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8 Luglio 2025 01:13

Indagati gli agenti della Polizia di Stato che hanno fermato gli assassini del brigadiere dei carabinieri

Un atto dovuto previsto dalla Legge nell'ambito delle indagini sulla morte del militare e di uno dei due malviventi. Ma il Parlamento quando cambierà questa legge ?

Avviso di garanzia nei confronti dei due poliziotti commissariato di PS di Grottaglie (Taranto) che hanno rintracciato e ucciso in un secondo conflitto a fuoco Michele Mastropietro, il pregiudicato di 59 anni che qualche ora prima, nel corso di un’altra sparatoria, si sarebbe reso responsabile dell’omicidio di Carlo Legrottaglie, il brigadiere dei carabinieri di 59 anni in servizio nel Nucleo radiomobile dei carabinieri di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi.. Lo rende noto il sindacato Sap, il cui segretario generale Stefano Paoloni sottolinea: “I colleghi hanno fatto il loro dovere per fermare pericolosi assassini armati che non avevano esitato ad uccidere il carabiniere Legrottaglie. Hanno rischiato la loro vita per assicurare alla giustizia due efferati delinquenti e ora rischiano il processo“.

Continua il Segretario Generale del SAP: È un atto di garanzia che consentirà ai colleghi di partecipare a tutte le fasi del processo e anche ad eventuali incidenti probatori, ma dovranno farlo con i loro avvocati e sino a quando non terminerà il procedimento avranno la carriera bloccata. Almeno con l’approvazione del decreto sicurezza l’anticipo delle spese legali per fatti di servizio è passato da 5 mila euro complessivi a 10 mila euro per fase del procedimento penale”.

Il Segretario Generale del SAP aggiunge:È ora di cambiare la norma e quando sussistono cause di giustificazione del reato quali l’uso legittimo delle armi, la legittima difesa e l’adempimento del dovere non si proceda più con l’avviso di garanzia automatico ma siano prima effettuati accertamenti di garanzia nei quali sia la nostra amministrazione a dover rappresentare gli operatori nelle prime fasi di verifica“. Infine conclude Paoloni: “Siamo vicini ai due colleghi indagati in questa loro difficile fase del loro percorso professionale e siamo certi che sapranno dimostrare la regolarità del loro agire, auspichiamo infine che le verifiche siano il più celeri possibili. Il Paese deve essere grato ai nostri due colleghi per aver rischiato la vita per assicurare alla giustizia pericolosi criminali. Chi fa il proprio dovere deve essere premiato e non messo sotto processo“.

Martedì 17 giugno il pubblico ministero Francesco Ciardo della Procura di Taranto conferirà l’incarico per l’autopsia. L’esame servirà ad accertare tutti gli elementi utili per ricostruire la dinamica tra i quali i fori di entrata e di uscita dei proiettili. “Si tratta di un atto dovuto”, spiega l’avvocato Antonio Maria La Scala, legale di uno dei due agenti. Sarebbe stato proprio Mastropietro, che aveva precedenti per rapina, a sparare al brigadiere. Il suo presunto complice Camillo Giannattasio, incensurato di 57 anni, è stato prima fermato e poi arrestato per detenzione di un vero e proprio arsenale di armi ed ora è detenuto.

É stata recuperata e posta sotto sequestro la pistola Beretta calibro 9×21 con matricola abrasa, dalla quale sarebbero partiti i proiettili mortali che giovedì hanno ucciso il brigadiere. L’arma è stata trovata dopo il conflitto a fuoco nelle campagne di Grottaglie. Il comando provinciale dei carabinieri di Taranto ha reso noto con una nota che è stata “posta sotto sequestro la pistola impugnata dal malvivente deceduto, una semiautomatica marca Beretta 98/FS calibro 9X21 con matricola abrasa, usata presumibilmente anche nella precedente sparatoria avuta con i carabinieri”.

I due poliziotti sono difesi dagli avvocati Giorgio Carta del Foro di Roma e Antonio Maria La Scala del foro di Bari, entrambi avvocati ex appartenenti alle forze dell’ordine ed esperti delle dinamiche di intervento e protocolli operativi degli operatori in divisa.

Nell’ordinanza in cui si motivano le esigenze cautelari gli inquirenti affermano che l’omicidio del brigadiere 59enne Carlo Legrottaglie, nelle intenzioni di chi gli ha sparato e della persona che era con lui, è stato funzionale a evitare che i carabinieri, una volta catturati i due, scoprissero l’arsenale di armi nell’abitazione e nella ferramenta riconducibili al 57enne Camillo Gianattasio. Quest’ultimo nascondeva quattro pistole semiautomatiche, di cui alcune con matricola abrasa, due revolver, un fucile a cannemozze, numerose munizioni di vario calibro, silenziatori artigianali, targhe di veicoli, cappucci, passamontagna, guanti, diversi telefoni cellulari, strumenti e materiali per la manutenzione e modifica delle armi.

Nel secondo conflitto a fuoco, sempre secondo le prime ricostruzioni, Mastropietro quando è stato rintracciato seppur ferito, avrebbe sparato nuovamente tanto che sarebbero stati trovati i bossoli di tre armi. A quel punto sarebbe stato colpito e sarebbe deceduto. Il complice è stato bloccato e ammanettato. Insieme all’autopsia occorrerà effettuare una perizia balistica proprio per capire chi ha sparato in quella circostanza. Peraltro in questa circostanza potrebbe essere applicato per la prima volta il decreto sicurezza approvato pochi giorni fa che prevede un sostegno economico per le spese legali sostenute da appartenenti alle forze dell’ordine, vigili del fuoco e forze armate indagati o imputati per fatti connessi al servizio.

Giannattasio si è arreso, mentre Mastropietro ha aperto il fuoco contro gli agenti e ha tentato di ricaricare l’arma, la stessa usata per uccidere il brigadiere Legrottaglie. Gli agenti hanno risposto al fuoco per fermarlo, anche per proteggere alcuni operai presenti nella zona. Mastropietro è morto nello scontro. Le indagini su quanto avvenuto al momento della cattura di Mastropietro e Giannattasio sono state delegate alla Squadra Mobile della Questura di Taranto.

Stamattina nel corso dell’udienza di convalida del fermo tenutosi nel carcere di Taranto, alla presenza del suo avvocato, è stato interrogato Camillo Giannattasio, 57 anni, di San Giorgio Ionico, arrestato assieme a Mastropietro che poco dopo è morto, dopo il conflitto a fuoco. L’uomo, difeso dall’avvocato Luigi Danucci, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Francesco Maccagnano, ed ha chiesto per sé l’esame dello stub che rileva la presenza di tracce di polvere da sparo. Al momento del rintraccio nelle campagne di Grottaglie i due, che erano fuggiti a piedi, erano insieme. Secondo le prime ricostruzioni, Mastropietro era rimasto già ferito nella prima sparatoria, quella di Francavilla, probabilmente dallo stesso brigadiere Legrottaglie. Tra le parti offese individuate dalla Procura figurano la moglie, i tre fratelli e i tre figli minorenni di Mastropietro

Per quanto riguarda invece l’omicidio del brigadiere capo dei carabinieri, Legrottaglie, la competenza passa alla Procura di Brindisi, alla quale il pubblico ministero di Taranto, Ciardo, ha richiesto il trasferimento del fascicolo.

Dichiarazioni di Riccardo De Corato

“Ci lascia l’amaro in bocca l’avviso di garanzia per gli agenti che hanno fermato gli assassini del povero carabiniere Legrottaglie: capisco che si tratta di un atto dovuto e rispetto l’iter della giustizia, ma questo non mi impedisce di essere solidale con questi ragazzi che hanno fatto semplicemente e fino in fondo il proprio dovere”. Lo afferma il vicepresidente della commissione Affari Costituzionali alla Camera, Riccardo De Corato, di Fratelli d’Italia segnalando in un comunicato che “nel decreto Sicurezza abbiamo aumentato da 5000 a 10000 euro l’anticipo per le spese legali per cause legate al servizio. In questo modo, per fortuna – aggiunge – alla beffa non si aggiunge anche il danno economico”. Inoltre, “è evidente che su questa fattispecie come su tante altre – conclude – sarà opportuno intervenire ancora per tutelare le forze dell’ordine che, rischiando la propria vita, garantiscono la sicurezza dei cittadini onesti”.

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