Trento e Bolzano incoronate dall’indagine del Sole 24 Ore sulla «Qualità della vita 2025» tra le 107 province italiane esaminate. “La qualità della vita è la dimensione del benessere che più impatta sulla percezione soggettiva”, scrive il quotidiano economico. E proprio nelle province di Trento e Bolzano questa dimensione “si sposa perfettamente con i risultati della 36esima edizione dell‘indagine del Sole 24 Ore sulla “Qualità della vita 2025” che incorona questi territori in cima alla classifica”.
Non a caso, anche nell’ultima rilevazione Istat sugli “Aspetti della vita quotidiana” (pubblicata a maggio 2025) le due province autonome del Trentino-Alto Adige registravano il più elevato livello di soddisfazione per la vita espresso dal 61,9% dei cittadini. Insomma, quella del Sole è la conferma e per il Trentino una convalida: “la provincia autonoma, che sale di un gradino e arriva al primo posto”, scrive ancora il quotidiano economico, “quest’anno ha già vinto due tappe intermedie con indici tematici che contribuiscono a dare forma alla classifica di fine anno: l’Indice della sportività ed Ecosistema urbano, pubblicati sul Sole 24 Ore tra settembre e ottobre scorso”.


Il podio e la top 10 premiano arco alpino e Nord
Stringendo l’inquadratura sulle statistiche, il Trentino è uno dei più longevi e in salute: “batte” la media italiana in più della metà dei 134 indicatori considerati dal rapporto sul Benessere equo e sostenibile dell’Istat, molti dei quali inclusi tra i 90 della Qualità della vita. Perfino la percezione della sicurezza è elevata: sette persone su 10 camminerebbero da sole al buio.
Trento è la punta di un iceberg che poggia sulla solidità dell’arco alpino. Sul podio dell’edizione 2025, salgono anche Bolzano (già cinque volte prima, l’anno scorso era terza) e Udine, vincitrice dell’edizione 2023. Il territorio altoatesino viene spinto in seconda posizione dalle performance in «Affari e lavoro» e dai primati in alcuni importanti indicatori tra cui il quoziente di natalità (i nuovi nati ogni 1000 abitanti sono 8,4 contro i 6 della media nazionale). Udine, invece, è nella top 10 della classifica che misura la qualità di «Ambiente e servizi», terza per densità di impianti fotovoltaici.
La top 10 è tutta settentrionale e premia, come spesso accade nella “bilancia” dei 90 indicatori, piccole province come Bergamo (vincitrice nel 2024, ora al 5° posto), Treviso, Padova (che ritorna tra le teste di serie dopo 30 anni di assenza: era nona nel 1994) e Parma. E segna il ritorno all’apice della classifica generale anche delle grandi aree metropolitane come Bologna e Milano, rispettivamente al 4° e all’8° posto, in testa per «Demografia, società e salute», la prima e per «Ricchezza e consumi» e «Affari e lavoro» la seconda.

Le grandi città in risalita
Nel complesso, le città metropolitane registrano un miglioramento rispetto all’edizione 2024: solo due su 14, Bari e Catania, calano di posizione rispetto all’indagine dell’anno scorso, mentre altre due (Firenze, 36ª, e Messina, 91ª)risultano stabili. La competitività di questi territori sul piano degli affari e del lavoro, ma anche l’attrattività su quello degli studi e dell’offerta culturale, contribuiscono dunque a mitigare la presenza di disuguaglianze accentuate che rende queste aree più esposte alla polarizzazione interna.
A guidare la risalita con un avanzamento di 13 posizioni è Roma, che si piazza 46ª, mentre Genova sale di 11 gradini arrivando al 43° posto. In miglioramento anche le già citate Bologna, che rimane tra le prime dieci ma a +5 sul 2024, e Milano (+4). Torino sale di una posizione (57ª) .
La prima area metropolitana del Mezzogiorno, inteso nella sua accezione più ampia che comprende anche le isole, è Cagliari, che sale di cinque posizioni e si piazza 39ª, seguita da Bari (67ª, ma in calo di due posizioni), Messina (91ª), Catania (96ª, in calo però di 13 posizioni), Palermo (97ª)e Napoli (104ª) e Reggio Calabria, ultima per il secondo anno consecutivo

Il Sud in coda
Se, come detto, il vertice della classifica è un buon mix tra piccole province e aree metropolitane del Nord, per individuare il primo territorio meridionale bisogna tornare al 39° posto di Cagliari. Il dato conferma una spaccatura geografica che, in 36 edizioni della Qualità della vita, non ha accennato a sanarsi, nonostante i punti di forza del Sud nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile, e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che negli anni hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil dei territori in questione: le ultime 22 classificate, infatti, continuano a essere province meridionali.

I trend nazionali
Negli ultimi due anni l’Italia fotografata dai trend della Qualità della vita – dati medi nazionali, messi a confronto con quelli dell’anno precedente – è stata un Paese prima in fase di stallo, apparentemente indeciso sul dove andare e non solo sul come farlo, e poi spaccata da disuguaglianze sempre più marcate.
Dall’edizione 2025 dell’indagine sul benessere nei territori, invece, emerge il ritratto di un Paese che ci prova e, su alcuni fronti, registra una serie di miglioramenti: nelle retribuzioni, nota dolente anche nel confronto europeo; nell’occupazione; nella sostenibilità. Dati che non bastano a sanare gap strutturali né a invertire dinamiche complesse e radicate, ma segnano un primo passo.
Le grandi sfide, di fatto, rimangono tali e quali: l’invecchiamento della popolazione pesa su economia e sistema sociale; le difficoltà economiche in un Paese che da sempre conta molto sulle esportazioni, avendo fatto del made in Italy il proprio fiore all’occhiello, non mancano in un contesto globale complicato dalle questioni geopolitiche. La fiducia nel futuro, inoltre, è scarsa: lo dimostra la scarsa propensione a fare figli.
Indicatori di ricchezza in miglioramento, ma l’industria soffre
La selezione dei dati esaminati – relativi alle indagini 2024 e al 2025, ciascuna delle quali utilizza dati il più possibile aggiornati – abbraccia tutte le categorie della Qualità della vita e punta a dare conto del cambiamento in corso sia a livello nazionale sia territoriale.Nel giro di un anno sono migliorati alcuni degli indici legati alla ricchezza e al benessere economico degli italiani: le retribuzioni medie dei lavoratori dipendenti sono cresciute di 703 euro, passando da 20.328 a 21.032, con picchi di poco meno di 2.000 euro di aumento a Milano e, di contro, un calo a Vibo Valentia (ultima per variazione).
Nonostante – anche grazie all’assegno unico, introdotto nel 2022 e fotografato dall’Isee nel 2024 – sia calato il numero delle famiglie più povere (-7,5%), rimangono accesi i riflettori sulle forti disuguaglianze sociali, cui in parte è legato l’aumento delle denunce ogni 100mila abitanti (+51,6). Quasi contestualmente, sempre con Milano in testa, è salito lievemente anche il valore aggiunto pro capite, passato da una stima dei 33.500 euro della Qualità della vita del 2024 ai 34.400 dell’indagine pubblicata in queste pagine






