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3 Dicembre 2024 00:09

Inchiesta “dossieraggio”. I carabinieri:”Anche funzionari di Palazzo Chigi negli uffici di Equalize”

Nel documento finito agli atti dell'inchiesta milanese, i militari dell'Arma annotano: "Le conversazioni non sono state oggetto di sunto e trascrizione" . Le prime 41 delle 86 pagine sono annerite perchè contengono informazioni omissate

Sarebbe stato l’incontro in un bar del centro di Milano nell’estate 2022 tra l’ex poliziotto Carmine Gallo e un uomo legato alla criminalità organizzata, già indagato e pedinato dai Carabinieri del nucleo investigativo di Varese, a originare l’inchiesta della Dda di Milano e della Procura nazionale antimafia sul gruppo milanese legato alla società Equalize che avrebbe ‘bucato’ le banche dati strategiche delle forze dell’ordine per presunte attività di dossieraggio illecito. Si legge dall’informativa dei Carabinieri depositata tra gli atti d’inchiesta.

“Dalle attività tecniche su Omissis”, il presunto soggetto legato alla criminalità organizzata, “emergeva un’utenza telefonica Wind utilizzata da Carmine” ed “intestata fittiziamente” a una donna bielorussia. “L’identificazione certa ed incontrovertibile che ‘Carmine’ fosse Gallo Carmine” ad utilizzare il numero, “si avrà poi il 6 ottobre 2022 quando, in occasione dell’accesso per ragioni investigative agli uffici di via Pattari, sede della Equalize, veniva individuata nell’ufficio di Gallo Carmine la tessera originale Wind abbinata alla sim dell’utenza” intestata alla donna bielorussa.

l’avvocato Antonella Augimeri e Carmine Gallo

L ‘ex poliziotto Carmine Gallo (amministratore delegato dell’agenzia investigativa Equalize) agli arresti domiciliari per essere ritenuto a capo della centrale milanese che avrebbe ‘bucato’ le banche dati strategiche delle forze dell’ordine per presunte attività di dossieraggio illecito si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia con il gip di Milano, Fabrizio Filice, preferendo rendere delle brevi dichiarazioni spontanee,. “E’ un servitore dello Stato. Chiarirà la sua estraneità ai fatti contestati in un interrogatorio con il pm” ha dichiarato l’avvocato Antonella Augimeri uscendo il palazzo di giustizia di via Freguglia.

Carmine Gallo e Samuele Nunzio Calamucci

Carmine Gallo, l’ex super poliziotto ristretto ai domiciliari nell’inchiesta sui presunti dossieraggi, “dispone di un cripto-fonino con tecnologia israeliana“. E’ quanto scrivono i carabinieri di Varese in un’annotazione dell’ottobre del 2022, anticipata dal ‘Fatto Quotidiano‘, e visionata dall’AGI nella quale si dà conto anche della presenza di funzionari di Palazzo Chigi negli uffici di via Pattari, a pochi passi dal Duomo di Milano.

“Dall’inizio dell’attività tecnica si è già accertato che presso gli uffici della Equalize si sono già recati funzionari della Presidenza del Consiglio dei Ministri le cui conversazioni non sono state oggetto di sunto e trascrizione – è il passaggio riportato nell’ annotazione -. Tale evidenza pero’ dimostra l’entratura dei soggetti con i quali ci si sta approcciando e la ragnatela di conoscenze e contatti di cui dispongono allo stesso tempo si è accertato che gli stessi non hanno alcun ruolo organico con apparati di sicurezza nazionali”. Nelle 86 pagine del documento le prime 41 sono annerite, in quanto contenenti informazioni omissate.

Anche l’hacker informatico Samuele Nunzio Calamucci ha deciso, d’intesa con il suo difensore avvocato Paolo Simonetti, di avvalersi della stessa facoltà. L’uomo, considerato il braccio destro dell’ex poliziotto, è agli arresti domiciliari dal 25 ottobre con le accuse di far parte del gruppo di via Pattari 6 e di aver commesso i reati, tra gli altri, di associazione per delinquere finalizzata all’acceso abusivo di sistemi informatici, rivelazione di segreto d’ufficio e infiltrazioni illecite.

“Ribadiamo che il dottor Gallo non ha nessuna volontà di sottrarsi al contraddittorio con l’autorità giudiziaria. – hanno poi spiegato in una nota congiunta la stessa Augimeri e il collega Paolo Simonetti L’ esercizio del diritto al silenzio quale corollario del principio ‘Nemo tenetur se detegere’ risponde alla esigenza di poter instaurare un proficuo confronto con gli inquirenti solo in un momento storico in cui le parti processuali hanno piena cognizione di tutti gli atti. Il dottore Gallo ha già anticipato, con delle dichiarazioni spontanee, la sua intenzione di confrontarsi con i capi di incolpazione non appena avrà un quadro completo e chiaro delle attività inquirenti dalle quali vanno, in ogni caso, espunte notizie assolutamente infondate che sono circolate sui maggiori organi di stampa“.

Analoga linea difensiva, quella del silenzio davanti al gip, è stata adottata da Giulio Cornelli, il tecnico informatico ritenuto dalla procura di fare parte del gruppo di via Pattari 6. Il collega Massimiliano Camponovo, difeso dall’avvocato Roberto Pezzi, si è limitato, invece, a rendere dichiarazioni spontanee al gip Filice: “Ricevevo i dati e facevo i report. Ho capito che però dietro c’era qualcosa di oscuro e temo per la mia incolumità e quella della mia famiglia”, ha il tecnico informatico che si trova ristretto ai domiciliari dal 25 ottobre per “associazione per delinquere finalizzata all’acceso abusivo di sistemi informatici” e “rivelazione di segreto d’ufficio”.

Analoga linea difensiva del silenzio è stata adottata davanti al Gip, dal tecnico informatico Giulio Cornelli, ritenuto dalla Procura di Milano di fare parte del gruppo di via Pattari 6. Il collega Massimiliano Camponovo, difeso dall’avvocato Roberto Pezzi, si è limitato, invece, a rendere dichiarazioni spontanee al gip Filice: “Ricevevo i dati e facevo i report. Ho capito che però dietro c’era qualcosa di oscuro e temo per la mia incolumità e quella della mia famiglia“, ha sottolineato il tecnico informatico ai domiciliari dal 25 ottobre per associazione per delinquere finalizzata all’acceso abusivo di sistemi informatici e rivelazione di segreto d’ufficio.

Il poliziotto Marco Malerba ha ammesso di aver fatto dei controlli nella banca dati Sdi per contro del suo ex superiore Gallo. L’appartenente alle forze dell’ordine, assistito dall’avvocato Pietro Romano e sospeso dal servizio su ordine del giudice dallo scorso 25 ottobre , ha fatto parziali ammissioni nel corso dell’interrogatorio di garanzia: “Ci scambiavano i favori e non sono riuscito a dirgli di no” avrebbe detto. Ha infine scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere il maresciallo della Guardia di Finanza Giuliano Schiano in servizio alla Dia di Lecce, che dall’ufficio o addirittura dalla propria abitazione di Lizzanello, collegandosi dalla propria abitazione, avrebbe interrogato il sistema ministeriale per accedere allo Sdi per un numero di volte elevatissimo. Secondo l’ accusa quasi seimila volte. 

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