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13 Novembre 2024 20:38

L’ex Popolare di Bari ora BdM Banca torna in utile

Il Consiglio di Amministrazione di BdM Banca ha approvato i risultati dell’esercizio 2023 che chiude, a tre anni dall’acquisizione da parte di Mediocredito Centrale, con un ritorno all’utile netto, pari a 9,87 milioni di euro a conferma dell’inversione di tendenza già emersa nei precedenti trimestri del 2023, del ritorno alla redditività e alla crescita (+36%) dei finanziamenti a medio-lungo termine a famiglie e piccole/medie imprese

La Banca Popolare di Bari, da luglio scorso BdM-Banca del Mezzogiorno spa, 3 anni dopo l’acquisizione da parte di MedioCreditoCentrale, 4 anni dopo il commissariamento di Banca d’Italia torna a vedere l’utile nel proprio bilancio di esercizio grazie ai tassi alti ed un migliore risultato compiuto dalla rete commerciale, riportando i conti della ex-Popolare di Bari all’utile netto, pari a 9,87 milioni di euro, in linea con l’andamento dei primi mesi del 2023 che con la prima semestrale, che aveva registrato la riduzione delle perdite nette a 3,16 milioni, rispetto i 45,34 del 2022 pur registrando ancora 10,2 milioni di euro di ulteriori accantonamenti netti a Fondi rischi e onericonnessi in gran parte alla legacy della precedente gestione ed i 170 del 2021.

Il Consiglio di Amministrazione di BdM Banca ha approvato i risultati dell’esercizio 2023 che chiude, a tre anni dall’acquisizione da parte di Mediocredito Centrale, con un ritorno all’utile netto, pari a 9,87 milioni di euro a conferma dell’inversione di tendenza già emersa nei precedenti trimestri del 2023, del ritorno alla redditività e alla crescita (+36%) dei finanziamenti a medio-lungo termine a famiglie e piccole/medie imprese a sostegno dell’economia reale del Mezzogiorno.

Soddisfatto dei risultati gestionali raggiunti l’ Ad Cristiano Carrus, in carica dal dicembre 2021: “I dati mostrano, senza dubbio, che la ripresa è iniziata, risultato di un grande lavoro di squadra, di management, dipendenti, Capogruppo e tutti quelli che hanno creduto in questa banca e nella sua rinascita“.

Cresciuto il margine di interesse (+34,0%) pari a 197,21 milioni di euro al 31 dicembre 2023  grazie ai maggiori impieghi netti verso la clientela per circa 263 milioni di euro. contro i 147,13 a fine esercizio precedente 2022 e quello di intermediazione è aumentato del 20,3% rispetto al 31 dicembre 2022, raggiungendo i 300,30 milioni. Il cost/income (spese amministrative/margine di intermediazione) è sceso al 79,2 rispetto all’85,8% del 2022. Nel 2023 sono cresciuti sia la raccolta globale a 10,95 miliardi (+8,9%) che gli impieghi alla clientela a 5,57 miliardi.

Questi ultimi, in particolare, sono aumentati del 5% rispetto ai 5,30 del 2022, grazie alla contribuzione delle nuove erogazioni di finanziamenti a m/l termine a famiglie e Pmi (+36% pari a circa 629 milioni contro i 463 del 2022).Segmentando la raccolta totale quella diretta, per 6,97 miliardi, è cresciuta del 9,1%, contro l’8,6% di quella indiretta, pari a 3,98 miliardi. La copertura dei crediti deteriorati è passata al 51,6% contro il 50,5% del 2022.

Cresciute e poi consolidate sia le sinergie con la capogruppo, come per la distribuzione dei prodotti MCC Factor dedicati alle Pmi del Sud, che il processo di integrazione all’interno del gruppo, mantenendo la grande focalizzazione sui territori di insediamento. Territori serviti da una rete commerciale nella quale c’è stato anche l’ingresso, da luglio 2022 in poi, di una forza gestori fissi dedicati ad un mercato specifico di aziende con

In particolare, il risultato economico evidenzia: costi operativi per complessivi 250,07 milioni di euro (260,85 milioni di euro al 31 dicembre 2022), che comprendono le spese per il personale pari a 148,60 milioni di euro (127,01 milioni di euro al 31 dicembre 2022, +17,0%) su cui hanno inciso, tra gli altri, i maggiori oneri attuariali per circa 13 milioni, l’adeguamento al nuovo contratto nazionale e gli ulteriori accordi raggiunti con le organizzazioni sindacali;  altre spese amministrative pari a 89,35 milioni di euro (87,14 milioni di euro al 31 dicembre 2022, +2,5%);    altri accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri pari a 10,23 milioni di euro (43,54 milioni di euro al 31 dicembre 2022, -76,5%). 

Da un punto di vista patrimoniale, il portafoglio titoli ammonta a 2.346,3 milioni di euro, rispetto al dato del 31 dicembre 2022 pari a 2.527,8 milioni di euro, ed è costituito, prevalentemente, da titoli governativi italiani classificati nel portafoglio FVOCI. Gli impieghi netti a clientela (non considerando i titoli di debito) passano da 5.307 milioni di euro di fine 2022 a 5.570,4 milioni di euro al 31 dicembre 2023 (+5%), grazie all’attività commerciale svolta nell’esercizio che ha prodotto, tra l’altro, un aumento del 36% dei finanziamenti a medio lungo termine erogati a famiglie e piccole/medie imprese (circa 629 milioni di euro di erogazioni rispetto ai 463 milioni di euro del 31 dicembre 2022).

I crediti verso clientela in bonis netti sono pari a 5.313,6 milioni di euro rispetto a 5.029,9 milioni di euro al 31 dicembre 2022; in tale aggregato, l’incidenza dei crediti in Stage 2 si riduce dal 12,9% di dicembre 2022 al 10,1% di fine 2023. Il portafoglio crediti deteriorati verso clientela presenta un valore contabile netto di 256,79 milioni di euro (277,08 milioni di euro a fine 2022), con un grado di copertura dei fondi rettificativi in crescita al 51,6% (50,5% al 31 dicembre 2022). Ad esito delle azioni di  derisking condotte nel quarto trimestre del 2023, l’NPL ratio lordo e l’NPL ratio netto registrano una flessione rispetto all’esercizio precedente, attestandosi, rispettivamente, al 9,0% (9,9% al 31 dicembre 2022) e al 4,6% (5,2% al 31 dicembre 2022).   

In crescita la raccolta: raccolta diretta +9,1% (6.976,1 milioni di euro al 31 dicembre 2023 vs 6.393 milioni di euro al 31 dicembre 2022) e raccolta indiretta +8,6% (3.988,3 milioni di euro al 31 dicembre 2023 vs 3.673,6 milioni al 31 dicembre 2022). La raccolta da banche è pari a 1.434,7 milioni di euro, rispetto ai 3.070 milioni di euro al 31 dicembre 2022, con una decrescita dovuta, in gran parte, alla componente da banche centrali avendo la Banca ridotto l’esposizione al TLTRO-III di circa 1.690,9 milioni nel corso del 2023.

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