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26 Luglio 2025 03:15

Giustizia, ok del Senato: approvata la separazione delle carriere dei magistrati

Tutte respinte, in precedenza, le proposte di modifica delle opposizioni. Fumata bianca dopo il muro contro muro di ieri

Via libera a Palazzo Madama nell’Aula del Senato all’articolo 2 del ddl sulla separazione delle carriere dei magistrati. Il testo modifica l’articolo 102 della Costituzione precisando che le norme riguardanti la magistratura «disciplinano altresì le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti». I successivi articoli 3 e 4 specificano e articolano il principio della separazione delle carriere e dei due Csm per le due magistrature. Tutte respinte, in precedenza, le proposte di modifica delle opposizioni.

Ieri Palazzo Madama aveva concluso il voto dei 35 emendamenti al primo articolo – che attribuisce al presidente della Repubblica il potere di presiedere entrambi i Csm – che ha ottenuto il via libera grazie al canguro, ossia al meccanismo che permette di accorpare più proposte di modifica in una sola votazione. Una scelta necessaria, considerando gli oltre mille emendamenti complessivi.

La separazione delle carriere è uno dei punti fondamentali della riforma della giustizia targata governo Meloni. “Questo governo ha un consenso e un programma in cui c’era la separazione delle carriere: è naturale si raggiunga un obiettivo promesso agli elettori nel programma” ha evidenziato nella giornata di ieri il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto.

Va ricordato che la riforma è stata già approvata dalla Camera dei deputati lo scorso 16 gennaio con 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti. A sostegno della riforma anche Azione e +Europa. Il provvedimento che ha ricevuto il via libera da Palazzo Montecitorio è formato da otto articoli e prevede, oltre alla separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante ed il Consiglio superiore della magistratura requirente

Il disegno di legge contiene anche l’istituzione dell’Alta corte disciplinare, un organo collegiale cui è attribuito la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari, sia giudicanti che requirenti. L’obiettivo del Governo è quello di completare l’iter parlamentare entro l’estate.

Ci sono voluti 36 anni per far cambiare una giustizia sempre più lontana dai cittadini. Le parole di Giovanni Falcone di allora sulla riforma incompiuta gli hanno causato più guai che meriti. Ma il suo sogno si è avverato. “Non si può avere un giudice figura neutrale, non coinvolta, al di sopra delle parti, avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, indistinguibili gli uni dagli altri”, diceva Falcone.

La credibilità di tutta la magistratura è ai minimi termini ma non è colpa della politica. Pm e giudici devono essere “nemici“, non complici. Alternativi, non subalterni. In Italia abbiamo avuto troppo spesso dei Gip “notai” delle Procure.  I pochi che si discostano da questo malcostume  fanno giustamente scalpore.

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