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15 Giugno 2025 00:28

Trump si rifiuta di rispondere alle domande sull’inchiesta a suo carico per frode fiscale

L'ex presidente che deve rispondere delle accuse di aver gonfiato il valore dei propri asset per poter avere prestiti bancari da centinaia di milioni di dollari, ha spiegato di essersi appellato al Quinto Emendamento su consiglio dei suoi legali

L’ ex presidente USA Donald Trump si è rifiutato di rispondere alle domande dell’ufficio del procuratore generale di New York, dal quale era atteso oggi per testimoniare, sotto giuramento, nell’inchiesta sulle presunte frodi fiscali della Trump Organization, la società che amministra tutte le attività della famiglia del tycoon. “Ho rifiutato di rispondere alle domande in base ai diritti e ai privilegi concessi a ogni cittadino dalla Costituzione degli Stati Uniti”, ha affermato in una nota.

Trump era stato chiamato a testimoniare, sotto giuramento, per rispondere delle accuse di aver gonfiato il valore dei propri asset citato in una serie di documenti finanziari, fosse intenzionalmente gonfiato per ottenere agevolazioni sulle imposte e per poter avere prestiti bancari da centinaia di milioni di dollari. In più la Trump Organization avrebbe truccato i bilanci per non pagare le tasse. 

Trump lascia la Trump Tower a NYC

L’indagine civile per presunta frode fiscale – guidata da Letitia James – riguarda invece la società di Trump (la Trump Organization) ed è volta a verificare la veridicità delle valutazioni di proprietà che comprendono tanto grattacieli come campi da golf. Secondo la tesi della procura, i dati forniti dalla Trump Organization potrebbero essere fuorvianti per le autorità fiscali, e le spese – così nell’inchiesta – sarebbero state gonfiate.

La giudice James ha già sentito nelle scorse settimane due dei figli dell’ex presidente, Donald Jr. e Ivanka, e nel 2020 interrogò un altro figlio, Eric, il quale però non rispose alle domande invocando il quinto emendamento. Trump ha definito quest’inchiesta una “caccia alle streghe politica” e ha presentato un ricorso, che è stato respinto in quanto “infondato”. L’inchiesta, come ricordato, è civile. Ma potrebbe portare ad accuse penali, perché l’ufficio del procuratore distrettuale (il pubblico ministero) di Manhattan sta indagando da tempo sugli stessi documenti.

Era stato lo stesso Donald Trump ieri in serata ad annunciarlo sullla piattaforma Truth Social: “A New York City stasera. Domani vedrò il procuratore generale razzista di New York, per una nuova puntata della più grande caccia alle streghe nella storia degli Usa ” ha scritto “la mia grande società, e io stesso, siamo attaccati da tutte le parti”. Trump in passato ha spesso accusato la procuratrice generale di New York Letitia James (che è nera) di essere “razzista“.

“Quando la tua famiglia, la tua azienda e tutte le persone a te vicine diventano il bersaglio di una caccia alle streghe infondata e politicamente motivata, sostenuta da avvocati, pubblici ministeri e Media Fake News, non hai scelta”, ha aggiunto l’ex presidente.

L’ex presidente ha spiegato di essersi appellato al Quinto Emendamento su consiglio dei suoi legali. Il tycoon, che nel 2016 sosteneva che una persona innocente non avrebbe mai dovuto fare appello al principio che dà diritto a una persona a non rispondere a domande se queste possono rischiare di incriminarlo, ha spiegato in una dichiarazione emessa oggi: “Una volta mi chiesero: se sei innocente, perché ti affidi al Quinto Emendamento? Ora conosco la risposta“.

Già in passato le finanze dell’ex presidente USA sono finite al centro della scena. Nel 2019 il New York Times raccontò, in un’inchiesta poi premiata col Pulitzer, come negli anni Novanta il tycoon ricevette più di 400 milioni di dollari dall’impero immobiliare del padre attraverso diversi sistemi per aggirare il fisco. L’anno successivo, un’altra inchiesta del Times svelò come nel 2016 e nel 2017 Trump abbia pagato 750 dollari di tasse all’anno per aver dichiarato di aver perso molti più soldi di quanti ne avesse guadagnati.

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