“Il collegio del Garante non presenterà le proprie dimissioni“. E’ quanto ha detto intervistato dal Tg1 il presidente del Garante della Privacy Pasquale Stanzione, secondo cui le accuse rivolte all’Autorità “sono totalmente infondate”. che ha aggiunto “Non vi è stata mai una decisione del Garante che non sia stata presa “in piena indipendenza di giudizio”, assicura Stanzione, secondo cui “la narrazione del Garante come subalterno alla maggioranza di governo è una mistificazione che mira a delegittimarne l’azione, specialmente quando le decisioni sono sgradite o scomode”.
La questione, secondo il presidente dell’Autorità, è che “il Garante assume delle decisioni talvolta contrarie al governo, talvolta favorevoli allo stesso. Ed è questa la vicenda dell’autonomia”. E, dunque, quando la politica grida allo scioglimento, alle dimissioni “non è credibile“
Le reazioni
“Noi non trascuriamo nulla, le risultanze che sono uscite ci hanno spinto a dire: il Garante della privacy deve essere azzerato”. sostiene Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, ospite di ‘Di Martedì’, il programma di Giovanni Floris, su La7, a proposito del caso Report.
“Le parole di Stanzione al Tg1 sono una presa in giro per il Paese. Altro che autonomia: il Garante della privacy è ormai diventato lo scudo politico del governo Meloni. Invece di spiegare perché un componente dell’Autorità, Ghiglia, sia andato nella sede di Fratelli d’Italia a parlare della sanzione contro Report – come dimostra l’email ‘domani vado da Arianna Meloni’ – Stanzione si autoassolve in diretta tv, come se nulla fosse accaduto”, ha dichiarato invece Bonelli.
La memoria corta del M5s ed Avs
Con tutto il rispetto per le opinioni dell’ opposizione Conte dimentica le “porcate” del suo Governo Conte II, con quella una norma che venne difesa dall’allora ministro della cultura (con delega anche al turismo) Dario Franceschini e che salvava dalle conseguenze penali gli esercenti che non avevano versato la tassa di soggiorno, come risultava non avesse fatto Cesare Paladino, gestore del Plaza e padre di Olivia. La società a responsabilità limitata si chiama «Unione esercizi alberghi di lusso» ed è la scatola legale che contiene le proprietà immobiliari e le attività imprenditoriali di Olivia Paladino, compagna del leader del M5S Giuseppe Conte, e della sorella Cristiana.

Al cuore dell’azienda c’è il prestigioso Hotel Plaza, cinque stelle al centro di Roma. La notizia su cui Conte tace , è che i revisori dei conti hanno fatto fatica a chiudere il bilancio: la srl dovrebbe versare 29 milioni di euro al fisco e soltanto una nota aggiuntiva al bilancio, che confida che con il Giubileo e il grande afflusso di pellegrini risollevino il fatturato, ha consentito di chiudere l’ ultimo esercizio annuale

Cosi come Angelo Bonelli dimentica le “”porcate” del deputato Aboubakar Soumahoro, eletto nelle liste di AVS in Parlamento, la cui famiglia si è impossessata di fondi pubblici per gli immigrati, utilizzandoili per acquistare una villa e fare shopping griffato. “Seppure incensurati, hanno mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare un programma delinquenziale a gestione familiare, protratto nel tempo”, ha scritto il gip nell’ordinanza in cui si dispone per loro il divieto per 1 anno di contrattare con la Pa e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, oltre al sequestro di oltre 639mila euro a Mukamitsindo e di 13mila ai due figli
L’ordinanza parla di “illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare” nel quale ognuno aveva un ruolo specifico: “Se indubbiamente Mukamitsindo ha svolto e svolge un ruolo centrale nella dinamica delittuosa anche i figli hanno offerto consapevole e attiva partecipazione al meccanismo” perché erano nel cda della Karibu e quindi anche loro, secondo il gip, “indicavano, o comunque omettevano di vigilare affinché altri e in particolare la Mukamitsindo indicassero elementi passivi fittizi” nelle dichiarazioni al fisco.
I fatti contestati vanno dal 2015 al 2019. In questo arco di tempo la cooperativa Karibu avrebbe messo in contabilità cifre ragguardevoli tra costi non documentati (come spese di viaggio, manutenzione di beni, vitto e alloggio) e fatture emesse da Jambo “per operazioni inesistenti”: oltre 500 mila euro nel 2015, per esempio, e oltre 1,6 milioni nel 2016
Come mai Bonelli non ha mai chiesto le dimissioni del loro deputato eletto Soumahoro, la cui famiglia a partire dalla moglie si è resa responsabile di reati ben più gravi ?





