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26 Aprile 2024 02:14
26 Aprile 2024 02:14

Omicidio Manca. Identificati dai Carabinieri del ROS di Lecce i presunti omicidi

Le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia e le attività di riscontro svolte dagli investigatori del R.O.S. , hanno permesso a distanza di tempo, di consolidare il quadro accusatorio e delineare compiutamente le responsabilità contestate agli indagati nel provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale di Lecce lo scorso 21 dicembre 2017.

ROMA – I Carabinieri del R.O.S. di Lecce , hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Lecce su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di Omar Marchello, 39enne di Lizzanello, Carmine Mazzotta , 44enne di Lecce, e Giuseppino Mero , 53enne di Cavallino, (attualmente tutti detenuti per altra causa), ritenuti legati alla organizzazione mafiosa della  Sacra Corona Unita in quanto ritenuti responsabili di concorso in omicidio aggravato e porto abusivo di armi.

Gabriele Manca

I tre sono stati chiamati a rispondere, insieme ad un quarto complice non destinatario del provvedimento cautelare, dell’omicidio del ventunne  Gabriele Manca da Lizzanello, deceduto  il 17 marzo 1999 e di cui veniva rinvenuto il cadavere il successivo 5 aprile in una zona di campagna ubicata sulla strada Lizzanello-Merine, a ridosso di un muretto a secco. Le prime indagini permisero di accertare che il giovane, 21enne originario di Lizzanello, era stato attinto da alcuni colpi di pistola cal. 7,65 alle spalle, alcuni dei quali esplosi a breve distanza. La morte fu collocata temporalmente dal medico legale in epoca compatibile con il giorno della scomparsa, mentre la ricostruzione effettuata sulla dinamica dell’azione di fuoco indusse a ritenere che la vittima era stata in parte colpita mentre tentava di darsi alla fuga e, in parte da breve distanza come se si fosse voluto dare il “colpo di grazia” dopo averlo ferito.

Le indagini svolte all’epoca già consentirono di inquadrare il contesto criminale nell’ambito del quale era maturato l’agguato, essendo stata principalmente accertata l’esistenza di un aspro contrasto in essere tra la vittima e uno degli arrestati, Omar Marchello, il quale circa due anni prima dell’omicidio, nel corso di una discussione verosimilmente sorta per questioni legate al traffico di stupefacenti nel territorio di Lizzanello, era stato ferito al volto con un coltellino dallo stesso Manca. A ciò era seguita la condotta ulteriormente irrispettosa che quest’ultimo aveva continuato a mantenere nei confronti di Marchello, accusato platealmente di essere un “infame” per aver sporto in seguito al ferimento subito, una denuncia nei confronti del Manca . Circostanze queste che, insieme alla fermezza con cui la vittima aveva deciso di spacciare stupefacenti senza l’ “autorizzazione” criminale sul territorio controllato da Marchello e dal “gruppo” a cui lo stesso faceva capo, costituivano secondo gli inquirenti un valido movente per l’eliminazione di Gabriele Manca, i cui comportamenti non potevano essere tollerati senza che fosse minata la “credibilità” dell’associazione criminale operante sul territorio.

Le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia e le attività di riscontro svolte dagli investigatori del R.O.S. , hanno permesso a distanza di tempo, di consolidare il quadro accusatorio e delineare compiutamente le responsabilità contestate agli indagati nel provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale lo scorso 21 dicembre 2017. Tra questi, in particolare Alessandro Verardi , esponente di vertice della frangia del sodalizio mafioso operante su Merine, Lizzanello e Cavallino, su un’area territoriale comprensiva quindi della zona in cui viveva la vittima e in cui si era consumato l’omicidio, ha riferito che   Marchello decise insieme a Carmelo Mazzotta, anch’egli esponente del gruppo criminale operante su quel territorio l’eliminazione fisica del Manca ,   e che l’agguato era stato teso grazie al contributo di Giuseppino Mero anch’egli attivo nel traffico di sostanze stupefacenti nella medesima area, che lo aveva condotto nella campagna dove ad attenderlo vi erano gli altri indagati.

Un ulteriore elemento indiziario è stato raccolto a carico del Marchello  in seguito ad alcune dichiarazioni raccolte nel 2015 nell’ambito di un altro procedimento penale, da cui è emerso che in un’occasione lo stesso Marchello , dopo un’aggressione a cui uno degli indagati aveva assistito, lo aveva espressamente minacciato affermando testualmente: “e tie non ha istu nienti se no te fazzu fare la fine ca n’aggiu fattu fare allu Gabriel Manca mangiato te li cani intru alle campagne”. (“tu non hai visto niente, se no ti faccio fare la fine di Gabriele Manca, mangiato dai cani nelle campagne“)

Le esigenze cautelari, nonostante i fatti siano accaduti tempo fa, è stata considerata necessaria in considerazione del fatto che il delitto del Manca era stato compiuto in ambito associativo, risultando i tre indagati destinatari del provvedimento tuttora stabilmente e attivamente inseriti nel medesimo contesto delinquenziale.

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