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26 Aprile 2024 16:08
26 Aprile 2024 16:08

Tangenti, arrestati a Brindisi 5 funzionari dell’Enel. Indagato anche un imprenditore salentino per corruzione

"Enel ha denunciato e ha fornito documentazione che ci ha dato riscontro della falsità delle certificazione degli stati di avanzamento dei lavori", ha dichiarato in conferenza stampa questa mattina il procuratore capo di Brindisi Marco Dinapoli il quale ha espresso parole di apprezzamento per il comportamento dell’ENEL: "E’ così che si dovrebbe fare sempre. Chi subisce l'atteggiamento da parte di dipendenti infedeli, deve rivolgersi all'inquirente perché si accerti la rilevanza penale dei fatti accertati".

BRINDISI – La Guardia di finanza di Brindisi ha effettuato questa mattina cinque arresti per presunte tangenti,  eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emesse dal gip Stefania De Angelis del Tribunale di Brindisi per corruzione nell’ambito di appalti per lavori eseguiti alla centrale Enel Federico II di Brindisi.

nella foto la Centrale Enel di Brindisi
nella foto la centrale Enel Federico II di Brindisi

I 5 arrestati, uno in carcere e 4 ai domiciliari, sono dipendenti e funzionari della società elettrica. L’inchiesta, coordinata dai pm Milto Stefano De Nozza e Francesco Carluccio, della Procura di Brindisi riguarda presunte dazioni di denaro e altre utilità in cambio di appalti. In carcere si trova Carlo De Punzio, 47 anni, di Mesagne addetto della funzione Salute, Sicurezza e Ambiente in centrale. Ai domiciliari gli addetti alla verifica dei lavori Domenico Taboni (59 anni, di Roma), Fabiano Attanasio (54 anni, di Brindisi), Vito Gloria (52 anni, di Brindisi), Nicola Tamburrano (62 anni, di Torre Santa Susanna). Indagato per corruzione l’imprenditore Giuseppe Luigi Palma titolare della società PALMA ASFALTI 

L’inchiesta della magistratura brindisina è partita all’inizio dell’anno. Nel marzo 2016 il Palma un imprenditore di Monteroni (Lecce)  si era arrampicato sul nastro trasportatore della centrale Federico II di Brindisi minacciando di suicidarsi. L’imprenditore raccontò ai militari che lo soccorsero di essere finito sul lastrico, dopo che la sua azienda aveva vinto tempo addietro un appalto. I lavori eseguiti dalla società PALMA ASFALTI   all’interno degli impianti termoelettrici si erano conclusi con una verifica da parte dei committenti. Al termine dei controlli l’ENEL rilasciò un certificato di corretta esecuzione dei lavori stessi, ma l’imprenditore non era mai riuscito a incassare la fattura emessa all’ ENEL  che gli era dovuta. qualcosa di poco chiaro.

Aspettando che la fattura gli venisse liquidata, l’imprenditore era riuscito ad aggiudicarsi anche un altro appalto, che all’improvviso però  gli era stato revocato. La motivazione della revoca: i lavori del precedente appalto non sarebbero stati effettuati a regola d’arte . Una giustificazione per la quale quale l’imprenditore salentino si era lamentato prima con i dirigenti della centrale di Brindisi, e successivamente  con l’amministratore delegato dell’ ENEL, Francesco Starace. Il quale una volta apprese dall’imprenditore le vicende accadute, dispose delle indagini interne oltre a far presentare dall’ufficio legale della  società elettrica una querela.

Secondo quanto accertato dalle accurate indagini effettuate dal Gruppo della Guardia di Finanza di Brindisi guidati dal Ten. Colonnello Tiziano La Grua, la Palma Asfalti aveva lavorato con ENEL in subappalto di altre imprese, diventando fornitore ed appaltatore diretto dal 2012 ai nostri giorni, pagando tangenti per aggiudicarsi i lavori per oltre 200mila euro unitamente ad altre forme di corruzione, come forniture di arredamenti per casa, opere murarie, costosi smartphone e persino autovetture.

In relazione agli arresti di questa mattina nei confronti di alcuni dipendenti ENEL di Brindisi,  la società energetica – attraverso un comunicato – ha quindi evidenziato che è stata l’ ENEL  a far partire le indagini con la denuncia presentata alla Procura di Brindisi affidate alla Guardia di Finanza, fornendo costantemente alla Procura della Repubblica ogni elemento utile per fare piena chiarezza sull’intera vicenda. L’azienda energetica ha peraltro adottato i necessari provvedimenti disciplinari, incluso il licenziamento,  nei confronti dei dipendenti per i quali attraverso le verifiche interne erano stati già individuati elementi di responsabilità.

 

 

Da quanto emerso nel corso delle indagini  gli arrestati avrebbero agevolato “un’impresa amica”  rivelando i valori da indicare nelle offerte di gara da presentare, e consentendole l’aggiudicazione di diverse gare d’appalto,  ed avrebbero certificato ed attestato inesistenti  stati di avanzamento dei lavori,  liquidato delle fatture per dei lavori mai effettuati,  omesso di effettuare le previste verifiche ed i dovuti controlli, dimostrando di essere stabilmente corrotti al fine di agevolare gli interessi economici dei corruttori.

Enel ha denunciato e ha fornito documentazione che ci ha dato riscontro della falsità delle certificazione degli stati di avanzamento dei lavori”, ha dichiarato in conferenza stampa questa mattina  il procuratore capo di Brindisi Marco Dinapoli il quale ha espresso parole di apprezzamento per il comportamento  dell’ENEL: “E’ così che si dovrebbe fare sempre. Chi subisce l’atteggiamento da parte di dipendenti infedeli, deve rivolgersi all’inquirente perché si accerti la rilevanza penale dei fatti accertati”.

Nei confronti dei cinque indagati è stato  eseguito anche un sequestro preventivo per una somma complessiva pari a 230mila euro, fra conti correnti, beni mobili e immobili registrati a loro nome.

 

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