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3 Maggio 2024 18:48
3 Maggio 2024 18:48

Israele, scende in campo l’unità speciale “Nili”, un team formato per eliminare i terroristi di Hamas

Il team sarà scollegato dalle altre unità militari e potrà contare su militari sul campo, come i commando delle forze speciali della Marina e l’unità di élite “Sayeret Maktal” che verranno affiancati da un lavoro di "intelligence" che si avvale anche di esperti digitali che operano sui programmi high-tech e di riconoscimento facciale.

L’attacco terroristico effettuato da Hamas lo scorso 7 ottobre , preparato per due anni con grande meticolosità, è completamente sfuggito ai radar di quelli che erano considerati tra i servizi segreti più efficienti del mondo, uno smacco resterà nella storia dell’intelligence di  Israele  e in quella del Paese, da sempre fortemente intrecciate. Anche se arriverà il tempo delle inchieste interne e dei vertici che cadranno, per lo Shin Bet il servizio segreto interno di Israele, è il tempo di rivincita.

Come spesso accade, per ridare lustro alla propria reputazione si rifugge al proprio passato glorioso. L’unità speciale costituita per dare la caccia ai responsabili degli orrori di due settimane fa, si richiama fin dal nome ad una pagina leggendaria nella storia dello stato ebraico. “Nili” è quello prescelto, è l’acronimo di una frase di Samuele nel libro della Genesi che recita la promessa biblica: “L’Eterno di Israele non ti abbandonerà mai”. Una promessa ed un impegno che il gruppo appena nato assume in qualche modo come proprio obbiettivo.

Il Team Nili

Il team sarà scollegato dalle altre unità militari e potrà contare su militari sul campo, come i commando delle forze speciali della Marina e l’unità di élite “Sayeret Maktal” che verranno affiancati da un lavoro di “intelligence” che si avvale anche di esperti digitali che operano sui programmi high-tech e di riconoscimento facciale. Nili è già al “lavoro” da giorni, e non a caso sabato scorso è stato colpito Ali Qadhi, considerato il responsabile di un commando autore della strage in uno dei kibbutz di confine presi d’assalto. Dopo di lui è stato il turno di Billal Al Kedra che aveva guidato l’assalto nella comunità agricola di Nirim, e di Muhamed Katmash, vicecomandante, capo dei lanciatori di migliaia di missili piovuti su Israele. All’elenco va aggiunto Abu Murad, altro nome di vertice nel Gotha del terrorismo islamico nella Striscia di Gaza.

Tra le operazioni già compiute, qualcuno attribuisce a Nili anche l’uccisione di Jamala al Rantisi, l’influente vedova del cofondatore di Hamas. Il richiamo al passato non è solo un fatto nominalistico, la nuova unità dell’intelligence si inserisce in una tradizione che era avvolta da prestigio e mistero fino al 7 ottobre scorso è già al “lavoro” da giorni.

Il passato

La prima rete spionistica ad essere chiamata Nili operava sin dal tempo della prima guerra contro gli Ottomani in collegamento con la Gran Bretagnai. con cui comunicavano nei modi più impensabili, compreso l’uso di piccioni viaggiatori. Un sistema che dovettero lasciare allorquando uno dei messaggi in codice fu intercettato e decrittato dagli Ottomani nell’inverno del 1917. Poi, molti anni dopo, un’altra unità speciale fu costituita per dare la caccia ai terroristi che insanguinarono le Olimpiadi di Monaco del 1972 quando vennero uccisi 11 atleti della squadra israeliana. L’operazione all’epoca venne chiamata in codice ira di Dio e venne autorizzata dall’allora premier Golda Meir che diede semaforo verde alla caccia a ciascuno degli uomini del commando.

E fu così che iniziò una sfilza di morti misteriose avvenute a Beirut, Roma, Cipro e Parigi. I primi tre vennero uccisi nella capitale libanese da un gruppo di agenti travestiti da donna come il loro comandante, Ehud Barak, il soldato più decorato di Israele diventato in seguito primo ministro. Poi ci fu un’operazione fallita in Norvegia, con un errore sull’identità del bersaglio colpito, un povero e innocente cameriere marocchino. I tre agenti israeliani vennero arrestati e rimasero quasi due anni in carcere.

La caccia comunque continuava, e venne ucciso sempre a Beirut Hassan Salameh chiamato il “principe rosso” il capo delle operazioni di “Settembre Nero” , a Parigi invece, un altro uomo del commando saltò in aria dopo che avevano imbottito di esplosivo il suo telefono e poi lo avevano fatto esplodere a distanza. Altre operazioni speciali non sono mancate in questi ultimi anni, soprattutto in Iran e quelle sotto copertura di agenti “mishtaravim” così denominati per la loro perfetta conoscenza della lingua araba e la capacità di mimetizzarsi tra le popolazioni in Cisgiordania.

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