di Aldo Grasso*
Nei talk show è apparsa una nuova figura, quella del suggeritore: «apparire» forse non è il verbo esatto perché, come tutti i suggeritori, anche quello da talk show sta nascosto, comunica con lo smartphone. Da tempo mi chiedevo perché molti ospiti dei talk show consultassero il telefonino, forse spinti dall’ansia delle ultime notizie. Invece no.
La figura del suggeritore è apparsa in maniera clamorosa nel corso della trasmissione DiMartedì, durante la quale Nicola Gratteri (procuratore di Napoli) ha letto una frase di Giovanni Falcone per sostenere il «No» alla separazione delle carriere dei magistrati. Peccato che lo abbia fatto leggendo una falsa citazione che gira sul web. A sua discolpa, Gratteri ha poi sostenuto che la citazione gli era stata «mandata da persone serie», «persone autorevoli dell’informazione».

Sere fa, mi è capitato di assistere a un’intemerata di Giovanni Donzelli su Rete4, al termine della quale ha subito compulsato il suo smartphone alla ricerca di qualcosa. Forse di un consenso, forse di un rimprovero, non è dato saperlo. Quello che è certo è che dall’altra parte c’era un suggeritore (chiamiamolo così, per convenzione).
Storicamente, nel teatro di prosa, di rivista o d’opera, il suggeritore è la persona incaricata di «suggerire» le battute agli attori, con un volume di voce tale da non essere udito dagli spettatori. Dà agli attori la sicurezza di una rete di protezione, soprattutto quando la memorizzazione è incerta (personalmente ne avrei sempre bisogno). Comunica da un’apertura praticata al centro della ribalta, detta buca del suggeritore, protetta da un cupolino detto gobbo (ecco perché in tv il testo scritto nelle mani dell’assistente di studio si chiama gobbo).
Il suggeritore da talk show ha altri compiti, non facili, non essendoci copione: indicare argomenti o risposte, incoraggiare l’ospite, fornire consigli, idee o strategie con il linguaggio secco da social. Quando con noncuranza un ospite dei talk show consulta il suo telefonino sappiate che dall’altra parte c’è un angelo custode. A volte, com’è successo a Gratteri, era un diavolo travestito da «persona autorevole dell’informazione».





