Una “tredicesima” da 670 euro ed assegno di inclusione non-stop In arrivo per 750 mila famiglie. La prestazione di sostegno che ha sostituito il vecchio reddito di cittadinanza prevede oggi un mese di sospensione dopo diciotto mesi di fruizione. Ma nella manovra dovrebbe entrare una norma per eliminare questa pausa. La conferma arriva dal Ministero del Lavoro.
L’Adi viene pagato da gennaio 2024. I primi ad aver richiesto l’aiuto hanno raggiunto il limite delle 18 erogazioni quest’estate. Nel solo mese di luglio sono state circa 400 mila le famiglie che si sono viste sospendere la prestazione per un mese prima di ottenere il rinnovo per un altro anno. Il governo ci ha messo una toppa con un bonus una tantum da 500 euro. Adesso si lavora per una soluzione strutturale.
I beneficiari otterranno con l’eliminazione del mese di sospensione una sorta di “tredicesima” in media pari a 670 euro l’anno. Attualmente l’Assegno di inclusione spetta ai nuclei familiari con un Isee non superiore a 10.140 euro e con almeno un componente over 60, minorenne, con disabilità o in condizione di svantaggio. Sono 750 mila i nuclei che hanno ricevuto almeno un pagamento nel primo semestre.
L’importo medio mensile dell’assegno è pari a 669 euro. L’attuale normativa stabilisce che il beneficio è erogato mensilmente per un periodo continuativo di 18 mesi e che può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per periodi ulteriori dodici mesi. “Allo scadere dei periodi di rinnovo di 12 mesi – così recita la norma – è sempre prevista la sospensione di un mese“. L’ articolo potrebbe cambiare così : “Allo scadere dei periodi di rinnovo di 12 mesi il beneficio è rinnovato previa presentazione della domanda“. In pratica dovrebbe sparire il riferimento al mese di sospensione,
L’ Inps ha chiarito con il messaggio n° 3048 del 14 ottobre come fare domanda per il rinnovo. Il percorso di inclusione sociale e lavorativa previsto per i nuclei familiari beneficiari dell’Assegno di inclusione a seguito della presentazione della domanda di rinnovo inizia da un incontro con gli operatori dei servizi sociali, funzionale alla verifica e alla conferma o modifica dei percorsi di inclusione sociale e lavorativa individuati nei mesi precedenti. Vengono così ridefiniti gli impegni del nucleo nell’ambito dei Patti di inclusione sociale e lavorativa. L’Inps ha spiegato che “I componenti dei nuclei familiari inseriti in un percorso di attivazione lavorativa presso i centri per l’impiego devono, entro i successivi 60 giorni, sottoscrivere il patto di attivazione digitale individuale, se non già sottoscritto in precedenza, e procedere poi con l’aggiornamento del patto di servizio personalizzato” . Chi non sottoscrive i patti perde il diritto al sostegno.