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9 Ottobre 2024 20:38

Riapre il Teatro Piccinni di Bari

Dopo quasi otto anni dalla chiusura, con i suoi velluti, gli stucchi dorati e il fastoso palco reale, il Teatro Piccinni, il più antico teatro di Bari : aprì nel 1854 e fu progettato da Antonio Niccolini, a seguito di un'importante ristrutturazione ha riaperto le sue porte

di Federica Gagliardi

fotoreportage a cura di Donatella Lopez

BARI – A restauro quasi ultimato, dopo quasi otto anni dalla chiusura, con i suoi velluti, gli stucchi dorati e il fastoso palco reale, il Teatro Piccinni di Bari ha riaperto oggi le sue porte nel week end della Befana per una visita guidata che consentirà ad oltre 5.000 persone che si sono prenotate di vedere l’avanzamento dei lavori. La sua chiusura era avvenuta nell’autunno del 2011.

Il restauro, suddiviso in tre lotti  finanziato nel corso degli anni con fondi europei, regionali e del ministero,  sarà concluso in un paio di mesi prima della riapertura prevista per la prossima primavera.

Mentre il Teatro Petruzzelli è notoriamente un punto di riferimento della musica internazionale, organizzando una stagione lirica e sinfonica che in Italia ha pochi competitori. L’ Auditorium Nino Rota è stato ormai restituito sia al conservatorio sia alla città. Il Teatro Margherita è tornato a splendere anche per la sua location fronte mare e diventerà un luogo importante dell’arte visiva e non solo.

All’ appello mancava  il Teatro Piccinni, ed il Comune di Bari ha rispettato le promesse con la sua importante ristrutturazione.

Per far fronte all’enorme richiesta registrata alle 10 di questa mattina le prenotazioni sul sito Eventbrite il numero  raggiunto erano 3600 , diventati nel frattempo circa 5mila,  si quindi è deciso di portare a 120 il numero dei visitatori ammessi per ogni turno.

Il Teatro Piccinni è stato aperto al pubblico sabato 5 gennaio, dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle ore 15.30 alle 18.30, e sarà visitabile anche domenica 6 gennaio dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle ore 15.30 alle 18.30. L’ingresso avviene per gruppi di ottanta persone, in diversi turni, ogni 20 minuti.

Il teatro avrebbe dovuto essere dedicato a Maria Teresa d’Asburgo-Teschen moglie di Ferdinando II, Re delle due Sicilie, ma all’ultimo la sovrana non volle che il suo nome fosse associato ad “un logo mondano“. Così il primo teatro di Bari, inaugurato il 4 ottobre del 1854, fu dedicato dalla città al suo più illustre musicista, Niccolò Piccinni, uno dei maestri dell’opera buffa napoletana.

Il sipario si aprì per la prima volta  sulle note del Poliuto di Gaetano Donizetti. “Quella sera il teatro dava un così soave bagliore in tutta la sala gremita di spettatori sfoggiatamente vestiti – scriveva il contemporaneo Giulio Petroni –  che ti pareva un luogo incantato, un palazzo di fate. Qui veramente non sai qual cosa debba innanzi ammirare, se la bella curva della sala, o l’ampiezza o l’eleganza, o la ricchezza“.

Il Teatro Piccinni  grazie ai recenti lavori di ristrutturazione disporrà anche di un sottotetto calpestabile  realizzato grazie ad una serie di eccellenti  soluzioni ingegneristiche, che potrà essere utilizzabile come sala prove o come luogo alternativo per spettacoli. Il loggione è stato riaperto, i drappeggi del palco reale emanano una nuova lucentezza. Il palcoscenico è stato dotato di due livelli sottostanti, utili per gli allestimenti. I camerini, veramente molto belli, adesso si trovano sul lato destro del palcoscenico guardandolo dalla platea

i camerini del corpo di ballo del Teatro Piccinni

I camerini del corpo di ballo sono stati realizzati nella parte più bassa del teatro, recuperata nella zona dove una volta si trovavano le cisterne dell’ acqua antincendio del teatro, location scoperta in corso d’opera e ristutturata architettonicamente con grande gusto ed attenzione nei particolari

La sala del teatro è a ferro di cavallo, ed ha una capienza di 775 posti con quattro file di palchi, il palco reale e il loggione . Per la sua iniziale realizzazione furono vennero esperti pittori ed artigiani napoletani. Il velario in cui è raffigurato l’Olimpo con Apollo sul cavallo di Pegaso e le Muse venne dipinto dal pittore napoletano Luigi De Luise.

Nel 1878 il Re Umberto I e la Regina Margherita assistettero dal palco reale alla Traviata di Verdi, mentre nel marzo 1891 venne rappresentata la Cavalleria Rusticana cui assistette il compositore Pietro Mascagni.

In quella occasione vi fu una vera e propria insurrezione popolare per l’insufficiente capienza del teatro e quelle vibranti proteste indussero definitivamente l’amministrazione comunale ad accogliere la proposta di costruzione un nuovo e più grande teatro cittadino, cioè quello che poi sarebbe stato il Teatro Petruzzelli.

Ad accompagnare il pubblico durante la visita una voce narrante registrata che racconterà curiosità e aspetti salienti della storia e dell’architettura del teatro comunale su basi musicali attinenti alla storia musicale del teatro barese. Nella ristrutturazione è stata realizzata e predisposta una zona di accesso agevolato per i disabili con un ascensore riservato alle carrozzelle. A fare gli onori di casa al Piccinni, era presente il sindaco Antonio Decaro.

Un’attenzione questa da parte dell’ Amministrazione Comunale di Bari per le persone più sfortunate, portatori di handicap, che merita sicuramente un plauso a scena aperta.   I teatri, come il rinnovato Piccinni  sono anche dei posti luoghi in cui si sviluppa e si condivide il pensiero culturale, che è il nostro ultimo salvagente di salvezza e di speranza . Ecco perché l’arte, il teatro vanno tutelati a qualsiasi costo.

Bari è una città viva in cui il dibattito culturale è spesso affiancato da un’accesa dialettica, come è naturale e sopratutto e salutare che sia . Se queste dinamiche non esistessero non sarebbe una delle migliori città possibili, ma si limiterebbe a restare un luogo con un basso livello di reattività e vitalità culturale come ad esempio è Taranto, stremata da una becera politica culturale di una classe politica deprimente ed incompetente.

La cultura oltre al fatto che produce un indotto sul piano turistico ed economico  con la cultura si può anche guadagnare tanto, ma la cultura sarebbe fondamentale anche se non producesse un solo euro di utile . Lo è per tutti perché sono enormi le importanti ricadute di una consistente attività culturale  E lo sono per l’intera popolazione.

 

 

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