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23 Aprile 2024 11:27
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Quello che Travaglio e Bonafede dimenticano di dire nei loro “siparietti” d’avanspettacolo

I numeri smentiscono il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che in tv aveva affermato: "Gli innocenti non finiscono in cella" . Dal 1992 (anno da cui parte la contabilità ufficiale delle riparazioni per ingiusta detenzione presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze) al 30 settembre 2018, si sono registrati oltre 27.200 casi: in media, 1.007 innocenti in custodia cautelare ogni anno

ROMA – “Gli innocenti non finiscono in carcere”. E’ ancora oggetto di critiche e discussioni  la frase pronunciata in tv lo scorso 23 gennaio 2020, dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ospite a Otto e mezzo su La7.

Il Guardasigilli, “padre” dell’abolizione della prescrizione che può rendere i cittadini italiani processabili a vita, rispondendo alla collega Annalisa Cuzzocrea del quotidiano La Repubblica  che gli aveva chiesto: “ogni tanto pensa agli innocenti che finiscono in carcere? Perché sono tantissimi” ha detto:  “Ma cosa c’entrano? Gli innocenti non finiscono in carcere”. Della serie, vallo a dire a Gaia Tortora, con quello che ha passato insieme al padre Enzo.

Quando si tratta di giustizia, Gaia Tortora non riesce a trattenersi: “Ministro, le chiedo di spiegare la sua frase a Otto e mezzo ‘gli innocenti non finiscono in carcere‘. Grazie“, scrive la giornalista di La7 in un post pubblicato sul suo profilo Twitter rivolto ad Alfonso Bonafede. 

A smentire inesorabilmente il Guardasigilli Bonafede, sono soprattutto i numeri: infatti circa 27 mila persone dal 1992 al 2018 sono state risarcite dallo Stato italiano per essere stati mandati  da innocenti in carcere. “Mille all’ anno, tre al giorno, uno ogni otto ore”, dichiara il presidente dell’ Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza.

“No caro ministro Alfonso Bonafede, in galera purtroppo possono finirci anche gli innocenti. Per questo la nostra Costituzione prevede,la possibilità di ricorrere in Cassazione contro ogni provvedimento, tre gradi di giudizio e la possibilità di revisionare i processi” ha twittato l’ex ministro di giustizia Andrea Orlando (Pd) . “Gli suggerisco di leggere la Costituzione sulla quale ha giurato, evidentemente senza averla nemmeno aperta. E di correggere subito questa sciocchezza” ha aggiunto il dem Matteo Orfini. “Quella di Bonafede non va derubricata a gaffe. È l’ideologia giustizialista” ha commentato su Twitter Davide Faraone di Italia Viva.

Ancora più pesante il commento del leader della Lega Matteo Salvini. “Un ministro così ignorante l’Italia non l’ha mai avuto, questa sciocchezza il signor Bonafede la vada a raccontare ai famigliari delle migliaia di cittadini ingiustamente incarcerati. Che si dimetta !

Il costo per lo Stato, come riporta il quotidiano il Messaggero, è di 700 milioni di euro, di cui ben 48 solo nell’anno 2018. Secondo l’ Unione camere penali, soltanto una parte degli aventi diritto rivendica effettivamente un risarcimento e non tutte le persone che lo richiedono lo ottengono. 

Bonafede a seguito della sua sprovveduta dichiarazione ha cercato di chiarire con un post su Facebook: “Mentre si stava parlando di assoluzioni e condanne – ha scritto – ho specificato che gli innocenti non vanno in carcere riferendomi evidentemente e ovviamente, in quel contesto, a coloro che vengono assolti (la cui innocenza è, per l’ appunto, confermata dallo Stato). Ad ogni modo la frase non poteva comunque destare equivoci, perché subito dopo ho specificato a chiare lettere che sulle ipotesi (gravissime) di ingiusta detenzione, sono il ministro che più di tutti ha attivato gli ispettori del ministero per andare a verificare i casi di ingiusta detenzione. Per la prima volta ho introdotto presso l’ Ispettorato in maniera strutturata il monitoraggio e la verifica dei casi di riparazione per ingiusta detenzione, anche in occasione delle ispezioni ordinarie“. Ma analizziamo cosa dicono invece i numeri reali.

Il carcere come “misura cautelare”. La Costituzione stabilisce all’articolo 27 (comma 2) il principio di presunzione di non colpevolezza: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva“, che normalmente può arrivare al termine dei tre gradi di giudizio. Sarebbe bene spiegare che qualche penalista spiegasse meglio al Guardasigilli che chi finisce in carcere, non è detto che sia già stato condannato. Può infatti essere un presunto colpevole per cui dopo l’arresto, è stata disposta  la misura cautelare più severa: il carcere, appunto (in questo caso si parla nello specifico di “custodia cautelare in carcere”).

Semplificando per i meno esperti di problemi di giustizia, un presunto colpevole può finire in carcere da un lato perché le prove a suo carico, in base alla legge, sono molto convincenti, dall’altro perché , secondo i giudici, lasciarlo libero potrebbe costituire un pericolo , commettendo altri reati, dandosi alla fuga o inquinando le prove.

Chi viene riconosciuto innocente al termine del processo  ha diritto In base agli articoli 314 e 315 del codice penale, a ricevere un indennizzo economico che non può essere superiore a circa 500 mila euro da parte dello Stato per “ingiusta detenzione”. Analogo discorso vale per i casi di “errore giudiziario”, che si verificano in quei casi quando un soggetto condannato con sentenza definitiva viene successivamente riconosciuto innocente grazie un processo di revisione (per esempio, si scopre che il vero autore del reato è stato qualcun altro o sono emerse prove che permettono di scagionare il condannato).

Che cosa dicono i numeri ?

Come è stato verificato anche in un recente passato, non è semplice reperire  lungo un arco di più anni, dati ufficiali sul numero di persone innocenti che sono finite in carcere. Le statistiche più recenti del Ministero della Giustizia sono state pubblicate ad aprile 2019, quando Bonafede era già titolare del dicastero anche se in un diverso esecutivo, nella “Relazione sull’applicazione delle misure cautelari”.

Qui si leggono dati ufficiali relativi al 2018, anno in cui 1.355 casi di custodie cautelari (il 2,53 per cento sul totale) hanno riguardato persone poi risultate essere innocenti.

Per quanto riguarda i dati su più anni, esistono delle stime non ufficiali, ma ritenute affidabili dagli esperti. In questo ambito, il database del sito più noto è quello del progetto chiamato Errori Giudiziari realizzato dei due giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, che si autodefinisce come “il primo archivio su errori giudiziari e ingiusta detenzione“.

Sul sito ufficiale del progetto Errori Giudiziari si legge cheDal 1992 (anno da cui parte la contabilità ufficiale delle riparazioni per ingiusta detenzione presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze) al 30 settembre 2018, si sono registrati oltre 27.200 casi: in media, 1.007 innocenti in custodia cautelare ogni anno” “Il tutto per una spesa che sfiora i 740 milioni di euro in indennizzi, per una media di 27,4 milioni di euro l’anno». Più bassi sono invece i numeri per quanto riguarda i casi di errori giudiziari, che sono stati stimati essere 144 dal 1991 al 30 settembre 2018.

Alfonso Bonafede

Conclusioni

Mentre secondo il ministro Bonafede, “gli innocenti non finiscono in carcere“, i dati sulle ingiuste detenzioni e gli errori giudiziari dicono ben altro e cioè che le dichiarazioni del Guardasigilli non corrispondono al vero.

E’ pressochè impossibile accertare giornalisticamente quanti sono ogni anno i condannati riconosciuti “colpevoli”, che “in realtà”successivamente è stato accertato essere innocenti, in assenza di revisioni dei processi, ma nel 2018 (dati del Ministero della Giustizia) oltre 1.300 casi di “custodia cautelare (una percentuale molto bassa sul totale) ha coinvolto persone rivelatesi in seguito essere “innocenti”.

 I dati sulle ingiuste detenzioni invece hanno riguardato almeno 27.200 persone dal 1992 al 30 settembre 2018, mentre dal 1991 al 30 settembre 2018,  144 persone sono state riconosciute essere “innocenti” dopo un processo di revisione. Concludendo Bonafede più che Guardasigilli merita di essere definito come un vero e proprio “Pinocchio a 5 Stelle”.

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