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4 Dicembre 2025 14:30

Marano (Rai, Confindustria Radio Tv) contro le Big tech: “Non investono sul territorio”

Intervenuto su Rtl 102.5, ha lanciato l'allarme: "Senza le antenne sui veicoli, saranno le grandi piattaforme a controllare ciò che potremo ascoltare"

“Le big tech non investono sul territorio. Da anni radio, tv e giornali subiscono un prelievo economico enorme da parte di piattaforme che operano senza assumersi responsabilità editoriali, tecnologiche e sociali”. È il grido d’allarme lanciato da Antonio Marano, consigliere d’amministrazione Rai, facente funzioni di presidente ed alla guida di Confindustria Radio Tv, intervenuto questa mattina su Rtl 102.5, ospite di “Non Stop News” con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi, Massimo Lo Nigro e Lucrezia Bernardo. Marano ha ribadito la richiesta dell’industria dell’informazione affinché Governo e Parlamento adottino politiche di tutela e un quadro normativo che ristabilisca condizioni di concorrenza eque tra editori e grandi piattaforme globali.

“Le piattaforme non pagano l’autostrada: prelievo enorme sull’informazione”

“Vorrei essere molto chiaro. Se oggi radio, tv, giornali e libri garantiscono informazione ai cittadini è grazie a un sistema costruito sull’articolo 21 della Costituzione. Ma tutto questo sta subendo un forte prelievo economico da parte delle big tech, che non investono sul territorio. È come competere con chi non paga autostrada, benzina, tecnologia distributiva e contenuti. Questo è il problema”. Il presidente di Confindustria Radio Tv e , ha ricordato che la questione riguarda “tutti i paesi europei, dove gli editori hanno alzato la voce”. In Italia, però, “c’è ancora scarsa consapevolezza politica della criticità del tema”.

Auto senza radio: “Così controlleranno ciò che i cittadini possono ascoltare”

Marano ha poi lanciato un allarme specifico per il settore radiofonico: “Le auto vengono costruite e importate senza radio a bordo. La mobilità è il primo punto di riferimento dell’ascolto radio. Se rimane solo il collegamento IP con il cellulare, saranno loro, le piattaforme, a controllare ciò che gli ascoltatori possono sentire”. Una dinamica che apre scenari di concentrazione del potere informativo: “Si rischia una povertà strutturale. L’Italia, come ha detto qualcuno più importante di me, rischia di diventare una colonia”.

Responsabilità dei contenuti: “Loro diffondono video di minori e violenze, noi veniamo sanzionati”

Marano ha poi puntato il dito sulla mancanza di responsabilità editoriale delle big tech: In poche parole la loro forza è distribuire contenuti senza una responsabilità giornalistica o direttiva. Hanno vantaggio economico, ma nessuna responsabilità civile, penale o editoriale. Alla fine questo è il vero grosso problema: loro non vogliono riconoscere praticamente di essere uguali a noi. Infatti questo sia chiaro. Come editori, non è che stiamo chiedendo contributi, stiamo chiedendo di poter essere agevolati. No, chiediamo che chi viene nel nostro paese, ma negli altri paesi d’Europa, si comporti e rispetti le regole che facciamo noi. Mentre loro possono tranquillamente mandare in onda filmati di violenza di minori e di qualsiasi genere e abbiamo assistito negli ultimi giorni, ma ne assistiamo ormai da mesi, di chi stupidamente fa dei filmati violenti verso altri ragazzi di bullismo e li manda praticamente su internet, senza nessuna responsabilità di chi li trasmette. Se lo fate voi, lo fa la RAI, lo fa qualsiasi emittente immediatamente viene sanzionato. Ecco, questa è un po’ la questione di quello che noi chiediamo: che anche loro rispettino le regole di quelle che sono le responsabilità civili, penali ed editoriali».

Lo scenario ideale: “Regole uguali per tutti”

Il punto centrale è riportare equilibrio nel sistema: “Lo scenario ideale è che si adeguino alle regole dell’editoria: responsabilità, giornalisti pagati, investimenti. Meta in Italia fattura 2 miliardi e 200 milioni e ha 24 dipendenti. Sono 24 famiglie. Significa che il loro è solo un modello di raccolta, non di investimento”.

Il nodo economico: “Il mercato pubblicitario della radio in Italia vale un terzo di Francia e Germania”

Il presidente di Confindustria Radio Tv ha evidenziato anche le distorsioni del mercato pubblicitario: «Faccio un esempio che riguarda il mondo della radiofonia. Gli ascolti in Italia della radio sono quasi identici a quelli di altri paesi. Parlo in percentuale, popolazione o valore di mercato, che sia Francia e Germania. La differenza qual è? Che il mercato italiano pubblicitariamente sul mondo della radiofonia è un terzo di Francia e Germania. Perché? Perché non vi è una tutela di quello che è il costo contato, che è la valorizzazione. Il fatto delle notizie false, delle fake news, il fatto che non avendo responsabilità creano notizie ma aggiungo, anche con l’intelligenza artificiale, perché io ho visto alcuni filmati dove si fa fatica a capire, anzi non è ben nulla chiaro come è costruito nel fattore reale. E questo è il grosso problema. Oggi l’informazione, ed ecco perché facciamo riferimento all’articolo 21, è uno dei capisaldi di ogni paese democratico. Ma qui stiamo falsificando la verità e la verità si tutela con la responsabilità. Se non c’è responsabilità, non sappiamo se è verità. E quindi la verità poi è il pluralismo. Io non dico che quello che dice lei, quello che dico io, quello che dice un altro è la verità, ma tante voci fanno un confronto. Il rischio invece, che è quello che è successo e lo stiamo vedendo in altre situazioni, il controllo diretto e uniforme di chi controlla certe piattaforme, diventa un valore politico, commerciale, di realizzazione culturale di intere generazioni. Non è una cosa secondaria.

Marano ha concluso sottolineando che l’allarme non riguarda solo il settore, ma la tenuta del sistema democratico: “È un tema difficile da comunicare, ma fondamentale. Il nostro compito è far capire che non è una disputa commerciale: è la difesa del pluralismo, della responsabilità e del diritto dei cittadini a un’informazione libera e trasparente”.

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