“Nelle scorse settimane ho presentato le dimissioni dall‘Associazione nazionale magistrati. Ho, progressivamente nel tempo, maturato questa decisione con molta amarezza. Non mi sento parte di un’associazione all’interno della quale continuano a trovare spazio logiche di appartenenza correntizia e di opportunità politica che non ho mai condiviso e che, in passato, anche da membro del Consiglio superiore della magistratura, ho cercato in tutti i modi di contrastare“. Così Antonino Di Matteo sostituto procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, già ex pm del processo “Trattativa Stato-Mafia”

“Continuerò a titolo personale come ho sempre fatto (anche quando l’ Anm preferiva restare silente) ad esprimere le mie opinioni e a denunciare pubblicamente il grave pericolo che le riforme degli ultimi anni (a partire dalla riforma Cartabia e fino all’ultimo progetto di revisione costituzionale che riguarda la separazione delle carriere) rappresentano, per la salvaguardia della indipendenza della magistratura, del principio di eguaglianza di tutti i cittadini innanzi alla legge, dell’efficacia dell’azione di contrasto alla criminalità e ad ogni forma di abuso nell’esercizio di pubblici poteri”. prosegue Di Matteo . L’accusa è un duro colpo mediatico per l’associazione di rappresentanza delle toghe in vista della campagna referendaria sulla separazione delle carriere, che nei prossimi mesi entrerà nella fase decisiva.

Negli ultimi tempi Di Matteo aveva espresso giudizi duri e netti nei confronti dell’Anm. Nel marzo scorso, intervenendo nel corso della presentazione del libro di Saverio Lodato “Cinquant’anni di mafia” al Teatro Golden di Palermo, il sostituto della Procura nazionale Antimafia aveva affermato: “Non mi sento rappresentato da una Anm che ha reso più debole e meno credibile agli occhi dei cittadini la magistratura italiana” riporta Live Sicilia .
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