MENU
10 Dicembre 2025 01:38

Il primario dell’ ospedale Sant’Eugenio di Roma ai domiciliari accusato di corruzione

Nell'inchiesta che vede coinvolto il primario Roberto Palumbo ci sarebbero più di dieci indagati. Il gip: "Fatti gravi, primario controllava destinazione pazienti"

Il gip Paola Della Monica del Tribunale Penale di Roma ha disposto gli arresti domiciliari per Roberto Palumbo, primario del reparto Nefrologia e Dialisi dell’ospedale Sant’Eugenio, finito in carcere giovedì scorso, 4 dicembre, quando gli agenti della squadra mobile della Questura di Roma lo hanno fermato mentre riceveva una busta contenente 3mila euro in banconote da 50 e 100 euro dall’imprenditore Maurizio Terra.

Per l’imprenditore del settore delle cliniche private specializzate in dialisi il giudice ha confermato la misura dei domiciliari. Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe De Falco affiancato dal pm Gianfranco Gallo, ci sarebbero più di dieci indagati.

Il gip: “Primario controllava destinazione pazienti”

“L’imprenditore Maurizio Terra ha ammesso, con più trasparenza, le proprie responsabilità, ha fornito elementi atti a ricostruire compiutamente i fatti, ha mostrato, soprattutto all’udienza di convalida, di essere quasi sollevato dall’emersione della vicenda che, in qualche modo, gli ha consentito di sottrarsi a procedure e condotte necessarie per poter svolgere la propria attività ma vissute anche come imposizioni. Ha chiaramente detto che la titolarità formale del 60% delle quote gli è stata sostanzialmente imposta ed ha avuto uno sviluppo, nel tempo, da lui patito e, certamente, non voluto, non avendogli portato alcun vantaggio”. E’ quanto riportato nell’ordinanza con cui il gip di Roma Paola Della Monica ha disposto gli arresti domiciliari Nel provvedimento viene sottolineato come si tratti di “fatti gravi” per i quali si impone, “a tutela della collettività, un presidio cautelare”.

Anche Roberto Palumbo, scrive il Gip Della Monica , “ha reso dichiarazioni che, comunque, hanno permesso una più esatta ricostruzione dei fatti e, tuttavia, la sua condotta va valutata come più grave perché la contestazione consente di cogliere una costanza di comportamenti e, dunque, una pervicacia, significative di una personalità incline alla commissione di reati della specie di quello per cui si procede. Egli ha dichiarato di non essere interessato a mantenere il ruolo di direttore della struttura, ha dichiarato di voler lasciare il pubblico e, tuttavia, da anni, mantiene la sua posizione di potere e continua e lavorare nella struttura pubblica”. Per il giudice “può dirsi accertato che Palumbo avesse un controllo della destinazione dei pazienti verso i vari centri e li indirizzasse in modo da raggiungere il massimale consentito verso Dilaeur, struttura del quale egli ha, di fatto il 60% delle quote”.

“A noi che ce frega dei pazienti”

Pazienti fragili trattati come merce di scambio, pur garantendo prestazioni adeguate. “Tanto a noi de ’na paziente che ce ne frega, il posto in dialisi ce l’ha, sta comunque in un ospedale. Se se trova male, è un problema suo” diceva intercettata la dottoressa del Sant’Eugenio Paola Tatangelo, che gestisce il raccordo tra ospedale e centri di dialisi. Negli atti si legge che seguiva “l’invio dei pazienti e il percorso clinico”.

Invio”: come fossero pacchi. “Le diciamo che qui non abbiamo posto… però abbiamo i nostri centri, la faccio contattare dalla responsabile”, diceva Roberto Palumbo, il primario dell’unità operativa complessa di nefrologia e dialisi dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma, l’uomo al centro delle indagini della squadra mobile. L’inchiesta ha svelato come i diritti delle strutture private diventassero privilegi elargiti a chi era disposto a pagare. Le funzioni pubbliche, piegate ai privati. “Tu ora mi riscriverai tutti i posti che non mi sono ancora venduto”, si legge in una delle intercettazioni attribuite a Palumbo. I pazienti venivano così “inviati” alle cliniche “amiche”. Chiaramente non certo secondo criteri di vicinanza al domicilio del paziente. “Diamo priorità a quelli un po’ più vicini a noi, con cui collaboriamo quotidianamente, no?” era la logica di Palumbo.

Le indagini durate un anno hanno portato all’arresto in flagranza

Giovedì scorso, gli agenti della Squadra Mobile guidata dal dirigente Pititto hanno fermato i due uomini in flagranza nel momento in cui Palumbo aveva ricevuto una busta da Terra contenente 3mila euro in banconote da 50 e 100 euro: lo scambio è avvenuto nell’auto del primario nelle vicinanze della sede della Regione Lazio sulla Cristoforo Colombo .

I due arresti si inseriscono in una più ampia indagine andava avanti da circa un anno condotta dalla sezione anticorruzione della Squadra Mobile della Polizia di Stato sull’ipotesi di corruzione relativa alla gestione dei pazienti in dialisi. Secondo chi indaga infatti una volta dimessi, i pazienti sarebbero stati indirizzati verso le strutture riconducibili a Terra in cambio di “benefit”. Dopo l’arresto gli agenti hanno effettuato delle perquisizioni e sono stati sequestrati i telefoni degli indagati. Palumbo è stato quindi associato al carcere romano, con l’accusa di corruzione, mentre Terra è stato subito posto agli arresti domiciliari. 

Secondo l’ipotesi investigativa, il medico, in cambio di denaro contante e altre utilità ricevuti dagli imprenditori dei centri dialisi compiacenti, sfruttando la propria posizione quale dirigente dell’Unità Operativa Complessa del Sant’Eugenio, smistava i pazienti nelle cliniche di suo interesse, anche attraverso disposizioni al proprio staff affinché i pazienti venissero indirizzati o comunque convinti ad effettuare la dialisi esclusivamente presso le cliniche nelle quali aveva diretti o indiretti interessi.

Secondo gli inquirenti parte dei pagamenti illeciti legati al rapporto corruttivo, sarebbero stati convogliati attraverso fatture per operazioni inesistenti, emesse da una società ‘schermo’ che aveva come oggetto sociale lo svolgimento di attività di consulenza, costituita ad hoc attraverso un prestanome e nella quale formalmente il primario non avrebbe rivestito alcuna carica sociale né avrebbe detenuto partecipazioni.

Un pizzino trovato dagli investigatori della squadra mobile dentro la sede della società Omnia 2025 srl, la società fantasma gestita da un ragioniere del Tuscolano, racconta il giro d’affari messo in piedi dal primario dell’Unità operativa complessa di nefrologia e dialisi del Sant’Eugenio Roberto Palumbo (ora sospeso dalla Asl Roma 2) e dell’imprenditore Maurizio Terra, amministratore unico della Dialeur: “Ogni mese tremila k (euro, ndr) – è annotato sul foglio sequestrato dall’anticorruzione – poi li riprendo da utili netti”. Si tratta della stessa somma che Palumbo e Terra, si scambiano in auto venerdì 5 dicembre in via Rosa Raimondi Garibaldi, al quartiere romano Garbatella.

L’ arresto in flagranza

Venerdì scorso il primario arriva alle 13.10 a bordo di una Smart in largo Fochetti, dove si è dato appuntamento con Sara, una collega (non è indagata) medico chirurgo della Nefrologia del Sant’Eugenio . I due dopo mezz’ora alle 13.40 si siedono nella sala del bistrot la Bottega di Merlino, in via Oderico da Pordenone. Anche l’imprenditore Terra arriva in zona. Alle 13 l’imprenditore esce dalla sede della Dialeur e raggiunge il ristorante all’Antica Torretta in via Cristoforo Colombo, dove si incontra con Carmine De Cicco, un nefrologo della clinica Madonna della Fiducia e con Annalisa Maria Valeria Pipicelli la direttrice sanitaria della Dialeur , entrambi indagati.

Dopodiché i tre si dirigono verso il centro congressi in via Cristoforo Colombo per un convegno. Alle 14.10 Palumbo e la collega arrivano in largo Fochetti. Parcheggiano la Smart davanti all’Hotel Caravel e raggiungono Terra e gli altri nel centro al civico accanto. Escono alle 17.55 ed entrano al Caravel per bere un aperitivo. Alle 19, finiti gli argomenti di conversazione, Terra si infila nella Smart di Palumbo, entrambi ignari che gli investigatori della Mobile coordinati dal dirigente Roberto Giuseppe Pititto li seguono, vedono e fotografano tutto.

Il primario, al volante della Smart, percorre il parcheggio contromano, raggiunge il vicino distributore di benzina e saluta l’imprenditore. Nel frattempo, Terra ha già infilato nel vano portaoggetti la busta con i tremila euro preparati dal ragioniere Germani, intestatario della Omnia 2025, la società cartiera-fantasma con uffici a poca distanza da piazza Re di Roma creata da Terra e Palumbo per giustificare i traffici di denaro legati ai pazienti in dialisi. A questo punto l’imprenditore Terra sale sulla sua macchina, venendo fermato un attimo più tardi degli investigatori dell’anticorruzione che hanno assistito allo scambio della mazzetta. Analoga operazione viene effettuata con Palumbo, che spontaneamente consegnerà i tremila euro appena incassati suddivisi in 56 banconote da 50 euro e due da cento euro.

Secondo l’accusa la somma sequestrata corrisponde al compenso che Palumbo pretenderebbe per mandare un paziente in lista d’attesa al Sant’Eugenio a fare la dialisi in un centro del privato convenzionato. Così facendo il primario incassa soldi sottobanco e i titolari delle cliniche, a fronte di un servizio regolarmente garantito, a loro volta possono richiedere i lauti rimborsi dalla Asl.

La Regione Lazio si costituirà parte civile

“E’ una cosa orribile quella che è stata scoperta”. con queste parole il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, commenta l’inchiesta che ha portato all’arresto del primario di Nefrologia, confermando la sospensione immediata del primario e annuncia verifiche sulle strutture coinvolte “per eventuali sospensioni dell’accreditamento” nei confronti dei centri che dovessero risultare collegati agli indagati. “Bisogna muoversi secondo i passi giuridicamente corretti e senza compromettere il diritto alla salute – dice RoccaChiudere dall’oggi al domani un centro dialisi significherebbe costringere i pazienti a spostarsi. Saremo senza sconti per nessuno, ma senza mettere a rischio i cittadini“.

Rocca chiarisce che l’eventuale prosecuzione dell’attività dei centri coinvolti dipenderà anche dalle decisioni della magistratura: “Se interviene un amministratore giudiziario si può continuare, altrimenti con chi inquina la pubblica amministrazione non si possono avere rapporti”. Alla domanda se la Regione si costituirà parte civile, Rocca risponde senza esitazione alcuna: “Ovviamente sì. Se ci sarà un processo ci saremo sicuramente: la Asl al 100%, e la Regione Lazio attraverso la Asl o direttamente – sarà presente




TAGS

Sostieni ilcorrieredelgiorno.it: il tuo contributo è fondamentale

Il tuo sostegno ci aiuta a garantire la nostra informazione libera ed indipendente e ci consente di continuare a fornire un giornalismo online al servizio dei lettori, senza padroni e padrini. Il tuo contributo è fondamentale per la nostra libertà.

Grazie, Antonello de Gennaro

Articoli Correlati

All'opposizione servirebbe più una disputa vera che una finta unità
Il Gruppo Mediaset acquisisce Radio Norba
L’offerta di Leonardo Maria Del Vecchio per Gedi respinta da Elkann: "140 milioni e sono pronto a rilanciare"
Supermedia YouTrend: cala FdI, recupera terreno il centrosinistra
Fini ad Atreju: “Mio errore sciogliere An, Meloni ha ricostruito questa comunità”
Ufficializza la trattativa esclusiva per la cessione di Gedi ai greci del Gruppo Antenna
Cerca
Archivi
Il primario dell' ospedale Sant'Eugenio di Roma ai domiciliari accusato di corruzione
All'opposizione servirebbe più una disputa vera che una finta unità
Il Gruppo Mediaset acquisisce Radio Norba
L’offerta di Leonardo Maria Del Vecchio per Gedi respinta da Elkann: "140 milioni e sono pronto a rilanciare"
Supermedia YouTrend: cala FdI, recupera terreno il centrosinistra

Cerca nel sito