MENU
17 Ottobre 2025 00:26

Eni-Nigeria, la Corte di appello di Brescia conferma la condanna a 8 mesi a pm De Pasquale e Spadaro

I due magistrati rispondono delle accuse di non avere depositato nel procedimento Eni-Nigeria atti favorevoli alle difese , che si è concluso con assoluzioni perché il fatto non sussiste.

La Corte d’appello di Brescia presieduta dal giudice Anna Dalla Libera ha confermato oggi la condanna di primo grado a otto mesi per “rifiuto d’ufficio” nei confronti dei due pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro. Secondo la sentenza di primo grado i due magistrati non hanno depositato, nel febbraio-marzo 2021, atti favorevoli, segnalati dal pm Paolo Storari, agli avvocati difensori nel processo Eni-Nigeria. Il processo, per corruzione internazionale si è concluso con tutti assolti perché il fatto non sussiste. “Non ci credo. Mi dispiace, ma non ci credo“, è stato il commento dell’avvocato Massimo Dinoia che difende entrambi i pm di Milano alla sbarra. La Corte d’appello come chiesto dal Pg in aula In parziale riforma della sentenza appellata, ha limitato al danno morale la condanna degli imputati pur mantenendo la pena di otto mesi.

Nelle motivazioni della condanna in primo grado si leggeva di fatti di oggettiva gravità”. Secondo i giudici infatti un magistrato, anche se rappresenta l’accusa, “ha il dovere di svolgere accertamenti anche su fatti e circostanze favorevoli alla persona indagata”, e di mettere a disposizione della difesa quanto ha scoperto.

Gli atti favorevoli all’ Eni nel processo per corruzione internazionale erano in particolare le chat false, ritrovate nel telefono dell’ex dirigente Eni Vincenzo Armanna, il “grande accusatore” dell’inchiesta. Tra i mancati depositi, anche i documenti che mostravano come tra Armanna e lo 007 nigeriano che avrebbe dovuto confermare le accuse del primo, ci fosse in realtà un pagamento da 50 mila dollari. Secondo la difesa, non esiste una norma che obbligasse De Pasquale e Spadaro a depositare alle difese le “prove” di Paolo Storari.

Nelle motivazioni della condanna in primo grado si leggeva di fatti di oggettiva gravità”. Secondo i giudici bresciani infatti un magistrato, anche se rappresenta l’accusa, “ha il dovere di svolgere accertamenti anche su fatti e circostanze favorevoli alla persona indagata”, e di mettere a disposizione della difesa quanto ha scoperto.

TAGS

Sostieni ilcorrieredelgiorno.it: il tuo contributo è fondamentale

Il tuo sostegno ci aiuta a garantire la nostra informazione libera ed indipendente e ci consente di continuare a fornire un giornalismo online al servizio dei lettori, senza padroni e padrini. Il tuo contributo è fondamentale per la nostra libertà.

Grazie, Antonello de Gennaro

Articoli Correlati

Assegno di inclusione non-stop per 750 mila famiglie
Gianluca Soncin resta in carcere per l'omicidio di Pamela Genini: "Premeditazione e crudeltà"
Milano, uccide la compagna con 24 coltellate sul balcone di casa 
Un secolo di Intelligence italiana: da 100 anni al servizio del Paese
Esplode un casolare durante uno sgombero: morti tre carabinieri. Funerali di Stato e lutto nazionale
Crollo Ponte Morandi a Genova : il pm chiede 18 anni e 6 mesi di carcere per l'ex ad di Autostrade Castellucci
Cerca
Archivi
Assegno di inclusione non-stop per 750 mila famiglie
Eni-Nigeria, la Corte di appello di Brescia conferma la condanna a 8 mesi a pm De Pasquale e Spadaro
Gianluca Soncin resta in carcere per l'omicidio di Pamela Genini: "Premeditazione e crudeltà"
Milano, uccide la compagna con 24 coltellate sul balcone di casa 
Un secolo di Intelligence italiana: da 100 anni al servizio del Paese

Cerca nel sito