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5 Dicembre 2025 21:47

Cinque indagati per tentata estorsione a Claudio Lotito per fargli cedere la Lazio

Una campagna mediatica di false notizie pilotata per deprezzare le azioni della società biancoceleste. Perquisizioni e sequestri da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma.

Minacce, pressioni, false notizie di stampa per convincere Claudio Lotito a vendere la Lazio. È l’ipotesi investigativa sulla quale i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma – su delega della procura – hanno eseguito cinque perquisizioni nei confronti dei giornalisti Stefano Greco e Rodolfo Bada, Renato Calcara (il quale si autodefiniva in passato “l’ombra di Chinaglia”)— e altri due tifosi, Fabio Russo e Lorenzo Silvestri tutti indagati per tentata estorsione e manipolazione del mercato a danno del presidente della società biancoceleste. 

Il decreto firmato dai pm Gualtieri e Lotti della procura di Roma, riporta che i cinque indagati “agendo in concorso morale e materiale tra loro e con terzi in corso di identificazione, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, con reiterati atti di minaccia di morte effettuati a mezzo social network mediante telefonate anonime ed a mezzo mail – dirette alla persona offesa o a suoi collaboratori -, compivano atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere Claudio Lotito, persona ultrasessantacinquenne, a cedere il capitale medesimo detenuto della S.S. Lazio, in almeno un caso, a procedere ad un aumento di capitale”

Ecco cosa hanno scritto i pm nel decreto di perquisizione di 10 pagine circa le minacce a Lotito: “Un disegno più ampio e unitario volto, da un lato, a diffondere notizie false idonee a cagionare una riduzione del prezzo delle azioni della società sportiva quotata in borsa e, d’altro lato, a indurre e costringere l’azionista di maggioranza а cedere il pacchetto azionario di controllo sono stati raccolti ancora nelle ultime settimane dalla acquisizione delle pseudonotizie diffuse attraverso la pubblicazione on line” per “orientare una protesta delle tifoserie della Lazio contro Lotito”.

Nello stesso atto è riportato che i 5 indagati, agendo in concorso morale materiale tra loro e con terzi in corso di identificazione, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, al fine di conseguire il profitto avuto di mira con la consumazione del delitto indicato al capo precedente, diffondevano a mezzo social network attraverso la testata “Millenovecento” notizie false relative alla imminente cessione da parte di Claudio Lotito del pacchetto azionario di controllo della S.S. Lazio, allo stato di decozione delle società controllate da Claudio Lotito, alla intenzione di Lotito di far deliberatamente retrocedere la squadra della Lazio in una serie minore al fine di ottenere il cosiddetto paracadute di 35 milioni di euro e concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo delle azioni della Lazio società quotata”.

Gli atti raccolti parlano poi di numerosi post diffamatori. Tra questi quelli dell’account Facebook, di Stefano Greco e della pagina ‘Not Only Lazio”. Anche la pagina ‘CMonEagles‘ partecipava alla campagna diffamatoria con un presunto virgolettato attribuito ad Alessandro Vocalelli, secondo il quale Lotito avrebbe voluto la retrocessione per ottenere “il paracadute di 35 milioni di euro” commentato da utenti con toni celebrativi.

Secondo i pm si tratterebbe di una strategia studiata ben chiara e per comprovare le loro ipotesi accusatorie, i carabinieri hanno sequestrato oggi ogni device agli indagati. Alla visita dei militari, il giornalista Stefano Greco ha risposto con un post su X: “Dopo la Digos, oggi i carabinieri. Si sono presentati in sei prima delle 7 di mattina per perquisizione, controllo dei computer, sequestro del cellulare. Un anno fa ho fatto una denuncia per insulti e minacce, dopo 13 mesi, nulla. Ma io non sono Lotito”.

I fatti contestati agli indagati

Sono diversi i fatti contestati nella querela depositata da Lotito lo scorso 30 giugno, 19 giorni dopo lo striscione che Renato Calcara aveva appeso fuori dal suo appartamento davanti alla Camera dei deputati: “Lotito libera la Lazio”, riportati nel decreto di perquisizione firmato dalla pm Lucia Lotti, che ha iniziato a indagare, . Calcara non si è mai nascosto e, dopo la discutibile iniziativa, ha spiegato: “Ero l’ombra di Chinaglia, nel 1969 con lui e Pino Wilson è nata una certa amicizia, stavamo sempre insieme”. Colpito da un Daspo, aveva detto: “Sono 21 anni che non vado più allo stadio, fino a quando c’è questo personaggio (cioè Claudio Lotito, ndr) io proprio non ce la faccio”. Calcara a suo dire avrebbe deciso di agire alloquando il suo nipotino gli avrebbe confessato di vergognarsi a dire di essere laziale !

Lo striscione dell’11 giugno era però solo il primo segnale. Il 30 giugno vicino agli uffici di Forza Italia, in piazza San Lorenzo in Lucina, ( partito con cui Lotito è stato eletto senatore ) quattro ragazzi avevano appeso un altro striscione: “Forza Italia: libera la Lazio”. In realtà, già da un anno, ha denunciato il senatore, era oggetto “di una campagna diffamatoria volta a danneggiare la sua reputazione e a costringerlo a vendere la sua società anche attraverso azioni minatorie, tra cui continue telefonate ricevute a tutte le ore”.

Poi c’è il post Facebook del il 14 luglio pubblicato da Stefano Greco, relativo a un articolo intitolato “Qualcuno ha bussato a quella porta”, pubblicato sulla rivista online Millenovecento, (online dal 2021) in cui si parlava “di una presunta trattativa in atto tra Lotito e un gruppo estero per la cessione del 67% del capitale sociale della società, controllata tramite la Lazio Events Srl”. A cui faceva seguito il 17 luglio, cioè giorni dopo, un’altra telefonata: “L’interlocutore lo minacciava specificando che lo avrebbero ucciso se non fosse andato via e avesse lasciato la S.S. Lazio”.

Il 22 luglio si alza in volo un dell’aereo biposto con appeso uno striscione Lotito libera la Lazio”: commissionato da uno degli indagati, che la scorsa estate ha sorvolato il centro sportivo di Formello. Quattro giorni dopo, un altro striscione fuori dall’ufficio di Lotito. Poi ripetuti post sui socialnetwork Facebook e su X, oltre ad altri articoli contro Lotito e il direttore sportivo Angelo Mariano Fabiani. In uno di questi post si sosteneva inolte, che Lotito avrebbe voluto far retrocedere i biancocelesti per ottenere “il cosiddetto paracadute di 35 milioni di euro”. A cui hanno fatto seguito diverse minacce di morte, mail e adesivi attaccati anche fuori dall’abitazione di Lotito.

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