Un’ondata di terrore che partiva dal campo nomadi in via dei Gordiani dove i militari della Compagnia Carabinieri Parioli hanno eseguito alcune delle misure cautelari in carcere emesse dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta del procuratore aggiunto Giovanni Conzo a capo del l Dipartimento Criminalità diffusa e grave della Procura capitolina . Il “blitz” nel campo nomadi è scattato dopo che l’intero complesso è stato circondato dai Carabinieri che hanno eseguito gli arresti cautelari.
Per il gip, i fatti contestati “non appaiono occasionali ma sono chiaramente indicativi di una spiccata capacità delinquenziale e di una attività posta in essere in modo sistematico nell’ambito di reati contro il patrimonio e con violenza alle persone e uso di armi senza soluzione di continuità e denotano uno stretto collegamento con ambienti criminali di più alto livello”. Nell’ordinanza di oltre 200 pagine, il giudice sottolinea che “gli indagati hanno dimostrato anche una particolare organizzazione, con uso di telefoni cellulari il più delle volte intestati a persone inesistenti. Una organizzazione che si fonda anche sulla sussistenza di forti legami familiari e di una ampia rete di conoscenze nel settore delinquenziali di riferimento” evidenziando inoltre “la particolare capacità di riorganizzazione del gruppo con reclutamento di nuovi soggetti e creazioni di nuove ‘batterie’ e sottogruppi”. Sussiste, infine secondo il giudice, il “rischio che gli indagati possano usare violenza e minaccia al fine di intimidire e condizionare le persone offese ovvero i possibili testimoni oculari delle azioni criminose inducendoli a ritirare le querele”.
Sono diciotto i “rom” arrestati, almeno 46,, per una lunga serie di furti e rapine, commessi in diversi quartieri della Capitale, soprattutto ai danni di persone anziane, pianificati e guidati al telefono da un “boss” dei Rom che si trova detenuto a Regina Coeli. Molte delle vittime venivano sorprese in casa mentre guardavano la televisione di pomeriggio o si trovano a letto all’ora di cena. In alcuni episodi le vittime si sono viste puntare la pistola puntata alla testa.

Sedici rom sono finiti in carcere, compreso un minorenne, e due posti donne complici dei rapinatori ora con il braccialetto elettronico ai domiciliari, mentre il rom minorenne è stato ristretto nel centro di accoglienza di via Virginia Agnelli, al Portuense. Nel corso delle indagini, in precedenza, erano già state arrestate undici persone. Nel quartiere Trieste una delle vittime, un’anziana signora, è stata chiusa in una stanza, mentre nel quartiere dell’ Eur, come detto, un’altra è stata malmenata e ferita, così come un ragazzo a Torre Spaccata, minacciato con un coltello. I furti nei negozi e nei centri commerciali venivano effettuati soprattutto nel quartiere Casilino. Fra la refurtiva anche una macchina sportiva rubata da una bisarca e successivamente incendiata perché secondo i banditi responsabili anche di una rapina in un supermercato fuori Roma organizzata sempre dal boss al telefono dal carcere, sarebbe stata facile da individuare.
Agli indagati, tutti di origine Rom, sono stati contestati i reati di sequestro di persona, ricettazione, danneggiamento e incendio. Sospettati di furti a esercizi commerciali quali sale giochi o bar tabacchi. “Durante i colpi gli indagati rimanevano in costante contatto telefonico cos’ consentendo ai Carabinieri che li intercettavano di ascoltare in sottofondo anche le strazianti voci e urla delle vittime indifese”, riferiscono fonti degli investigatori.

La capacità della banda era quella di riorganizzarsi dopo ogni arresto effettuato dalle forze dell’ordine di appartenenti ai gruppi che entravano in azione anche nella zona di Piazza Bologna e dintorni. I Carabinieri hanno ricostruito l’organigramma della gang che faceva capo al “boss” detenuto incredibilmente in possesso di un telefonino. Le indagini adesso mirano anche ad accertare come abbia potuto avere ed utilizzare il cellulare dall’interno del carcere di Regina Coeli. In linea con lui venivano intercettati gli esecutori delle rapine a domicilio i quali minacciavano gli anziani inquilini ed anche picchiandoli in qualche caso per farsi rivelare il nascondiglio di soldi e gioielli. Sono stati individuati contestualmente i responsabili di una serie di furti da decine di migliaia di euro in alcuni esercizi commerciali.
Secondo gli accertamenti dei Carabinieri, il gruppo di delinquenti rom, tutti i giorni metteva a segno almeno tre colpi al giorno nel periodo intercorrente fra settembre 2024 e l’estate scorsa. A parte i 46 casi contestati, le indagini procedono anche su molti altri appartenente al campo nomadi. Si trattava di una banda non solo spregiudicata, violenta, che non esitava a effettuare sopralluoghi anche di mattina a bordo di auto a noleggio, a scegliere case anche abitate in quel momento, a sfondare grate di protezione e finestre per entrare all’interno e minacciare gli inquilini, spesso anziani.

Alcuni sono stati picchiati, altri terrorizzati con cuscini premuti sulla faccia o costretti a rimanere sotto le coperte. Una pensionata è finita in ospedale. Le indagini sono scattate dopo una rapina in zona Nomentana da dove i banditi sono fuggiti su una Golf bianca a noleggio che pochi minuti più tardi i Carabinieri hanno scoperto nel campo nomadi . Sono così iniziati gli accertamenti con i primi arresti, anche perché l’allarme sociale generato da questo genere di colpi è stato molto forte. Il timore di chi indaga era che qualche anziano potesse rimanere vittima di aggressioni, pestaggio ma anche gravi malori. Le indagini hanno preso il via potendo contare sulla grande esperienza sul territorio delle compagnie e stazioni dell’Arma coordinate dal Gruppo Roma e dal Comando provinciale particolarmente sensibili ed allarmati dai fenomeni criminali contro la cittadinanza







