di Silvia Signore
L’estate 2025 è calda, affollata, patinata, ma ogni luogo è diverso e unico nelle sue particolarità, In Italia, il lusso estivo ha i suoi “santuari”, ed ognuno racconta una storia diversa di eccesso, estetica, esclusione. Sono cinque i luoghi simbolo dell’estate italiana all’insegna del lusso: Porto Cervo, Capri, Forte dei Marmi, Taormina, Lago di Como. Cinque facce del privilegio stagionale e cinque modi di essere irraggiungibili. il costo della bellezza. Cinque luoghi, cinque estetiche del privilegio. In comune hanno un’estate che non appartiene più a chi ci vive, ma a chi può permettersela. Diverse nella forma, uguali nella sostanza: tutte raccontano di un’Italia che si vende bene, ma si vende tanto. E ogni volta che una barca arriva, qualcuno deve fare spazio. Il turismo del lusso, oggi, non è più solo un’economia: è una scelta politica su chi può abitare la bellezza e chi no.

Porto Cervo . L’ostentazione galleggiante
Qui il lusso è nautico, verticale, muscolare. Si misura in metri di yacht e litri di champagne. Il Twiga riapre dopo l’acquisizione di Leonardo Maria Del Vecchio, tramite la sua holding LMDV Capital, che ha acquisito il 100% del gruppo Twiga da Flavio Briatore. L’operazione include anche il passaggio della gestione dei locali Twiga, che comprendono quelli di Forte dei Marmi, Londra, Montecarlo, Ventimiglia e Doha con una lista di attesa che fa provincia, e il rumore degli elicotteri è costante come il maestrale.
A Porto Cervo si viene per essere visti : è il palcoscenico d’élite più aggressivo dell’estate italiana. Fuori dalla scena, la Sardegna vera osserva in silenzio, o lavora instancabilmente: stagionali, cuochi, autisti , vigilanza, a volte senza contratto, sempre senza protagonismo. Qui ci sono due mondi che non si toccano mai, se non per contratto di lavoro. Porto Cervo, frazione di Arzachena, è da decenni il simbolo della Costa Smeralda. Creata negli anni ’60 dal principe ismailita Karim Aga Khan, oggi ospita ogni estate una delle più alte concentrazioni di ricchezza del Mediterraneo.

Nel 2025, tra i moli si contano oltre 130 yacht oltre i 40 metri, molti dei quali appartenenti a fondi arabi, magna tech statunitensi, o nuovi miliardari del lusso asiatico. Si stimano circa 500 milioni di euro in transazioni turistiche private solo nei mesi di luglio e agosto. Ma sotto questa superficie dorata, si nasconde una realtà meno fotografata. Dietro il glamour, c’è una macchina umana che regge tutto questo: cuochi, facchini, donne delle pulizie, autisti , manutentori, vigilanti .
Molti sono sardi, torna ogni estate per un lavoro che spesso dura il tempo di una stagione. Altri arrivano dal sud Italia o dall’Est Europa, stipati in appartamen a prezzi proibitivi, anche 500 euro al mese per un letto condiviso. Il paesaggio attorno a Porto Cervo resta mozzafiato. Le cale e di sabbia bianca, le rocce granitiche scolpite dal vento, le acque che sembrano filtrate da Photoshop. Ma accedere a questa bellezza è sempre più difficile per i sardi stessi. Molte spiagge libere sono state inglobate in resort o club privati , e i prezzi, dai ristoranti alle case, rendono impossibile vivere stabilmente qui senza redditi altissimi.

Capri . Il lusso che si tramanda
Nell’isola dei faraglioni l’eccesso è più antico, quasi nobiliare. Qui non si urla, si sussurra. Il privilegio si porta come un anello di famiglia. Le barche ormeggiano lontano, i clienti entrano da ingressi secondari, e il conto arriva sempre, ma mai con la fretta dei luoghi “nuovi”. Chi vive qui, però, sta lentamente scomparendo: il costo degli affitti ha cancellato la vita quotidiana. Restano gli hotel, le boutique, le barche. L’isola è bellissima. Ma per pochi. Sempre meno.

Forte dei Marmi . Il lusso della tradizione (che costa sempre di più)
Nel cuore della Versilia, il lusso è borghese, toscano, radical chic. Lo si respira nei bagni storici da migliaia di euro al mese, nelle ville liberty nascoste dietro i pini, nei tavoli prenotati “da anni” al ristorante sulla spiaggia. Il Forte è l’eleganza di chi non ha bisogno di urlare, ma vive in un’economia parallela dove una settimana può arrivare a costare come uno stipendio annuale. Qui, però, la borghesia si sta assottigliando: al suo posto, fondi stranieri e nuovi miliardari digitali.

Taormina . Il lusso che si affaccia sulla storia
In Sicilia, il lusso ha il sapore del Mediterraneo, ma la forma del marketing internazionale. A Taormina si fondono rovine greche, aperitivi da 50 euro e influencer che scattano selfie con l’Etna sullo sfondo. È un lusso più spettacolare che esclusivo, dove la bellezza è ancora democratica, ma i prezzi non più. Intorno, il divario è netto: basta uscire dal centro per trovare la povertà che non fa turismo. Il contrasto qui è ancora più visibile: una terrazza vista mare, e sotto, l’economia a pezzi del Sud.

Lago di Como . Il lusso dell’assenza
Il Lago di Como d’estate è silenzioso, immobile, rarefatto. Qui il lusso è assenza di folla, di rumore, di caos. È la villa con giardino progettato, il motoscafo privato, la servitù che si muove invisibile. Non è una mondanità “sociale”, ma piuttosto un ritiro dorato per miliardari e celebrità che non vogliono farsi vedere. Anche qui, però, i residenti storici arretrano. Il turismo esclusivo non disturba, ma svuota.

Il “boom” della Puglia. Dal sogno condiviso al turismo di lusso blindato
Negli ultimi anni la Regione Puglia ha lavorato arduamente per cercare di raggiungere queste mete tanto ambite C’è stato un momento, tra il 2015 e il 2020, in cui la Puglia sembrava il sogno possibile di tutti . Trulli, masserie, spiagge libere, cucina vera, accoglienza calda. Un Sud che non chiedeva di cambiare, ma solo di essere visto. Poi sono arriva i fondi stranieri, le star internazionali, i listini milionari. Nel 2025, la Puglia è ancora bella, forse troppo. E il rischio è che quella bellezza stia diventando un bene di lusso, recintato.
A Ostuni, Cisternino, Fasano, le masserie trasformate in resort di design costano cifre fuori portata. A Gallipoli, i beach club estivi assomigliano sempre più a Ibiza, tra sound elettronico e champagne a fiumi. A Polignano, il centro storico è invaso. A Nardò e Lecce, si comprano case per investimento, più che per viverci. Il volto nuovo della Puglia è elegante, internazionale, instagrammabile — ma quanto resta dell’identità vera? Dietro la cartolina c’è anche qui un divario crescente: chi lavora nei resort spesso abita a 40 km di distanza, chi possiede i terreni non è più chi li coltiva.
Eppure, in Puglia resiste qualcosa di unico: una memoria collettiva forte, popolare, che non si lascia comprare facilmente. La sfida è proprio questa: trovare un equilibrio tra crescita e radici, tra accoglienza e appartenenza. La Puglia non è “solo” un’altra meta di lusso: è un caso di scuola, un laboratorio fragile dove il successo turistico rischia prtò di diventare invasione. E proprio per questo, è uno dei luoghi in cui si gioca il futuro del turismo italiano: un turismo che arricchisce davvero o che svuota in silenzio?