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9 Novembre 2024 04:04

È morta Franca Sozzani, la vera “signora” della moda italiana.

Franca Sozzani rappresentava tutto per la moda italiana, finendo per influenzare con grande signorilità e raffinatezza il mondo della moda, valorizzando e facendo diventare delle vere e proprie stars internazionali importanti stilisti e creatori italiani, a partire da Gianni Versace a Giorgio Armani, di cui era stata anche molto amica, e lanciato topmodels e nuovi stilisti emergenti.

di Antonello de Gennaro

Franca Sozzani la direttrice dell’edizione italiana diVogue era senza alcun dubbio la persona più importante nella moda italiana ed una delle persone più influenti nel settore al mondo, è morta ieri a Milano all’eta di 66 anni splendidamente portati.Avrebbe compiuto 67 anni il 20 prossimo  gennaio.

La Sozzani era malata da tempo di cancro. Direttore di Vogue Italia dal 1988, aveva reso il suo magazine uno dei più influenti al mondo subito dopo l’ edizione americana diretta dalla sua amica Anna Wintour. Ma Franca Sozzani rappresentava tutto per la casa editrice  Condè Nast Italia, e non a caso era diventata responsabile di tutte le riviste che ruotano attorno a Vogue, finendo per influenzare con grande polso ma signorilità e raffinatezza il mondo della moda, valorizzando e facendo diventare delle vere e proprie stars internazionali non pochi importanti stilisti e creatori italiani, a partire da Gianni Versace a Giorgio Armani, di cui era stata anche molto amica, e lanciato topmodelle e nuovi stilisti emergenti.

Franca Sozzani “era” Vogue Italia e cioè la moda italiana da 28 anni, esattamente come Anna Wintour è Vogue America, anche se vedendole sedute vicine, l’ultima volta in occasione del pranzo di inaugurazione delle sfilate milanesi alla presenza del premier Matteo Renzi, capivi immediatamente quanto fossero diverse. Entrambe uniche.  Gli occhi azzurrissimi di Franca Sozzani emanavano sempre solarità, e contrastavano con il caschetto scolpito della Wintour il cui sguardo si nasconde da sempre dietro i suoi occhiali neri. Lavorava nella moda ma ne aveva un’opinione così alta dicendo che “la moda non è soltanto cultura, ma sopratutto un business” e sosteneva che tanta visibilità dovesse essere messa al servizio di qualcosa di importante. Come la lotta all’Aids, che lei ha sempre sostenuto affiancando l’Anlaids nella raccolta fondi della manifestazione “Convivio” organizzata dopo la tragica morte dell’ideatore Gianni Versace. Ma anche la lotta al cancro, per cui aveva accettato dal 2013 la carica di presidente della Fondazione Ieo, la Fondazione Istituto Europeo di Oncologia e Centro Cardiologico Monzino che ha reso noto la notizia della scomparsa della giornalista. Quel male maledetto contro cui ha lottato in silenzio, con grande dignità e che alla fine l’ha portata via in silenzio. In punta di piedi. Pochissimi infatti erano a conoscenza del suo male, in molti mormoravano con un rigoroso silenzio di rispetto umano. Che la Sozzani non stesse bene, che avesse qualcosa di serio era evidente da tempo.

Lo stile?Oggi non ce n’e’ uno. Secondo me le persone dovrebbero comprare piu’ specchi che abiti per vedersi prima di uscire: per inseguire la moda c’e’ gente disposta a tutto ma io penso che bisogna corrispondere con gli abiti alla propria personalita’, questo e’ lo stile. Se devo diventare la testimonial di firme, una specie di prototipo di qualcun altro, allora che mi paghino”. Questa sua frase ricordata dall’ ANSA, parla molto della personalità di Franca Sozzani.

Prima di scrivere questo ricordo, ho riflettuto a lungo, incredulo, smarrito, confuso, scioccato. Ho fatto dei flash-back nel mio passato milanese, circa 10 anni, in cui mi sono occupato di moda e non c’era occasione in cui non ricordassi il suo sorriso, i suoi occhi azzurri che sprizzavano un energia contagiosa.

Ho conosciuto Franca Sozzani nel 1998. Me la presentò fissandomi un appuntamento con lei, nel suo ufficio di piazza Castello, una comune amica e collega barese Anna Dello Russo che era diventata la sua “pupilla” a cui mi ero rivolto per conoscerla. Volevo parlarle, presentarle un mio progetto editoriale nel settore.

Quando mi trovai al suo cospetto, dopo qualche attimo di normale emozione e tensione, lei mi venne incontro dandomi la mano e dicendomi semplicemente “Ciao, sono Franca Sozzani

Mentre le parlavo di quello che stavo per realizzare e cioè il Fashion Book Italia, la prima ed unica directory della moda italiana, il suo telefono squillava ininterrottamente. La cercavano tutti i grandi del “made in Italy”: Gianfranco Ferrè, Valentino, Giorgio Armani, Gianni Versace e lei scusandosi ogni volta con me con il suo sorriso per quel benedetto telefono che squillava in continuazione, rispondeva affettuosamente a tutti, a partire dalla sua segretaria, con una semplicità disarmante. Fu grazie al suo consenso, al sostegno pubblicitario che dispose immediatamente agli uffici pubblicitari della Condè Nast che il mio progetto decollò. Quando parlavo con gli altri direttori delle più importanti riviste italiane di moda edite dal Gruppo Mondadori, del Gruppo Rizzoli, tutte mi facevano la stessa domanda: “C’è Vogue Italia ? Cè la Sozzani“. Al mio “Si” si accodarono ed aderirono tutti alla mia iniziativa.

Qualche anno dopo  in occasione della presentazione a Roma del suo progetto “Who is on the next” un vero e proprio contest con  scouting di giovani stilisti emergenti, ideato realizzato dalla Sozzani  con Altaroma, ebbi con lei un forte attrito e scontro dialettico, a causa di opinioni diverse sulla deontologia giornalistica, quasi sempre calpestata nei giornali di moda. Incredibilmente la gente mi fermava e diceva “ma come ti sei messo contro la Sozzani ? ” quasi come se fossi un pazzo o un marziano.

Ma lei, Franca, era troppo intelligente, e quando sei mesi dopo, rendendomi conto di aver sbagliato ed esagerato,  mi avvicinai al termine di una sfilata per chiederle pubblicamente scusa, lei mi guardò con i suoi occhi dolci e maliziosi. e mi disse “ma perchè mi chiedi scusa, è forse  successo qualcosa…? “. E ritornammo amici.

Franca Sozzani, ad un certo punto nella sua vita, si innamorò del giornalista-scrittore Alain Elkan imparentato con l’ avvocato Agnelli, ed iniziò a frequentare Roma durante i fine settimana. Un pomeriggio  in primavera la incontrai a piazza San Lorenzo in Lucina, una delle piazze adiacenti al Parlamento. era con il suo fidanzato e con un collega , Roberto Arditti che era diventato proprio in quei giorni direttore del quotidiano romano IL TEMPO. La Sozzani appena mi vide, si alzò, anticipandomi e mi venne a salutare dicendomi “ciao, come stai ? ora ho capito perchè te ne sei venuto a vivere a Roma !“. E li capii la sua educazione, la grandezza della sua ironia, e sopratutto la sua signorilità, la sua semplicità.

“Franca: Chaos and Creation” era il film-testamento che suo figlio Francesco Carrozzini, superstar della fotografia di moda, per cui stravedeva, le aveva dedicato e presentato con successo alla 73ma Mostra Cinematografica Venezia, rivelando molti gli aspetti meno noti di sua madre. La Sozzani già alla Mostra del cinema  era debilitata e sofferente ma aveva fatto giurare a tutte le persone coinvolte per il documentario di non far uscire alcuna notizia del suo malessere in alcun modo. Non voleva danneggiare e far soffrire il figlio

 

 

Non si definiva una donna di potere, anche se in realtà lo era  era: ”Sono una donna che lavora e lavora parecchio e si e’ battuta per cose che ha voluto, anche rischiando, per tre volte mi stavano licenziando, ma se fai un lavoro in cui credi e hai la fortuna che ti riconoscono le cose che hai fatto si forse a quel punto hai potere, che vuol dire che hai vinto tu nell’esporre le tue idee”.

Questo il video del 5 dicembre scorso a Londra durante la premiazione durante i Fashion Awards a Londra dello Swarovski for Positive Change.

 

 

La moda, l’ Italia, con la scomparsa di Franca Sozzani perde una delle sue “icone” più prestigiose. L’informazione perde il vero “leader” nel settore. Ed io non incontrerò più i suoi occhi azzurri ed il suo sorriso dolce-amaro. Le devo molto e non la dimenticherò mai.

Grazie di quello che hai fatto per me, e di avermi insegnato tante cose. Avevi ragione tu. La moda, come l’informazione, non è solo cultura. E’ anche business.

Ciao Franca ti ho voluto bene, a modo mio.

 

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Grazie, Antonello de Gennaro

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