di Valentina Rito
Il giudice delle udienze preliminari Rita Romano ha deciso, infatti, di rinviare a processo gli otto autisti dell’azienda Kyma Mobilità Amat di Taranto accusati di presunti abusi sessuali nei confronti di una ragazza con problemi di tipo psichico. Il processo inizierà il prossimo 7 luglio. Gli otto autisti dei bus urbani della città di Taranto, erano stati sospesi da tempo dal servizio, che secondo gli accertamenti di polizia giudiziaria disposti dalla Procura di Taranto, avrebbero abusato della giovane donna tarantina che utilizzava in maniera frequente i mezzi di trasporto pubblico di Taranto utilizzati per raggiungere le abitazioni dei propri familiari.
Con la decisione di rinvio a giudizio, si è quindi conclusa la camera di consiglio che si è svolta nell’aula Alessandrini del Tribunale di Taranto. Nell’udienza dinanzi al giudice delle udienze preliminari, si è svolta la deposizione della ragazza, che nella sua testimonianza ha raccontato per alcune ore tutto quello che aveva subito. La ragazza ha descritto i particolari di quanto accaduto, racontando ancora una volta i dettagli della triste vicenda di cui è stata vittima. Agli otto dipendenti pubblici che hanno un’età compresa tra i quaranta e i 62 anni, sono stati contestati gli abusi .
L’impianto accusatorio sostenuto dalla pm Marzia Castiglia, sostiene che gli autisti avrebbero abusato della condizione di fragilità psichica della ragazza, convincendola a restare a bordo dei bus per lunghi tragitti, fino al capolinea per dare sfogo ai loro voleri e piaceri sessuali. Gli autisti si recavano in aree periferiche dove sostare con i bus dell’ Amat ed, in alcuni casi, avrebbero abusato della ragazza. Al reato di violenza sessuale si è aggiunta avuto l’aggravante di aver commesso il fatto in qualità anche di incaricati di pubblico servizio.
A giugno 2021 la giovane ragazza convinta anche dal suo fidanzato si decise a raccontare e denunciare ai Carabinieri tutto quello che aveva subito fra l’ottobre del 2018 (epoca in cui la giovane aveva 18 anni) e l’aprile del 2020 , per i cui fatti la Procura, avanzò la richiesta di provvedimenti cautelari con l’arresto ai domiciliari per gli otto autisti, ma il gip Francesco Maccagnano ritenne sufficiente il divieto di avvicinamento alla giovane ragazza, e nella sua ordinanza di oltre 100 pagine evidenziava come gli autisti avrebbero approfittato all’epoca dei fatti della “fragilità ben nota agli indagati” ed utilizzando intercettazioni e testimonianze veniva ricostruita l’impianto accusatorio.
L’ azienda di trasporti AMAT ben si guardò dal manifestare la solidarietà alla giovane ragazza abusata dai suoi dipendenti, Appresa la vicenda, sempre nello scorso anno, intervenne affermando in una nota di aver “appreso dalla stampa circa le gravissime condotte che vedrebbero coinvolti alcuni autisti. Amat spa prenderà tutti i provvedimenti necessari alla propria tutela, continuando ad assicurare il regolare prosieguo delle proprie attività. I fatti rappresentati lasciano sgomenti, aggravati dal fatto che sarebbero stati posti in essere durante il servizio pubblico, che, invece, è esercitato quotidianamente dai tanti dipendenti che assicurano il massimo impegno con serietà e senso del dovere”. Un comunicato che preferiamo non commentare, dato lo squallore. Ribadiamo: non una parola di solidarietà alla ragazza !