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25 Ottobre 2025 16:14

Un pentito accusa Fabrizio Corona, “rapporti con clan”

Lo ha messo a verbale William Alfonso Cerbo, detto "Scarface", il nuovo pentito nel maxi procedimento "Hydra" della Dda di Milano

La “super mafia” a tre teste, un’alleanza per gli affari in Lombardia tra affiliati a Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra, esiste. A confermare il quadro tracciato negli ultimi anni dall’inchiesta Hydra della Dda della Procura di Milano e dei carabinieri del Nucleo investigativo, e a svelare ancora dettagli, arrivano le parole di un nuovo pentito, William Alfonso Cerbo, 43 anni detto “Scarface” e che è stato il “collettore economico a Milano del clan Mazzei di Catania“.

William Alfonso Cerbo, detto “Scarface”

“Posso dire di essermi trovato in mezzo alla nascita di questo sistema”, ha spiegato Cerbo, che nell’associazione mafiosa avrebbe portato avanti soprattutto bancarotte e truffe, in sei verbali, tra settembre e ottobre, e in un lungo memoriale, collaborando coi pm della Dda Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane. Lo chiama “nuovo sistema” o “sistema lombardo” e sarebbe stato attivo tra Milano e Varese, con legami anche col mandamento di Castelvetrano (Trapani), quello di Matteo Messina Denaro. La novità è emersa nella maxi udienza del procedimento a carico di 146 persone, tra abbreviati e udienza preliminare, davanti al gup Emanuele Mancini (rinvio al 4 novembre), nel corso della quale il procuratore Marcello Viola e i pm hanno depositato gli atti di indagini integrative, tra cui appunto quei verbali e riscontri con intercettazioni.

Tra i vari capitoli messi a verbale da Cerbo anche diversi riferimenti a personaggi più o meno noti. Cantarella, “storico affiliato al clan Mazzei”, avrebbe avuto “rapporti con Fabrizio Corona, che in più occasioni si rivolgeva a lui quando aveva problemi su Milano o, come in un caso, in cui Corona gli chiese un recupero credito di 70mila euro da fare a Palermo per una truffa patita da un amico”. Nel 2011, ha detto ancora, “ricordo che fece venire Corona e Cecilia Rodriguez alla mia discoteca ‘Bho'” di Catania. Le indagini erano passate anche per una decisione del gip che bocciò, nel 2023, gran parte degli arresti, poi però confermati da Riesame e Cassazione. E a Viola e Cerreti nei mesi scorsi era anche stata rafforzata la scorta per Le minacce ricevute.

L’alleanza è nata nel 2019, secondo le dichiarazioni di Cerbo, e c’erano “Cantarella e Vestiti, in primis”, ossia Gaetano Cantarella, detto Tano, scomparso nel 2020 per un caso di “lupara bianca”, e Giancarlo Vestiti, tra gli imputati e che farebbe parte della camorra dei Senese. Un sistema “che si è alimentato anche grazie a me – ha aggiunto Cerboin quanto io in quel preciso momento storico ero a Milano a fare illeciti”. Negli atti anche passaggi relativi ad affari di Cerbo nel 2019 all’Ortomercato di Milano. “Una domenica sera andammo a cenare – ha spiegato il collaboratore – a casa di Lele Mora (…) Lui Lele Mora voleva sapere esattamente che tipo di frutta avrei potuto fornire, le quantità e la scontistica. Mi disse Lele – si legge ancora – che era in strettissimo rapporto con il presidente della Sogemi questo Stefano, che avevano già incontrato con Giancarlo e stavano impostando un bel discorso e io gli sarei stato molto utile perché con i miei prezzi (merce truffata) loro potevano imporre una distribuzione al mercato”. Più in generale, sul Mercato ortofrutticolo milanese, Cerbo sostiene che c’era il progetto di “mettere sotto estorsione diversi commercianti del mercato”.

Parla della unione delle tre “compagini”: quandoassistetti personalmente al nascere di una coalizione tra il gruppo di Cantarella ed il “gruppo di Vestiti”, tra cui Filippo Crea, “gli albanesi e un campano di bassa statura amico del giocatore Ciro Ferrara, quest’ultimo non coinvolto nell’indagine. “Un giorno mi riservò un privé a nome del giocatore”, ha proseguito. “Solo così credo di liberarmi definitivamente da questo cancro”, ha scritto ancora nel memoriale per spiegare la sua scelta, per dare “un futuro migliore ai miei figli“.

Nelle carte depositate al momento dell’arresto, Cerbo, era presente anche in un’altra vicenda più peculiare: l’idea (poi fallita) di appoggiare “nelle sue aspirazioni politiche” nella primavera 2020 un medico – non indagato, all’epoca direttore sanitario di una clinica privata a Bollate e già candidato sindaco a Desio nel 2011 – che avrebbe voluto entrare nell’orbita di Fratelli d’Italia, e per il quale Vestiti e Crea si sarebbero spesi con un avvocato milanese (non indagato), già difensore di Vestiti e vicino all’area politica di destra in un circolo FdI che fa riferimento a Daniela Santanchè.









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