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29 Marzo 2024 15:55
29 Marzo 2024 15:55

Il diktat del Viminale nella circolare dal 7 agosto ai Comuni: “Autovelox, stop all’uso per fare cassa”.

Le somme incassate con le sanzioni vanno reinvestite in interventi finalizzati a migliorare la sicurezza stradale. Adesso spetterà ai Prefetti imporre ai Comuni e Province di adeguarsi quanto prima al rispetto delle norme, onde evitare che vengano comminate sanzioni laddove non sono indispensabili e al solo scopo di fare cassa

ROMA –  Il ministero dell’Interno dopo le direttive emanate a luglio, il 7 agosto scorso , ha messo ulteriori paletti con una circolare, all’utilizzo indiscriminato, incontrollato ed ingiustificato di autovelox. Da oggi tutte le forze dell’ordine che disattenderanno le disposizioni ministeriali, andando oltre l’ambito di applicazione delle norme, commetteranno il reato di abuso d’ufficio ed i verbali potranno essere annullati presentando ricorso al Prefetto o al Giudice di Pace. In poche parole, Niente più autovelox per fare “cassa”.

La circolare emanata lo scorso 7 agosto (n. 300/A/6045/17/144/520/3) segue di pochi giorni la direttiva emanata dal Ministero dell’Interno e sono entrambe interpretative del Decreto Ministeriale 282 del 13 giugno 2017 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del  21 luglio 2017. Finalmente viene fatta chiarezza che anche quando vengono posizionati autovelox non fissi, cioè quando i controlli sono occasionali, gli agenti devono posizionare a terra, cartelli di avviso e segnalazione del controllo in atto per poi rimuoverli al termine del servizio, anche se ci sono già cartelli fissi, e viene disposta anche una verifica dell’attualità dei cartelli fissi così come vengono fissate le distanze minime del cartello dalla postazione e viene ribadito che accanto all’autovelox devono essere ben visibili gli agenti in divisa. Viene introdotto poi l’obbligo di taratura dei macchinari e di verifica iniziale e periodica sul funzionamento.

I radar stradali sinora sono stati usati per garantire alle esauste casse municipali i più facili incassi. A Milano, Roma, Bologna, Torino, ma anche in tante altre città medie e piccole, giunte comunali e comandi dei vigili dall’inizio di quest’anno hanno drasticamente fatto lievitare il ricorso agli strumenti per il controllo automatico della velocità. Questi alcuni dei dati raccolti: a Roma il 14 maggio sono stati installati 7 autovelox a rotazione nelle vie più strategiche: al 27 maggio le multe erano già 4.095, cioè 273 al giorno, per una media potenziale di svariate decine di migliaia di euro al dì. A Milano il 10 marzo sono stati attivati 7 nuovi radar fissi su altrettante strade a scorrimento veloce (in realtà strade semiperiferiche a 4 corsie, che le auto normalmente percorrono a velocità più elevata di quella consentita) e soltanto nella prima settimana sono state rilevate 64.205 infrazioni, cioè 9.172 al giorno. Sempre a Milano 4 automobilisti su 10 superavano di oltre 10 chilometri orari il limite dei 50 all’ora, e pertanto dovranno pagare una multa tra 168 e 674 euro.

In città, ormai, il 70% delle contravvenzioni stradali viene rilevato da occhi elettronici. Panorama segnala inoltre che nuovi autovelox e radar di vario genere sono stati recentemente installati o sono in via di collocamento in decine di comuni italiani: Mestre, Padova, Bergamo, Caorso, Piacenza, Cremona, Riccione, Terracina, Taranto, Otranto, Cagliari e numerosi altri.

Il Decreto e le precedenti direttive prevedevano già  limiti e criteri per l’installazione di autovelox, ribadendo e precisando che le somme incassate con le sanzioni vanno reinvestiti in interventi finalizzati a migliorare la sicurezza stradale. Si è posto anche l’accento sulle strade a maggior rischio ed incidenza di incidenti e responsabilizza i controllori, invitandoli ad avere tolleranza zero rispetto ad infrazioni apparentemente minime ma sostanzialmente causa della maggior parte degli incidenti, come mancato utilizzo delle cinture di sicurezza specie posteriori, dei seggiolini per i bambini, e guida in stato di ebbrezza.

Adesso spetterà ai Prefetti imporre ai Comuni e Province di adeguarsi quanto prima al rispetto delle norme, onde evitare che vengano comminate sanzioni laddove non sono indispensabili e al solo scopo di fare cassa e vengano, invece, trascurati pericoli, imprudenze e leggerezze laddove diventano discriminanti per tutelare l’incolumità pubblica.

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