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30 Aprile 2024 02:01
30 Aprile 2024 02:01

Rolex e automobili coi fondi Pnrr, truffa da 600 milioni

L’inchiesta della Procura europea e della Guardia di Finanza: 24 le misure cautelari. La banda usava computer quantistici e l’intelligenza artificiale

Inizialmente hanno lucrato sul “bonus facciate” introdotto per far fronte all’emergenza Covid, poi si sono inventati un sistema per beneficiare dei finanziamenti del Pnrr. Truffare lo Stato italiano e l’Unione Europea, vivendo “abitualmente dei guadagni di tale attività illecita“, era considerato dalle 24 le persone colpite da misura cautelare nell’ambito di un’inchiesta della Procura europea su una maxi frode da 600 milioni di euro, sottoposti a sequestro dalla Guardia di Finanza, “un vero e proprio lavoro, alla stregua di un’attività commerciale lecita”.

la pm Donata Patricia Costa

Le indagini condotte dal procuratore delegato di Eppo dell’ufficio di Venezia, Donata Patricia Costa, hanno poi consentito di portare alla luce come la stessa organizzazione, utilizzando spesso le stesse società, fosse dedita anche alla creazione di crediti inesistenti nel settore edilizio (“bonus facciate”) e per il sostegno della capitalizzazione delle imprese (A.C.E.), per un profitto illecito quantificato in altri 530 milioni di euro, anche quelli “potenzialmente coperti da fondi europei Pnrr“. 

Otto persone sono finite in carcere, 14 agli arresti domiciliari e 2 interdette dallo svolgere attività d’impresa per due anni. “Attraverso la produzione di bilanci societari falsi – si legge nell’ ordinanza – creavano artificiosamente le condizioni di accesso ai finanziamenti agevolati e in parte a fondo perduto concessi da Simest (società statale partecipata da Cassa depositi e prestiti) nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza“, per supportare le piccole e medi imprese in progetti di digitalizzazione e innovazione.

Al vertice di questa associazione a delinquere c’era una coppia insospettabile : Alexander Mair altoatesino e Zhanna Zozulya ucraina,  a cui si affiancavano Franco Borghi, che aveva il compito di “procacciare società in difficoltà economiche da acquisire al gruppo per presentare le domande a Simest e il tedesco Stefan Lehmann, amministratore della società slovacca usata per trasferire i proventi illeciti all’estero. Finito in carcere anche Maurizio De Simone, presidente della Pistoiese, squadra di calcio militante in serie D.

Maurizio De Simone, presidente della Pistoiese

L’ operazione è stata condotta dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Venezia e dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, con il supporto dello SCICO il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata delle Fiamme Gialle e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche, che hanno scoperto l’utilizzo di tecnologie come Virtual Private Network, server cloud dislocati in Paesi poco collaborativi, crypto-asset, specifici software di intelligenza artificiale per aumentare la velocità di produzione dei documenti falsi. 

Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma, Mara Mattioli, nella sua ordinanza parla di un “quadro allarmante” e di una “struttura efficiente e ben organizzata, capace di coordinare risorse, mezzi e uomini con un meccanismo ben collaudato“, che si avvaleva degli stessi professionisti: i commercialisti Alessandro Romano e Antonio Buttazzo utilizzati “per la trasmissione dei bilanci falsi a Infocamere“, ed il collega commercialista Franco Mazzarotto, già coinvolto in altre indagini analoghe come l’operazione “Fiera dell’est” condotta dalla Procura di Venezia e “Svuota bonus” condotta dalla Procura di Reggio Calabria.

La Gip Mara Mattioli del Tribunale di Roma

Alcune delle società usate per le truffe, prima della presentazione della domanda per accedere al finanziamento europeo, hanno provveduto a cambiare sede legale e oggetto sociale affidandosi a un’impresa di servizi, la Omav srl di Avellino. Anche gli atti notarili sono stati tutti redatti utilizzando lo stesso notaio. La società Simest, che gestisce le istruttorie e l’erogazione dei fondi Pnrr, ha precisato ieri “di aver collaborato attivamente con le autorità e in particolare con la Gdf segnalando, per quanto di competenza, nel periodo fra gennaio 2022 e settembre 2023, tutte le richieste sospette ricevute e risultate successivamente oggetto d’indagine“.

Il gruppo criminale, riuscendo ad accedere entro 30 giorni dalla presentazione della domanda alla prima tranche del finanziamento (pari al 50%), ha ottenuto un profitto complessivo di 1.125.000 euro, “interamente coperto con fondi europei Pnrr già erogati alle società utilizzate per la frode, e prontamente trasferiti su altri conti, anche esteri, ai fini dell’occultamento“. Da cui ha origine l’accusa di riciclaggio e autoriciclaggio, con l’aggravante della trasnazionalità perché le società usate per “ripulire” il denaro sono state costituite in Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Germania, Lituania, Slovacchia e Svizzera.

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