MENU
5 Novembre 2025 14:17

La paura della felicità: quando il cervello si prepara al peggio

Con il tempo, il cervello impara che la felicità non è un segnale di pericolo, ma una condizione che può essere vissuta senza difendersi.
di Ilaria Cerulla

Esiste una forma silenziosa di autosabotaggio che si manifesta proprio nei momenti in cui tutto sembra andare bene. È quella sensazione sottile di allerta che compare quando la vita si fa leggera, quando le cose finalmente funzionano. Non si tratta di intuizione, ma di un riflesso appreso: il cervello che si prepara, in anticipo, alla possibilità di perdere ciò che si è appena conquistato.

In psicologia questo meccanismo è conosciuto come “paura della gioia” o “cherofobia”. È una reazione emotiva che affonda spesso le radici nelle prime esperienze affettive. Se durante l’infanzia la felicità è stata seguita da una delusione o da un evento traumatico, il sistema nervoso impara a collegare il piacere al pericolo. L’idea che “dopo qualcosa di bello accadrà qualcosa di brutto” diventa un automatismo, e ogni volta che un momento positivo si ripresenta, la mente reagisce con sospetto.

Questo schema di difesa porta molte persone a minimizzare i successi, a svalutare le relazioni o a ritrarsi proprio quando tutto sembra funzionare. È come se il cervello trattasse la gioia come un file sospetto: preferisce bloccarla piuttosto che rischiare di subirne la perdita.

Nella pratica quotidiana ciò si traduce in frasi come “non era poi così difficile”,è troppo bello per durare” o in un senso di disagio di fronte alla calma. Il piacere viene vissuto come qualcosa di fragile, temporaneo, da non toccare troppo per non romperlo.

Le neuroscienze mostrano che questa risposta coinvolge l’amigdala, centro cerebrale della paura, e l’insula, che monitora gli stati corporei e anticipa il dolore. Quando il cervello teme la gioia, queste aree si attivano come se stesse per accadere un pericolo reale. In sostanza, il corpo reagisce alla serenità come se fosse una minaccia.

Il percorso per disattivare questo automatismo non è rapido, ma possibile. Il primo passo è riconoscere il meccanismo, senza giudizio. Accorgersi di quella tensione e restare nel momento piacevole anche se la mente vorrebbe fuggire. Con il tempo, il cervello impara che la felicità non è un segnale di pericolo, ma una condizione che può essere vissuta senza difendersi.

In fondo, non tutto ciò che fa paura è pericoloso.A volte è solo la felicità che, dopo anni, sta cercando di sentirsi al sicuro.

TAGS

Sostieni ilcorrieredelgiorno.it: il tuo contributo è fondamentale

Il tuo sostegno ci aiuta a garantire la nostra informazione libera ed indipendente e ci consente di continuare a fornire un giornalismo online al servizio dei lettori, senza padroni e padrini. Il tuo contributo è fondamentale per la nostra libertà.

Grazie, Antonello de Gennaro

Articoli Correlati

Forti piogge prima di una nuova svolta meteo
CdP e Poste Italiane celebrano i 150 anni del risparmio postale
Maltempo ad Halloween, ciclone porta pioggia e rovesci
Addio al sassofonista James Senese, aveva 80 anni
Bel tempo in arrivo ma per poco, dopo il sole nuovi temporali
Per la Fondazione OneSight EssilorLuxottica “restituire la vista significa restituire dignità e opportunità”
Cerca
Archivi
La paura della felicità: quando il cervello si prepara al peggio
Scambio elettorale politico-mafioso travolge la politica pugliese nella provincia di Bari
Il Consiglio di Stato consente la prosecuzione attività di Acciarie d' Italia (ex-Ilva).
Crollo Torre dei Conti, l'operaio estratto sotto le macerie dopo 11 ore non ce l'ha fatta
L'ingiustizia "giusta" secondo il procuratore Nicola Gratteri, neo-testimonial del "no" alla riforma sulla giustizia

Cerca nel sito