L ’Inter perde malissimo la finale di Monaco di Baviera contro uno scintillante PSG in una nottata da incubo. Nerazzurri dominati e umiliati dai francesi che aprono le marcature con il classico gol dell’ex ( Hakimi ) e poi dilagano con la doppietta di Doué e le marcature di Kvaratskhelia e Mayulu. La Seconda finale persa in 3 anni per la squadra di Simone Inzaghi che chiude la stagione con “zero titoli” subendo una pesante sconfitta che entra nella storia: record con il peggior passivo in una finale. Un altro ko dopo quello di due anni fa con il Manchester City ad Istanbul.

Dai sogni di trionfo e rivincita rispetto all’occasione persa due anni fa, alla catastrofe di stasera a Monaco di Baviera: nella finale di Champions League, l’Inter è stata affondata dal Psg ad opera di un collettivo perfetto, assemblato da mister Luis Enrique. Il tecnico spagnolo ha messo a segno il “quadriplete”, in considerazione dei trionfi in Ligue 1, Coppa e Supercoppa di Francia ed esaudisce il sogno, anzi spegne l’ossessione Champions del patron qatariota Nasser Al-Khelaïfi, proprio nella prima stagione senza la superstar Kylian Mbappé, passato nei “blancos” del Real Madrid.
I 55.000 interisti presenti ieri a San Siro per assistere alla finale di Champions sul maxischermo installato sul primo anello arancio dello stadio Meazza di Milano non dimenticheranno neppure il dettaglio apparentemente più insignificante, ma più di tutto avranno per sempre in mente la frustrazione provata dopo i colpi del Psg e quel senso di impotenza emerso minuto dopo minuto in maniera sempre più forte osservando la squadra crollare sul più bello.
I nerazzurri vestiti di giallo in campo guidati da Simone Inzaghi, non sono mai entrati in partita e che restano senza trofei in mano dopo averli sfiorati praticamente tutti nell’arco della stagione appena terminata. Un finale davvero beffardo anche in considerazione di uno Scudetto perso al fotofinish nel duello col Napoli.

Tifosi nerazzurri arrivati da ovunque: Palermo, Napoli, Roma. Gente che per esserci si è fatta chilometri in aereo da Francoforte, Bruxelles o Lisbona, coerente con il coro simbolo: “Per tutti quei km che ho fatto per te…”. L’tmosfera è elettrica, le persone spingevano per entrare allo stadio offrendo la sensazione che Psg-Inter si stesse per giocare a San Siro. e non a Monaco di Baviera. Per l’occasione il Meazza è stato lasciato “mezzo” aperto, perché il maxischermo posto tra primo e secondo anello arancio occupa praticamente tutto il settore centrale. Gli interisti assipeati sugli spalti come se dovessero scendere in consente di capire e comprendre gli stati d’animo: qualcuno aveva grande fiducia, qualcuno invece paura.
Luis Enrique, la dedica alla figlia Xana
Luis Enrique ha dedicato la storica vittoria alla figlia Xana. «Lei è con me», le parole del tecnico del Psg che ha affrontato un lutto doloroso, perdendo la figlioletta di soli nove anni nel 2019. Durante la premiazione, il tecnico dei francesi ha indossato una maglietta con impressa l’immagine della prima Champions vinta alla guida del Barcellona con accanto la figlia. A margine della vittoria Luis Enrique ha indossato una maglia nera con al centro un disegno di lui e sua figlia (cartonizzati come il simbolo della fondazione) che piantano una bandiera del Psg nel terreno di gioco.

Chi è Luis Enrique
Nato a Gijon (Spagna) l’8 maggio 1970, Luis Enrique è un ex calciatore oggi allenatore del Psg. Nel ruolo di centrocampista, ha vestito la maglia della Nazionale, distinguendosi anche nei club spagnoli: dal 1991 al 1996 ha militato nel Real Madrid, conquistando un titolo di Liga, una Coppa del Re e una Supercoppa di Spagna. Successivamente, dal 1996 fino al 2004, ha giocato nel Barcellona, aggiudicandosi due campionati nazionali, due Coppe del Re, una Supercoppa di Spagna, oltre alla Coppa delle Coppe e alla Supercoppa UEFA
L’ esordio in panchina alla Roma
Arrivato a Roma grazie alla proprietà americana nell’estate 2011, la sua avventura nella Capitale è stata travagliata con un settimo posto che ha portato all’esonero appena dieci mesi dopo l’annuncio. al mercato arriva una rosa mista, con giovani promettenti e giocatori esperti. Il colpo più atteso è Bojan Krkic, pupillo di Luis Enrique e arrivato dal Barcellona con l’etichetta di “nuovo Messi”. Oltre a Bojan arrivano, tra gli altri, Lamela e Pjanic. L’avvio non è dei migliori con la prematura eliminazione ai preliminari di Europa League per mano dello Slovan Bratislava. In campionato la situazione non migliora con il tiki-taka imposto dal tecnico che non decolla e porta la Roma ad alcune brucianti sconfitte (Cagliari in casa o derby con la Lazio). Alla fine della stagione la Roma totalizza quattordici sconfitte in campionato con Luis Enrique che diventa bersaglio delle critiche della tifoseria e, anche per questo motivo, il tecnico ha optato per le dimissioni rinunciando a un anno di stipendio dopo non essere riuscito a far qualificare la Roma alle coppe europee

La carriera da allenatore
Dopo esperienze alla guida di club come la Roma, dal 2014 al 2017 ha guidato il Barcellona, conquistando un ricco palmarès che include il campionato spagnolo nel 2015 e 2016, la Coppa del Re in tre occasioni consecutive dal 2015 al 2017, la Champions League e la Supercoppa UEFA nel 2015, oltre alla Coppa del Mondo per club nello stesso anno. Tra il 2018 e il 2022, con una pausa dovuta a sue dimissioni, è stato commissario tecnico della nazionale spagnola. Dal 2023 siede sulla panchina del Paris Saint-Germain, con cui ha già vinto la Supercoppa francese nel 2023 e, nel 2024, sia la Coppa di Francia che il campionato nazionale.
Il tris di Doue ha convinto decine di persone a salutare lo stadio di San Siro in anticipo, il poker di Kvara centinaia. San Siro si svuota rapidamente già mezz’ora prima della fine della partita. Tanti restano, molti piangono, tutti dicono addio alla Champions nel modo più amaro possibile con il passivo peggiore in finale nella storia della competizione. Al fischio finale parte il fuggi-fuggi generale che svuota completamente San Siro in pochi istanti. Poteva essere una serata di gioia assoluta, si è trasformata nella più profonda delusione immaginabile