nome sulla scheda, ma l’ordine di elezione sarà automatico e stabilito dai partiti, così come avviene con il “Rosatellum”.

Il Movimento 5 Stelle ha chiesto il superamento dei listini bloccati e l’introduzione delle preferenze, mentre altri nel PD alle preferenze preferirebbero i collegi uninominali, dove ogni partito presenta un solo candidato e viene eletto quello che prende almeno un voto più di tutti gli altri.

Adesso la riforma della legge elettorale approda nell’Aula della Camera il prossimo 26 ottobre per la discussione generale. I voti si terranno dal 27 ottobre. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. 

L’accordo sulla legge elettoralegià c’è e c’era anche prima. È un accordo sul proporzionale puro con il 5% di sbarramento e rientrava nelle fasi iniziali dell’accordo di Governo. Noi stiamo ai patti, anche sulla legge elettorale. Forse qualcuno nella maggioranza sta rivedendo le sue posizioni ma noi contiamo sul rispetto dei fatti“. ha dichiarato Vito Crimi capo politico del M5S, a Skytg24 .
   

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