Secondo la tesi accusatoria prospettata e documentata dal pm Mariano Buccoliero della Procura di Taranto, Antonio Albanese proprietario del Gruppo CISA spa di Massafra (TA) avrebbe fatto tagliare e distruggere un’area boschiva di circa 2900 metri quadrati per consentire alla società APPIA ENERGY di cui è socio al 49% di poter superare il provvedimento di revoca della precedente Aia che era stata rilasciata dalla Provincia di Taranto
TARANTO – Sono state depositate nel procedimento sfociato nei confronti dei quattro imputati, incriminati a vario titolo per la distruzione di un’area boschiva adiacente a quella in cui è stata realizzata, nell’area di Massafra, la seconda linea di rifiuti per l’ampliamento della centrale termoelettrica APPIA ENERGY spa (società compartecipata dal Gruppo Marcegaglia e dal Gruppo Cisa di Massafra) nell’ambito del procedimento all’esame del Gup dottor Giuseppe Tommasino del Tribunale di Taranto le costituzioni di parte civile dell’associazione Medici per l’ambiente, della Regione Puglia rappresentata dall’avvocato Donato Salinari, e del Comune di Massafra .

Tonino Albanese
Sott’accusa figurano l’imprenditore Antonio Albanese, meglio noto a tutti con i soprannomi di “Tonino” o “Surgicchio“) rappresentante legale della società Appia Energy, il dirigente Luigi Traetta del Comune di Massafra , ed i verificatori Saverio Riccardi e Anna Cecca incaricati dal Consiglio di Stato. Nell’udienza preliminare svoltasi ieri dinnanzi al Tribunale di Taranto, l’avvocato Antonio Raffo, difensore con l’avvocato Luigi Quinto del Foro di Lecce dell’imprenditore massafrese Albanese, ha avanzato per il suo cliente richiesta di abbreviato , rito alternativo di celebrazione del processo rispetto al rito ordinario (ovvero al dibattimento ove la prova è assunta avanti al Giudice in contraddittorio tra le parti ed il Giudice nulla – o quasi nulla – conosce degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del Pubblico Ministero), che in caso di condanna il rito prevede una premialità per l’imputato: ovvero la riduzione di un terzo della pena eventualmente inflitta. Il processo in abbreviato si celebra in Camera di Consiglio ( quindi escluso al pubblico) davanti al GIP una volta che l’imputato ne ha fatto richiesta o l’ha avanzata il difensore munito di procura speciale.

Le accuse a carico di Antonio Albanese sono di distruzione di bellezze naturali e di “falso ideologico” in concorso con gli altri imputati. La vicenda processuale è inerente con il progetto di ampliamento della centrale termoelettrica
Appia Energy spa a Massafra, che venne amplificata dall’inviato
Pinuccio del noto programma televisivo
“Striscia la Notizia“ di Canale5 e dal CORRIERE DEL GIORNO ai quali si pose in contrapposizione un giornalista locale, tale
Mimmo Mazza attuale caposervizio a Taranto della
Gazzetta del Mezzogiorno, da sempre “amico” dell’
Albanese del quale aveva preso ridicolmente le parti attraverso la pubblicazioni di articoli difensivi che definire imbarazzanti è ben poca cosa..

Secondo la tesi accusatoria prospettata e documentata dal pm Mariano Buccoliero della Procura di Taranto, Antonio Albanese avrebbe fatto tagliare e distruggere un’area boschiva di circa 2900 metri quadrati per superare il provvedimento di revoca della precedente Aia che era stata rilasciata dalla Provincia di Taranto della quale era presidente all’epoca dei fatti Martino Tamburrano da sempre considerato e chiacchierato negli ambienti politici-economici della provincia di Taranto come “politico” alle dipendenze del voleri ed interessi economici di Albanese.

L’imprenditore Albanese aveva ottenuto persino un giudizio favorevole davanti al Consiglio di Stato, ma secondo le evidenze investigative del pm Buccoliero, tale giudicato sarebbe stato condizionato ed ottenuto dall’aiuto oggetto di corrutela ottenuto dai verificatori incaricati dal Consiglio di Stato, Riccardi e Cecca, che di fatto avrebbero alterato il contenuto della relazione, certificando che i nuovi corpi di fabbrica ricadevano al di fuori dell’area annessa al bosco e a quella del Parco delle Gravine. Sempre gli stessi avrebbero anche omesso di segnalare che in precedenza l’area segnalata conteneva circa 2900 metri quadrati di bosco eliminati dalla mano dell’uomo. Il dirigente del Comune di Massafra Luigi Traetta risponderà invece dell’ accusa a suo carico di aver rilasciato nel 2014 una falsa attestazione alla società APPIA ENERGY sui limiti del bosco.
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