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9 Settembre 2025 03:25

Eredità Agnelli, semaforo verde della Procura per la messa alla prova di John Elkann

La Procura di Torino ha espresso parere favorevole alla richiesta di sospensione del procedimento a seguito del versamento all'erario degli Elkann di 183 milioni di euro

La Procura della repubblica di Torino ha espresso parere favorevole alla richiesta di sospensione del procedimento, con messa alla prova, di John Elkann, nell’ambito delle indagini relative all’eredità della nonna, Marella Agnelli, vedova di Gianni Agnelli, morta nel 2019. Si è concluso così il primo round dell’inchiesta sull’eredità di Marella Caracciolo, vedova dell’avvocato Gianni Agnelli, che vedeva indagati a Torino i tre fratelli Elkann e alcuni dei loro più stretti collaboratori. Lo ha comunicato poco dopo le 18 a borse chiuse la stessa procura guidata da Giovanni Bombardieri, giustificando la “tutela” su possibili ripercussioni sui titoli di Stellantis e della galassia Exor.

Dopo quasi due anni di indagini i militari delle Fiamme Gialle, coordinati dai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti, hanno documentato un’evasione Irpef da 248,5 milioni e una massa ereditaria da 1 miliardo occultata al Fisco italiano sul presupposto che la vedova dell’Avvocato fosse residente in Svizzera circostanza questa rivelatasi falsa e costruita ad hoc.

Sempre nell’ambito dello stesso procedimento penale la Procura ha depositato richiesta di archiviazione nei confronti di Lapo e Ginevra, i fratelli di John Elkann,  per i reati di dichiarazione infedele e truffa in danno dello Stato. Per John Elkann invece avanzata richiesta di archiviazione parziale eslusivamente per il reato di dichiarazione infedele, limitatamente a due annualità. L’epilogo dell’inchiesta arriva dopo che John Elkann ha versato a luglio 183 milioni all’Agenzia delle Entrate ed estinto così il debito tributario. Per il presidente di Stellantis i pm hanno dato parere favorevole alla sospensione del procedimento con messa alla prova. Ora su tutte le posizioni dovrà esprimersi il Gip.

Reati contestati

Le accuse erano di dichiarazione infedele e truffa ai danni dello Stato per tutti eccetto Morone, che invece insieme a Ferrero deve rispondere di falso in atto pubblico . La falsità contestata ai due professionisti riguarda la dichiarazione sull’assetto della società semplice “Dicembre” – la cassaforte che consente a John Elkann il controllo dell’impero di famiglia – trasmessa alla Camera di Commercio di Torino con 17 anni di ritardo. 

Elkann dovrà ora proporre alle autorità giudiziarie un’istituzione presso la quale poter svolgere i lavori socialmente utili. Margherita Elkann sta lottando dal canto suo,  per annullare gli accordi che ha firmato nel 2004 dopo la morte del padre, nel tentativo di garantire che il denaro vada ai suoi cinque figli avuti dal secondo matrimonio.

L’avvocato Paolo Siniscalchi, legale dei fratelli Elkann, ha dichiarato: “La richiesta di John Elkann di messa alla prova non comporta, come del resto la definizione con il fisco, alcuna ammissione di responsabilità. Se tale proposta sarà accolta il procedimento a suo carico sarà sospeso e all’esito positivo della prova si concluderà con una sentenza di estinzione di tutti i reati per i quali John Elkann è attualmente indagato, risultato analogo a quello relativo alle posizioni dei suoi fratelli Ginevra e Lapo, per i quali è stata chiesta l’archiviazione“.


Il parere della Procura

Oltre che per Lapo e Ginevra Elkann, la Procura ha depositato richiesta di archiviazione integrale anche per Urs Robert Von Grunigen, notaio di Marella Caracciolo. Solo per il reato di dichiarazione infedele, limitatamente a due annualità, la Procura ha chiesto l’archiviazione parziale, oltre che per John Elkann, anche per Gianluca Ferrero, commercialista della famiglia e attuale presidente della Juventus, per il quale ha anche espresso “parere favorevole alla richiesta di applicazione della pena”. Al notaio torinese Remo Maria Morone è stata invece notificato l’avviso di conclusione delle indagini, l’atto che di norma precede il rinvio a giudizio.

I pareri favorevoli espressi dalla Procura di Torino, a conclusione delle indagini preliminari,”sono conseguenti – scrive il procuratore Giovanni Bombardieri ai versamenti effettuati all’Erario a cura degli indagati per complessivi 183 milioni circa -, sulla base dei processi verbali di constatazione notificati dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Torino, somma che estingue integralmente il debito tributario, comprensivo di sanzioni e interessi“.

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